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Biennale del Cinema di Venezia

‘Le film pro-nazi d’Hitchcock’ di Daphné Baiwir in concorso a Venezia

Il documentario di Daphné Baiwir che indaga la tempesta di critiche abbattutasi sul film 'Lifeboat' di Hitchcock nel 1944

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Le film pro-nazi d’Hitchcock della giovane regista belga Daphné Baiwir sarà presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Classici. Il documentario Le film pro-nazi d’Hitchcock  si propone di indagare la tempesta di critiche che il film di Hitchcock del 1944, purtroppo tra i meno noti, attirò: Lifeboat (conosciuto in Italia col titolo Prigionieri dell’oceano).

Una notorietà dovuta alle critiche

Lifeboat è uno di quei film che deve la sua notorietà alla critiche che ricevette dopo l’uscita. Nel 1944, anno d’uscita del film, l’America è in guerra e la tendenza di molti registi (e artisti) è quella di girare film di propaganda. Ed Hitchcock ne ha tutte le intenzioni: aveva già girato Il prigioniero di Amsterdam Sabotatori, con Lifeboat intendeva servire nuovamente la causa. Tuttavia, la critica non accolse il film nel modo sperato.

Appena uscito negli USA, infatti, il film ricevette la critica peggiore per quei tempi: secondo i critici Lifeboat era un film filo nazista.

Lifeboat: la tematica

Tratto dal romanzo del celebre scrittore statunitense John Steinbeck, il film ruoto attorno alla vicenda di nove personaggi. otto americani e un tedesco, sopravvissuti ad una catastrofe in mare. Tutti si ritrovano sulla stessa scialuppa di salvataggio, che è diventata il loro microcosmo. Non c’è musica in questo film, solo rumore di onde, vento e pioggia in un crescendo di tensione, marchio di Hitchcock. Tra i nove personaggi, il tedesco si rivela il più capace, il più determinato e, probabilmente, il più necessario. Questa scelta costa ad Hitchcock l’accusa di sostenere la superiorità del popolo tedesco.

Le film pro-nazi d’Hitchcock: un documentario

Con questo documentario, Le film pro-nazi d’Hitchcock, la regista belga intende sottolineare la forte attualità del tema del film, a quasi 80 anni dall’uscita. Intervistata a proposito del suo film, Daphné Baiwir dice:

Questo film e le polemiche che lo circondarono oggi ci riguardano. La cancel culture ha assunto diverse forme nel corso della storia e le censure di Lifeboat, ora che i social hanno preso il sopravvento, dovrebbero suggerirci di diffidare da interpretazioni affrettare.

 

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