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‘In un paese che non esiste più’: recensione film Raiplay

In un paese che non esiste più: la recensione del film di Aelrun Goette ora disponibile in streaming gratuito su RaiPlay.

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In un paese che non esiste più

Ci troviamo nella Germania dell’Est, a pochi mesi prima della caduta del muro di Berlino. Sulle note di Devil Gate Drive, viene introdotta la protagonista di questa storia: Suzie (Marlene Burow), una diciassettenne che vuole diventare scrittrice. Vuole studiare per realizzare il suo sogno, ma la sua carriera nascente è fin da subito stroncata. Una copia del romanzo 1984 di George Orwell viene trovata nella sua borsa e la Stasi, la polizia comunista tedesca, la caccia dalla scuola e la costringe a lavorare in fabbrica. Tutto diventa grigio e triste, e la musica non si sente più.

Fin quando una nuova speranza arriva attraverso la figura di Coyote (David Schutter): un fotografo ribelle in perenne fuga. Quasi di nascosto le scatta una foto e il volto di Suzie finisce in prima pagina su Sybille, la rivista di moda più celebre del paese. Le luci si riaccendono negli occhi della ragazza, che trova una nuova speranza nel mondo della moda.

È questo il preludio de’ In un paese che non esiste più, film diretto da Aelrun Goette, presentato per la prima volta alla XVII edizione della Festa del Cinema di Roma, ora presente in streaming gratuito su RaiPlay.

Il contesto storico…

Un semplice inizio con un prevedibile sviluppo. Un film che segue passo passo il classico viaggio dell’eroe. Partendo proprio dal titolo, il film pone le radici del suo racconto nella storia moderna della Germania dell’Est, alla quale è però lasciato troppo poco spazio, quasi come se già non esistesse più.

Quasi inesistente la descrizione del governo oppressivo della Germania comunista, che invece dovrebbe essere un elemento portante nel racconto. Il contesto storico è trattato parecchio superficialmente, e sembra un mero pretesto per far nascere un racconto in grado di emozionare, con rapporti d’amore e d’amicizia che sorgono complicati dalla storia; un contesto che fa solo da sfondo. 

…in un paese che non esiste più

Per quanto riguarda la parte tecnica, invece, l’ ambientazione storica è molto ben curata. Perfette le scenografie d’epoca, e lo stesso si può dire per i colori del film. Particolare anche la scelta di imprevedibili stacchi di montaggio e delle dissolvenze in rosso, meticolosamente poste ad ogni grande sviluppo della vicenda. Il film appare come un susseguirsi di negativi pronti per lo sviluppo, è l’inizio di una nuova era.

La fotografia, curata da Benedict Neuenfels, lascia a bocca aperta: stupende le inquadrature larghe durante le conversazioni, che danno spazio alla degradazione nella quale si viveva in quegli anni. E lodevoli le inquadrature che esaltano al massimo il tema della moda, che sembra quasi la vera protagonista del film.

Anche a livello di trama, poi, di questo mondo vengono messe in mostra tutte le sfaccettature, dalla competizione al puro concetto di bellezza, anche se sempre in modo piuttosto semplice e lineare. Tutta l’attenzione è quindi posta lì. Ma era davvero questo l’intento del regista? Fare un film sulla moda, con la storia della Germania come sfondo, mentre complicate relazioni e personaggi intrattengono il pubblico.

Clichè e banalità

Questo lato del film, poi, è un continuo susseguirsi di clichè. Il personaggio di Uta (Sira Topic), una bellissima modella che fin da subito è infastidita da Suzie per l’effetto che ha su Coyote, è la stereotipata antagonista invidiosa. Lo stesso vale per il personaggio della sorella minore della protagonista. Anche Suzie, la protagonista stessa, risponde a un cliché: una ragazza non bellissima, ma delicata e particolare, che è subito notata da Coyote, il fotografo ribelle pieno di problemi, amato da tutti. I conflitti tra i personaggi sono appena abbozzati e mai approfonditi, venendo

subito messi da parte e dimenticati per far spazio ad un lieto fine, come ad esempio gli scontri in fabbrica. Trattato superficialmente anche il personaggio di Rudi (Sabin Tambrea), il modello gay, che invece poteva essere un ottimo spunto di trama per approfondire l’oppressione degli omosessuali durante il periodo della Germania comunista.

La trama risulta superficiale e si riempie di dialoghi banali e sviluppi prevedibili. Piena di buchi e di scelte che non sono in realtà delle scelte, con i vari temi proposti che non sono mai davvero affrontati.

In un paese che non esiste più risulta quindi un film molto interessante dal punto di vista autoriale e tecnico, ma carente e superficiale a livello drammaturgico. Piacevole da guardare, ma rimangono tanti i temi proposti che potevano sicuramente essere approfonditi e sviluppati meglio, in uno slalom di banalità che purtroppo rendono questo film inaccettabile per un pubblico più esigente.

In un paese che non esiste più

  • Anno: 2022
  • Durata: 96'
  • Genere: Rom-com
  • Nazionalita: Germania
  • Regia: Aelrun Goette

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