Ora su Prime Video, The Equalizer 3 – Senza tregua riporta sulla scena uno dei personaggi più iconici e apprezzati di Denzel Washington. L’attore statunitense torna a vestire i panni (e a imbracciare le armi) di Robert McCall, ancora guidato da Antoine Fuqua e, per la prima volta, impegnato in Italia.
Il nostro Belpaese offre alla ormai assodata coppia artistica delle location a dir poco mozzafiato: sebbene il villaggio in cui è ambientata la storia, Altamonte, sia inventato, esso è un risultato tra Atrani, Minori e Napoli. Inutile sottolinearne la bellezza da un punto di vista paesaggistico, architettonico e naturale; l’effetto sul grande schermo fa la forza del progetto.
The Equalizer 3 – Senza tregua | La trama
Alle prese con un nuovo piano di vendetta, Robert McCall (Washington) finisce niente meno che in Sicilia, dove compie una vera e propria carneficina per appropriarsi di un mazzo di chiavi tanto prezioso quanto pericoloso. Ferito da una mano inaspettata, viene soccorso da un carabiniere di nome Giorgio (Eugenio Mastrandrea, From scratch), che lo porta al dottore del paese (Remo Girone).
Una volta ripresosi, Robert inizia una bella amicizia con colui che lo ha salvato e con il resto della piccola comunità. Tutti, chi in un modo e chi in un altro, superano l’iniziale diffidenza e seguono quell’istinto di curiosità e di calore che farà in modo di trasformare lo “straniero” in uno di loro. Ma nessuno si aspetta di trovare, in realtà, un vero e proprio salvatore.
Nel momento in cui il crimine si affaccerà a rovinare gli equilibri del posto, Robert tornerà ancora una volta in azione, per difendere quella che ormai per lui è una casa.
Dove pecca Antoine Fuqua
Dopo aver fatto la conoscenza di Robert McCall e aver assaggiato un pizzico della sua complicata personalità, le aspettative per questo terzo capitolo erano abbastanza alte. Peccato, però, che vengano tradite. Il motivo è semplice: affrontare un argomento quale la mafia da “esterno” non è semplice, soprattutto se non si fa parte di quella cultura.
L’ingenuità di Fuqua e dei suoi collaboratori sta esattamente in questo. The Equalizer 3- Senza tregua potrebbe forse piacere a un pubblico americano, ma per chi è cresciuto con simili suggestioni, ricordando e respirando attimi di terrore, di rabbia, di frustrazione profonda, il discorso non può proprio funzionare.
L’idea, poi, di associare, niente meno che il terrorismo siriano ai traffici della camorra, diventa ancor più incredibile e, a tratti, ridicola. Passi l’intrattenimento, spesso e volentieri alla base delle opere di Fuqua, ma attenzione a non incappare in questioni delicate. La banalizzazione del contesto finisce per infastidire e annoiare, non essendo supportata da una base narrativa solida e coerente.
Il valore della comunità
Lo stesso linguaggio utilizzato – e in un film del genere il doppiaggio dà, ahinoi, il colpo di grazia – spazia dal dialetto siciliano a quello calabrese, passando per il napoletano. Quasi a generalizzare una realtà, come quella dell’Italia meridionale, nella quale i criminali la fanno da padroni, la corruzione si insinua nelle pieghe della legge e le vittime non hanno margini per ribellarsi.
In tale scenario si inserisce il protagonista, che si fa paladino di una giustizia sin troppo a lungo negata, ma è evidente quanto irreale, se non persino surreale, sia la sua figura. D’altro canto, Robert McCall rimane un uomo d’onore, che conosce il significato della riconoscenza e il valore del vivere, in pace, in una comunità.
Unico aspetto positivo di The Equalizer 3 – Senza tregua è appunto la descrizione di questo piccolo villaggio, all’interno del quale ognuno sembra avere un suo posto e i rapporti contano davvero. La solidarietà, l’accoglienza e l’apertura verso l’altro sono caratteristiche importantissime, ma talvolta rare.
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