Una stanza tutta per sé segue le vicende del diciassettenne Uri, che ha fallito il suo primo colloquio con l’esercito commettendo un clamoroso errore: ha detto la verità. Uri ha rivelato in fase di colloquio che negli ultimi tempi ha condiviso la stanza con sua madre. Il motivo è che da quando suo padre se n’è andato di casa, la madre non è più voluta tornare a dormire nella loro camera da letto e da allora dorme con il figlio nella sua stanza. Il ragazzo, inoltre, ha ammesso candidamente allo scrutinatore che non pensa di essere affatto adatto all’esercito. Mentre si avvia verso la conclusione dell’ultimo anno del liceo, Uri si ritrova alla ricerca della propria strada e – metaforicamente – della propria “stanza” da cui affrontare il mondo degli adulti. (Fonte: Echogroup)
La recensione
Se mantieni un profilo basso così si sopravvive.
Uri cerca di mantenere un profilo basso per tutta la durata del film. Cerca di omologarsi agli altri, ai suoi coetanei e alla sua famiglia. Ma senza successo. Nonostante ciò riesce, però, a sopravvivere.
I piccoli gesti che Uri condivide con la madre (gli stessi vissuti dal regista stesso) sono parte del suo quotidiano. Un quotidiano che lui pensa essere universale. O meglio comprende che la sua è una situazione anomala, ma il suo legame speciale con la madre lo fa andare oltre e, fino a un certo punto, lo aiuta a superare alcune difficoltà.
Quando, però, la realtà si complica Uri capisce che deve staccare il cordone e che deve allontanarsi finché è in tempo.
Chi è il vero protagonista del film Una stanza tutta per sé?
Questo legame speciale è evidenziato ancora di più dai silenzi, dai gesti ripetuti e abitudinari e dagli apparentemente superflui accorgimenti che Uri ha nel corso della vicenda. Accortezze spesso di troppo alimentano il legame tra madre e figlio. Un legame fin troppo morboso che dà l’idea di una costrizione e un’esagerazione che viene fuori solo in alcuni contesti. Nella propria stanza i due sono semplicemente un genitore e un figlio che si vogliono bene e si supportano a vicenda.
E questo supportarsi fa emergere anche un rapporto che, per certi versi, è quasi al contrario con il figlio che fa da genitore. Tanto che si ha la sensazione che i due siano protagonisti allo stesso modo del film Una stanza tutta per sé. Alla fine chi è che è davvero alla ricerca della propria stanza e del proprio posto nel mondo? Il ragazzino adolescente che non sa ancora nulla della vita o la madre che, seppur cresciuta e più matura, ha visto fin troppo della vita e vorrebbe dimenticare tutto tornando a essere qualcosa che ormai non potrà più essere?
Prese di posizione e riferimenti
Importante, nel percorso di crescita del protagonista, il suo modo di rapportarsi al mondo. Sicuramente da evidenziare le sue prese di posizione molto forti, sia in generale sia su determinati argomenti, quali per esempio la seconda guerra mondiale. I suoi atteggiamenti, talvolta al limite dell’assurdo e del ridicolo, tratteggiato un personaggio al tempo stesso delicato e determinato.
A far sorridere e fare da contraltare alla drammaticità del film Una stanza tutta per sé ci sono anche i numerosi riferimenti alla seconda guerra mondiale. Ma si tratta di riferimenti che, oltre a essere superflui, sono spesso fuori luogo.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli