‘Finalmente l’alba’, tra estetica e bellezza: la recensione del film di Costanzo
Saverio Costanzo ci parla anche di cinema attraverso il... cinema. Il film presentato in anteprima alla scorsa edizione del Festival di Venezia è ora disponibile su Sky
La recensione di Finalmente l’alba di Saverio Costanzo.
Il film, che vanta un cast internazionale, è prodotto da Wildside e Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution. Dopo l’uscita nelle sale lo scorso febbraio, il film è ora disponibile in esclusiva su Sky.
Il cinema nel cinema, che si trasforma, che lo sviscera e che lo critica anche, dove necessario.
Prima della recensione, la trama di Finalmente l’alba
Finalmente l’alba è il viaggio lungo una notte della giovane Mimosa che, nella Cinecittà degli anni Cinquanta, diventa la protagonista di ore per lei memorabili. Una notte che da ragazza la trasformerà in donna. (Fonte: La Biennale)
La recensione di Finalmente l’alba
Un po’ La dolce vita un po’ Babylon e un po’ L’amica geniale. Il giusto equilibrio tra questi (e altri titoli) dà vita al nuovo film firmato da Saverio Costanzo. Un film di formazione, un film di crescita e di critica.
Tutto inizia con immagini in bianco e nero, durante la seconda guerra mondiale. Una donna si sacrifica per salvare la figlia ebrea di amici che viene poi portata in salvo da un giovane militare americano. Sulla possente scalinata di Piazza di Spagna cala il sipario e si scopre che si tratta di un film. Ma è un film esemplificativo di quello che sarà poi lo stesso Finalmente l’alba che, già dal titolo, conferisce speranza ai personaggi e al pubblico.
Quella scalinata, così imponente e allo stesso tempo vuota sarà fondamentale nel percorso di crescita di Mimosa, così come le tantissime altre scale (fisiche e metaforiche) che si troverà a dover oltrepassare. Anche quelle per cercare la star Josephine Esperanto e riuscire a starle al passo, salvo poi capire che quello che sta cercando è davanti a sé.
E sempre quelle scale sono il tramite utilizzato per collegare la visione falsa di Mimosa a quella reale dello spettatore.
L’estetica della bellezza
A colpire del film di Costanzo è poi anche e soprattutto l’attenzione alla bellezza. Una bellezza che non è solo quella ammaliante di Lily James nei panni della perfettaJosephine Esperanto che a sua volta interpreta una sovrana egizia che con un solo sguardo è in grado di dettare legge. Non è nemmeno quella più giovanile di Joe Keery che sveste i panni del noto e amato Steve di Stranger Things per diventare Sean Lockwood, l’ombra di un’attrice che lo usa soltanto come divertimento. E nemmeno quella della giovane, ma promettente protagonista Rebecca Antonaci nei panni della Mimosa con la pelle di porcellana.
Il regista disegna una bellezza che va oltre. Guida lo spettatore all’interno del concetto di bellezza e di estetica della bellezza. Dalle sempre perfette inquadrature all’interrogarsi su quale sia il concetto stesso di bello e cosa comporti.
Josephine Esperanto sembra essere colei che incarna alla perfezione questa definizione. Bella, ammaliante, bravissima. Addirittura in grado di decidere sulla vita e sul destino degli altri. Ma niente sembra potere di fronte alla naturalezza e all’essere sé stessi.
Lo specchio dell’anima
Sé stessa. Essere sé stessa. È questo che fa e che colpisce di Mimosa. Il suo essere semplice è ciò che ammalia e fa ingelosire la celebre star osannata da tutti, ciò che sembra quasi far innamorare l’attore messo, però, sempre in ombra dalla collega. Ma è anche ciò che la stessa Mimosa non riesce a sfruttare. Lei, così persa e incantata ad ammirare la sorella, non si accorge del mondo che le sta intorno e si lascia convincere a sposare Angelo, (im)perfetto contraltare. Incurante di chi le sta intorno, riesce, con la sua ingenuità, a scavalcare la concorrenza e arrivare dove altri e altre, prima di lei, avevano fallito.
Se tutto questo appare evidente, seppur in maniera metaforica, a mostrarlo concretamente ci pensa lo specchio. Uno specchio e un riflesso dal quale la giovane protagonista fugge costantemente, ma nel quale è costretta a imbattersi se vuole essere in grado di superare l’apparentemente invalicabile barriera che la separa dal mondo.
La recensione di Finalmente l’alba: il cinema che parla di cinema
Ma tutti i tasselli del film di Costanzo vanno a incastrarsi perfettamente per parlare di una cosa nello specifico. Una cosa che va al di là della crescita e della bellezza: il cinema.
Non a caso la storia è ambientata nella Cinecittà degli anni Cinquanta. E fin da subito è Mimosa a far comprendere agli altri che cos’è davvero il cinema.
Lei è la sorella più brutta e sfortunata, ma è anche quella più attenta. L’unica in grado di dare una lettura autentica e vera al film visto con la mamma e la sorella. Quello che per loro è un passatempo o, quando si presenta l’occasione, un modo per riuscire a ottenere qualcosa, per Mimosa è uno specchio verso il mondo. Quel mondo che cerca disperatamente di raggiungere, ma che considera lontano. Almeno fino a che non farà l’incontro che le cambierà la vita.
Quello stesso cinema che, come detto, è per noi spettatori pura finzione e per i personaggi apparente realtà.
Una critica, ma anche una riflessione nei confronti della settima arte. Un cinema che, se all’inizio è come tutti i film italiani, dopo diventa incarnazione dell’essenza dell’estetica.
La poesia senza parole
Tutto parte e si conclude con una festa. Una festa alla quale è condotta, seppur controvoglia, la protagonista. E una festa dove, oltre a incontrare attori, registi e persone dello spettacolo, Mimosa conosce anche tante maschere. Quelle dietro le quali si nasconde praticamente chiunque.
La maschera dell’attore che uomini e donne indossano per dare vita ai propri personaggi, ma anche la maschera che fanno indossare a Mimosa trasformandola in Sandy. Una trasformazione in grado di dare vita a un momento che è al contempo realtà e ironia.
E ancora le maschere indossate da quelle che alla giovane sembrano brave persone, ma che in realtà sono ben altro. Senza dimenticare la maschera da diva.
E poi, naturalmente, quella che va indossata per guardare, con la fierezza di un leone, questo film.
I due registi Fabio e Damiano D’Innocenzo raccontano della loro nuova miniserie ‘Dostoevskij’
Finalmente l'alba
Anno: 2023
Durata: 140'
Genere: Drammatico
Nazionalita: Italia
Regia: Saverio Costanzo
Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers