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M.A.R.C.O.

La nuova opera di Alexander Cimini, Miglior Film Italiano al RIFF 2012

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Anno: 2010

Distribuzione: Officine UBU

Durata: 78′

Genere: Drammatico

Nazionalità: Italia

Regia: Alexander Cimini

Una voce dura, calda ma insistente colpisce senza sosta gli occhi affranti di Filippo. La sua bocca limita le parole, ma il suo sguardo tradisce l’immensità di chi vorrebbe esprimere tutto con accurata minuzia, ma non trova le giuste parole e forme. Eppure lui ama scrivere, riesce a trovare sempre le giuste parole per dare voce a ciò che vede; ora, in questo esatto momento, la sua forza nel raccontare cede il passo alle emozioni e i suoi occhi filtrano immagini non più ripercorribili. Le parole di Filippo, liberate con dolore, racchiudono il racconto affiatato di un gruppo di ragazzi adolescenti e la storia di Marco che, in virtù di un guadagno facile, scende a compromessi con chi vive senza provare scrupoli e commette gesti irreparabili.

M.A.R.C.O., la nuova opera di Alexander Cimini, snocciola con assoluta naturalezza, tramite un gioco di flashback e flashforward, l’avventura disastrosa di un ragazzo, Marco, che, per desiderio di indipendenza e di grandezza, si sgancia dalla famiglia e dai consigli degli amici per osare nel mondo corrotto della droga e dei traffici illeciti, il cui guadagno facile porta con sé anche alti rischi e spesso scelte fatali.

Filippo e Marco sono due fratelli, due ragazzi, molto diversi, ma legati in maniera indissolubile da un profondo amore, che Filippo dimostra con sguardi invisibili e parole scritte, mentre Marco lo esprime con una protezione costante, che talvolta si trasforma in azioni forti e squilibrate. Sono solari e socievoli, amano i loro amici con cui trascorrono buona parte del loro tempo, trastullandosi in divertimenti spiccioli e in momenti sacri, come la lettura dei racconti che Filippo ama scrivere. È un incidente, sia concreto che psicologico, ad alterare una tale armonia, sottraendo al gruppo di amici il carismatico Marco che comincerà a dedicare il suo tempo al traffico illecito di stupefacenti. Cimini con questa storia espone  la realtà difficile del nostro paese che spesso spezza vite giovani ed innocenti. Attraverso una descrizione esemplare, in cui le dinamiche degli amici e della famiglia perdono la presa sul carattere esuberante di Marco, il regista porta sullo schermo la cruda e dura realtà di molti giovani che si arrendono ai sacrifici dettati dallo studio per intraprendere vie più lucrative.

Seppur esasperata sotto alcuni punti di vista, la storia esibisce davanti ai nostri occhi una critica tagliente verso la società italiana e moderna, le cui scelte politiche riducono sempre di più le possibilità per i giovani, che spesso si lasciano attrarre da chimere per infrangere l’impasse in cui ristagnano.

Il tema della tossicodipendenza è descritto in maniera compiuta dal rapporto insano e deleterio che il protagonista intesse con Marta, una ragazza che fa uso estremo di droghe e che riuscirà a trascinare in questa spirale anche lui. L’escamotage della loro relazione amorosa consente al regista di riportare sul grande schermo non solo le disastrose conseguenze fisiche ma anche la distruzione totale dei rapporti interpersonali che la droga genera.

Nonostante il budget limitato di 15 mila euro, l’opera è rifinita nel dettaglio grazie all’utilizzo di tecniche cinematografiche che concorrono ad enfatizzare i momenti e l’universo psicologico dei personaggi. Un chiaro esempio ci è dato dall’utilizzo della musica, che accompagna solo alcune scene allo scopo di ricalcare la profondità delle emozioni; al contrario la sua assenza esprime l’aridità e la decadenza di chi non vuole più trovare la spinta per andare avanti. Da musicista professionista, Cimini immette nel suo racconto un personaggio che riflette il suo passato: la pianista Lidia. Abbandonata in un centro di ospitalità per anziani, Lidia soffre non solo l’assenza dei suoi cari ma anche la perdita del suo talento, che l’ha abbandonata a causa di un grave problema di salute. Lo sguardo vuoto di una bravissima Teresa Vittorietti si perde nel silenzio infrangibile in cui vive, scalfito, però, da Marco che riesce ad avvicinarsi emotivamente alla donna durante un periodo di volontariato svolto nella struttura di accoglienza, dopo aver scontato la sua pena in carcere. Anche qui, ci troviamo di fronte ad un messaggio sociale che il film cerca di veicolare, ovvero impiegare i giovani delle carceri in lavori socialmente utili (come avviene già in Gran Bretagna), operazione proficua per la loro riabilitazione sociale e anche per le persone con cui si relazionano.

Da non dimenticare lo scopo principale di questo film, motore del progetto e tesoro della nostra società: i giovani. Il film è il percorso conclusivo del programma Cinescuola 2009 portato avanti con Istituti Superiori di Forlì e Faenza, in cui dei giovani ragazzi appassionati di cinema si sono cimentati a scrivere la sceneggiatura e ad interpretarla grazie alla guida preziosa di Cimini e ai contributi di attori professionisti come Ivano Marescotti e Teresa Vittorietti. Il Film ha partecipato al Rome Indipendent Film Festival 2011 (Riff) vincendo nella categoria di Miglior Film Italiano in ex aequo con Cara, Ti amo di Gian Paolo Vallati.

Caterina Mirijello

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