Rispolveriamo il vocabolario, anzitutto. Per chi abbia la voglia e la fortuna di vedere Passione critica di Simone Isola, Franco Montini e Patrizia Pistagnesi, fertile e vivo omaggio alla storia del Sindacato Nazionale dei Critici Cinematografici Italiani, ci sarà da passare, per obbligo di verità storica, per una serie di parole parecchio invecchiate, fuori moda, a volte persino relegate a tabù del terzo millennio: da ideologia (e derivati) fino a battaglia, impegno, intellettuali. Era inevitabile che il documentario, prodotto proprio dal SNCCI, mobilitasse i frammenti di un discorso amoroso sul cinema e sul pensiero critico: un discorso interrotto, impoverito, se non travolto. Orfano delle barricate al Festival di Venezia, deprivato delle proprie battaglie di idee, e idee di battaglia.
Ecco allora, in Passione critica, che la storia del Sindacato dalla sua fondazione nel 1971, nonché della creazione della Settimana Internazionale della Critica, viene a ricomporsi, sì, nel pregio degli archivi e nell’eloquenza delle teche, tra i contributi innumerevoli, presenti e passati, di critici e registi; ma soprattutto, nel recupero di quelle parole (d’amore e di lotta), nel collante della passione, nel coraggio di rinfocolare le riflessioni rimaste in sospeso sul ruolo della critica. Operazione ardente e ardita, che ha molto a che fare anche col ruolo dello spettatore.
Prodotto dal SNCCI e Kimerafilm con il contributo della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura, Passione critica è proiezione speciale ed evento congiunto di Venezia 80 insieme alla Settimana Internazionale della Critica e alle Giornate degli Autori.
La trama di Passione critica
Passione critica studia il rapporto tra critica e autori nella storia del cinema italiano in relazione con la storia del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), sin dal suo atto di fondazione nel 1971. Si tratta di un percorso non secondario nella storia culturale italiana, tracciato grazie agli interventi di prestigiosi testimoni e al montaggio di materiale di repertorio, dagli anni Sessanta all’avvento del web e dei social e all’attuale esplosione dell’audiovisivo, che mette in discussione la stessa definizione e i confini del cinema. (Sinossi ufficiale)
Passione a due
L’apertura è affidata alla noia intelligentemente velenosa, e sempre d’illuminata militanza, di uno stravaccatissimo Carmelo Bene. Interrogato sul proprio rapporto problematico con la critica, risponde, tra le nuvole di fumo della sigaretta, facendo notare provocatoriamente che nessun bambino dice mai che da grande vuol fare il critico. Sul rapporto tra artista e critico, regista e intellettuale, verteranno molte delle testimonianze del film. Solo nel clima di questa prossimità, del confronto perpetuo, dell’incontro-scontro si capisce meglio Passione critica. E soprattutto, si rende giustizia alla storia e al ruolo del SNCCI. Alcuni di questi dibattiti sono rievocati nello scantinato sudato di Via Principessa Clotilde 1A a Roma, con tanto di immagini d’epoca:
(Laura Delli Colli, Presidente SNGCI) …credo di aver passato tantissime nottate e serate da cronista abusiva, ma molto attenta, a seguire i dibattiti che c’erano intorno al cinema
Ma ci sono anche i più lindi studi televisivi del tempo, come quelli che accolgono un acceso confronto tra il regista Luigi Comencini e il critico Giovanni Grazzini; o, in esterno, un dialogo tra Elio Petri e Alberto Moravia.
Passione critica, Marco Bellocchio compare sia in una testimonianza d’epoca che in un intervento recente (in foto)
Edite, inedite o semplicemente funzionali, queste scene di vita intellettuale sono restituite nel montaggio di Luca Armocida senza “agorafobia delle teche”. Vale a dire: trovando, nei tanti materiali, la quadra di sessanta snelli minuti, che alternano voci di autori e critici, o ne rivivono il passo a due delle sfide dialettiche. Si rianima, così, quello spazio cinematografico: partecipato, condiviso.
Caro diario
Non un’archeologia del Sindacato, dunque, in Passione critica, quanto un bel continuo sindacare:
(Vittorio Taviani) Cercare insieme non significa la pacificazione. Noi (…) siamo allergici ad ogni forma di idillio.
Né una cronistoria, per quanto la parte informativa sia esauriente; semmai, un caro diario. E se tra quelle pagine si avverte un certo afflato sentimentale – che il titolo non cerca di celare – non è per sterili nostalgie. Nel documentario, piuttosto, si avverte l’urgenza di far percepire quei flussi di energia che trascorrevano nel dibattito cinematografico, e non di limitarsi a raccontare in senso lineare evoluzioni e involuzioni della critica attraverso la lente della storia del SNCCI.
(Piera Detassis) C’è stata una stagione in cui (…) esisteva una corrente di energia che passava, fra l’autore e il recensore.
La storia, allora, si atomizza in un’aneddotica vitale, elettrica. Pupi Avati rammenta con contegnosa commozione come fosse il critico Tullio Kezich a spiegargli il film Impiegati, e non viceversa. Marco Bellocchio racconta dell’onda di delusione dopo La Cina è vicina, mentre Paolo Taviani rievoca la singolare reazione di Lino Micciché alla prima di Sovversivi.
Passione critica, Paolo Taviani rievoca il rapporto con la critica in un episodio del passato
Le voci dei protagonisti ricostruiscono – trasmettono, anzi: non siamo nel campo del descrittivo – le forze di quel campo di pensiero e di azione, generatore di cultura.
Il SNCCI è vicino
Per lo spettatore, l’album audiovisivo di Passione critica si sfoglia dunque piacevolmente, ma sarebbe inappropriato concludere che quelle pagine di diario siano stinte – peggio ancora: estinte. Ogni voce pare protesa a travasarsi sanguignamente nel presente, come quando ancora Pupi Avati depreca “la critica degli smile”, quella veloce e poco approfondita che in parte caratterizza lo scenario contemporaneo. Per quanto farcito di imperfetti (“si diceva”, “si faceva”, “capitava”…), il documentario si muove in acceso dialogo col contemporaneo. Nell’ultima parte, allontanando definitivamente la lontananza degli almanacchi, questa storia tutta italiana del Sindacato Nazionale dei Critici Cinematografici Italiani si fa rassegna di interrogativi urgenti e si avvicina all’attualità. Dalla crisi delle riviste, che coincide con quella delle battaglie politiche dopo la caduta del Muro di Berlino, si passa a ragionare della rivoluzione digitale, all’iper-abbondanza dei film su mercato, fino alla formazione e al ruolo del critico oggi.
Curioso: si avvicinano i titoli di coda, ma Passione critica sembra trasmutare nei titoli di testa di un dibattito. Di un sindacare; di un battagliare. Meglio se all’arma bianca della passione.