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‘Melk’ L’elaborazione del lutto attraverso il dono del latte

Presentato in concorso alle Giornate degli Autori 2023, durante l'80esima Mostra del Cinema di Venezia, Melk è un'opera prima intima e intensa, che tratta un tema delicato quale l'elaborazione del lutto, dal punto di vista di una giovane madre.

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In concorso alla ventesima edizione delle Giornate degli AutoriMelk di Stefanie Kolk tratta un tema delicato e non scontato, andando a toccare corde intime dell’essere donna, ma non solo.

La pellicola, scritta dalla stessa Kolk insieme a Nena van Driel, mette in luce aspetti e situazioni reali, raramente mostrati sul grande schermo. L’eleganza e la purezza con le quali si svolge il racconto non fanno poi altro che renderlo più forte e incisivo.

Selezionato alla Berlinale Script Station 2021Melk è il primo lungometraggio della Kolk, che si è ispirata alla storia della sorella e di tutti quei genitori che hanno perso un figlio.

Melk | La trama del film in concorso alle Giornate degli Autori

Robin (Frieda Barnhard) e il marito (Aleksej Ovsiannikov) aspettavano un bambino, ma purtroppo la gravidanza non è andata a buon fine, lasciando la coppia con una perdita incolmabile e difficile da gestire. Dopo il parto, la donna comincia a produrre latte, evento di cui era stata avvisata in ospedale e che fa scattare qualcosa di strano dentro di lei.

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Il tiralatte diviene uno strumento indispensabile, per tentare di “arginare la situazione”. Ma cosa fare di tutto quel latte materno? Nel momento in cui si libera del primo barattolino, scoppia in lacrime, come se buttare il liquido da lei prodotto significasse spezzare il legame con il suo bambino e dirgli addio definitivamente. Decide allora di provare a donarlo a chi ne ha bisogno, ma gli ostacoli da superare saranno più grandi di lei.

 Una realtà materna inesplorata

Come si può ben intuire dalla trama, siamo dinanzi a un’opera profonda e potente. Simile, per certi versi, all’ottimo Pieces of a WomanMelk affronta l’elaborazione del lutto dal punto di vista di una madre e, solo in un secondo momento, di un padre. Al tempo stesso, attraverso il discorso del latte da donare, presenta una realtà importante ma poco nota.

La rete che viene a crearsi tra le persone, tra chi ha bisogno e chi può offrire, è qualcosa di assolutamente e incredibilmente vitale. Perché, in fondo, il latte materno significa vita, per il bambino ma anche per la madre che lo nutre. Quel legame indissolubile, però, non va dato per scontato. Quando, per un motivo o per un altro, non si riesce ad allattare un figlio con il proprio latte, esistono varie soluzioni. Riceverlo da una donatrice è uno di questi.

Trovare la salvezza

Robin diviene, così, la rappresentante di tante donne, sparse in tutto il mondo, che scelgono di canalizzare il loro dolore in un dono. Imparando a gestire le emozioni che la attraversano e facendo, anche e soprattutto, i conti con una burocrazia sin troppo cavillosa e poco adattabile, riesce nel suo intento. E si salva.

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Dal punto di vista stilistico, Melk sembra uno specchio dell’anima della protagonista. La natura, pacifica e silenziosa, con i suoi tronchi abbandonati e le lunghe ombre, la accoglie e la avvolge. Il ritmo della pellicola è lento, mai noioso; la narrazione procede seguendo il flusso delle emozioni dei personaggi, alle prese con fasi differenti della loro sofferenza e alla ricerca di un nuovo barlume di speranza.

*Sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.

Melk

  • Anno: 2023
  • Durata: 96
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Paesi Bassi
  • Regia: Stefanie Kolk