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‘The Host’. Il monster movie di Bong Joon-ho

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The Host è un film di fantascienza del 2006 diretto da Bong Joon-ho disponibile su Netflix. Nel cast c’è anche Song Kang-ho.

Trama

Nella Corea dell’inizio del ventunesimo secolo, in un obitorio gestito dagli Stati Uniti, il rilascio di sostanze tossiche nel fiume Han provoca l’avvelenamento dell’acqua. Mutano, dunque, gli organismi viventi che abitano al suo interno. Anni dopo, la scoperta di una creatura mostruosa che si è evoluta col passare del tempo sul letto del fiume, fa tremare le fondamenta della società coreana. Il mostro terrorizza gli abitanti e i turisti che si aggirano nella zonna, uccidendoli e travolgendoli con la sua imponente massa.

Tra le vittime rapite vi è Hyun-seo, figlia di Gang-du. Gang-du è un uomo che soffre di narcolessia, visibilmente frustrato dal suo lavoro e dal ruolo che occupa nella società. L’unica sua ragione di vita risiede nella figlia Hyun-seo. Quando però questa viene rapita dal mostro, lo strazio che accomuna Gang-du e i suoi due fratelli Nam-il e Nam-joo, spinge la famiglia ad organizzare una spedizione per recuperarla. La missione rivela subito le difficoltà. Oltre all’esercito che sorveglia l’accesso al fiume e il terribile mostro che si annida in città, vi è anche un terribile virus causato dal contatto con la creatura che minaccia il quieto vivere della nazione. Oltre al mostro, Gang-du affronta anche il suo passato e il rapporto con la famiglia.

Recensione

Quando si parla di monster movie è impossibile non far riferimento alle saghe cinematografiche che hanno attraversato due secoli di storia del cinema come King King e Godzilla. In entrambi i franchise, come in The Host, il rapporto dell’uomo con la natura è al centro della pellicola. I titani che invadono e distruggono la città non sono altro che simboli della natura che dopo tanti tormenti si ribella alle cattiverie dell’uomo. I mostri che terrorizzano la città hanno dimensioni mastodontiche, a dimostrare la grandezza della natura in confronto all’uomo. Il gorilla di King Kong è in grado di arrampicarsi sull’Empire State Building e intercettare gli aeroplani che lo circondano. Godzilla distrugge interi palazzi semplicemente passandoci attraverso (molto similmente alla creatura “aliena” di Clovreflield). Tutto è finalizzato a mostrare la ferocia della natura che può spazzare via l’uomo dalla terra.

Le dimensioni contenute della creatura di The Host, tuttavia, gettano le basi per una maggiore tensione. Il pericolo può annidarsi sott’acqua, tra i cunicoli delle fognature e attaccare quando meno ci si aspetta. L’intelligenza è nettamente superiore in confronto ai mega-mostri che siamo abituati a vedere invadere le metropoli. Sia l’estetica che l’agilità ricordano vagamente la “madre” di Alien, rendendo la fuga del tutto inutile se si incontra il mostro. I tentacoli che rimandano a Cthulhu sono in grado di afferrare la preda con riflessi inimmaginabili. L’unico modo per sconfiggerlo è attraverso il fuoco.

La regia di Bong Joon-ho

Il regista coreano Bong Joon-ho si dimostra particolarmente legato alle tematiche ambientali e animaliste. In Okja parlava dello sfruttamento e della sperimentazione sugli anomali e in Snowpiercer la terra era diventata un deserto di neve dove gli uomini erano costretti a vivere in un treno suddiviso in classi sociali. In questo suo terzo lungometraggio da regista, consolida la collaborazione con Song Kang-ho, già protagonista del suo secondo film, Memorie di un assassino. Entrambi avranno una lunga carriera nel mondo del cinema fino ad arrivare alla vittoria del premio Oscar con Parasite.

Nonostante la giovinezza dell’opera nella carriera cinematografica di Bong Joon-ho, si riescono già a distinguere numerosi tratti artistici che saranno alla base dei suoi prodotti. La fotografia e il reparto sonoro contribuiscono nella creazione di un’ambientazione dark e misteriosa dove tensione e paura sono al centro di tutto.

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