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Biennale del Cinema di Venezia

‘D’Argent ed de sang’ Xavier Giannoli torna Fuori concorso a Venezia

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of money and blood

Xavier Giannoli presenta fuori concorso a Venezia D’Argent ed de sang 

Vincent Lindon è il protagonista della miniserie in dodici puntate tratta la romanzo D’argent et de sang di Fabrice Arfi.

Scritta dal regista con Jean-Baptiste Delafon è prodotta da Curiosa Films di Olivier Delbosc, Emilien Bignon, Christine de Jekel.

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Completano il cast Niels Schneider, Ramzy Bedia, Judith Chemla, David Ayala e Olga Kurylenko. La distribuzione è di Canal+.

 

La trama

La storia della truffa del secolo avvenuta nel 2009. Miliardi vanno in cenere nel mercato delle nuove “quote di emissione di carbonio”, inventate per combattere l’inquinamento. Un gruppo di furfanti da quattro soldi di Belleville si unisce a un trader altolocato per mettere in atto un raggiro epocale. Questo succede quando il “capitalismo da casinò” si scontra frontalmente con la politica, quando si scatenano passioni umane che vanno ben oltre la semplice cupidigia.

D’Argent ed de sang una miniserie diretta da Xavier Giannoli 

 

Xavier Giannioli, classe 1972, non è nuovo alla Mostra del cinema di Venezia.
A Venezia arriva nel 2012 con Superstar,  Marguerite (2015),premiato ai César assieme all’attrice protagonista Catherine Frot, Illusioni perdute (2021) dal capolavoro di Honoré de BalzacLa Commedia umana. 

Il suo debutto è  nel 1993 con una serie di cortometraggi, inediti in Italia, vincendo nel 1998 con L’Interview, la Palma d’oro e il Premio César per il miglior cortometraggio.
Nel 2003 è l’esordio con il lungometraggio Corpi impazienti, a cui segue nel 2005 Une aventure, l’anno dopo la commedia romantica A modo mio con protagonisti Gérard Depardieu e Cécile De France e nel 2007  À l’origine, presentato a Cannes.
Vincent Lindon è l’interprete di L’apparizione, uscito nel 2018.

Sulla miniserie afferma :«Volevo mettere insieme il genere thriller con uno studio della morale, un’indagine ambientale e un viaggio spirituale. Un affresco che include varie classi sociali, dagli strati elevati ai furfanti da quattro soldi, da Wall Street ai casinò di Manila. Tra i pezzi di questo puzzle scorre un’energia affascinante. Decadenza e gioco d’azzardo sono ottimi materiali filmici, ma volevo proiettare un’ombra su di essi: un investigatore ossessivo alla ricerca della verità. La macchina da presa si muove tra la fascinazione estetica del male e l’interesse a lottare per la società. Volevo ritrarre lo stato del mondo e le sue contraddizioni, evitando la complicità voyeuristica o la semplificazione morale.»

 

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