Ezio Gribaudo. La bellezza ci salverà (2020) è un film di genere documentario diretto da Alberto Bader. Frutto di un lavoro di due anni, il film naviga tra le stanze dello studio di un simbolo della cultura italiana. Ezio Gribaudo vanta oltre settant’anni di grande produzione artistica. Tra tele, logogrifi, interviste e altri artefatti di vita, Gribaudo ripercorre davanti alla cinepresa le tappe di una storia di grande ispirazione. Bader lo riprende con la delicatezza di chi entra in punta di piedi nella casa di un Maestro.
Presentato in anteprima al Torino Film Festival del 2020, il film è realizzato in associazione con l’Archivio Gribaudo, prodotto da Quinta Lucee distributo inizialmente da Officine Ubu. Disponibile on demand su Chili.
Ezio Gribaudo, a capofitto nel suo laboratorio
All’inizio della visione, i non addetti ai lavori potranno percepire qualche difficoltà. La camera indugia e s’inerpica nei racconti tecnici sull’incontro di Gribaudo con la tecnica artistica. Un congresso d’amore fatale, eppure necessario. Nel luogo che gli è più familiare, l’artista alla soglia dei novant’anni illustra il suo cammino fino a quel momento, ma lascia anche che si osservi quello che lo circonda. Si tratta del suo laboratorio, memoria storica di quanto offerto all’arte italiana, ma anche spazio intimo ricco di fotografie e ricordi.
Dalle sue parole e da quelle delle molteplici persone che lo conobbero, tra cui Vittorio Sgarbi, si denota una tenacia monumentale, che gli ha consentito di costellare la sua carriera di importanti riconoscimenti. L’esposizione alla Biennale di Venezia e di San Paolo. E ancora al MoMA, alla Peggy GuggenheimCollection, alla Ca’ Pesaro di Venezia e al Musée des Arts Decoratifs di Parigi.
Dedizione, disciplina, vocazione e talento lo hanno portato a ricevere la Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte. Un promotore di bellezza che Ezio Gribaudo. La bellezza ci salverà intende omaggiare.
Ezio Gribaudo. La bellezza ci salverà: l’idea del documentario
Dalle parole del regista:
Conosco Ezio da quando avevo 16 anni. Nel 2017 ho avuto l’occasione di rivederlo e, insieme alla figlia Paola, è nata l’idea di produrre un documentario. Mi sono quindi trovato immerso nel suo modo di essere – il modo di chi ha attraversato almeno sette decenni di storia dell’arte contemporanea. Inizialmente pensavo di raccontare, nell’arco di circa un anno, l’enorme mole di lavoro di Gribaudo, ma non avevo fatto i conti con la sua instancabile spinta creativa. Oggi, dopo tre anni, abbiamo dovuto fermarci nonostante lui continui a produrre arte e pensiero come un giovane artista che si affaccia per la prima volta su un mondo tutto da scoprire.
Questo uomo, di cui la vecchiaia fa capolino solo nel suo aspetto, parla in prima persona senza mai risparmiarsi. Colpisce per il vigore, la luminosità del pensiero e l’energia creativa. Nonostante la sua produzione sia sconfinata, l’attività di artista non era sufficiente. Come editore, ha infatti pubblicato più di ottanta monografie sull’arte nel Novecento. Nelle sue disamine, passa da Bacon a Fontana, facendo un salto a New York dove incontra Harry N. Abrams. Un passato memorabile, che gli vale nel 1966 il premio alla Biennale di Venezia per i suoi rilievi su carta buvard. Verso un futuro bianco al pari dei suoi metallogrifi, come un colore che è in grado di abbracciarli tutti.
Conclusioni
Ezio Gribaudo nel suo studio.
L’artista è morto a luglio dello scorso anno. Con la vita si chiude un capitolo, che gli sopravvive con opera e progetti. Ezio Gribaudo. La bellezza ci salverà è la celebrazione di questo passaggio sulla Terra di un vero fuoriclasse. Un documentario che ha l’intento di sprigionare e diffondere il suo estro e la sua magica intelligenza con garbo e sensibilità.
Gribaudo apprezzava i dinosauri e guardava all’avvenire. È per questo che il titolo declinato al futuro è l’augurio a farsi permare dalla bellezza delle sue produzioni e dalla freschezza della sua immaginazione.
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