L’isola di Koh Tao potrebbe essere definita un oasi di pace, un paradiso terrestre. Situata nel Golfo della Thailandia, è divenuta in tempi recenti una meta molto ambita dai turisti, in particolare dai giovani. Con la sua acqua cristallina, l ‘isola è un ottimo posto per entrare in contatto con la natura, osservare la fauna marina e fare immersioni subacquee senza tante difficoltà. Il documentario realizzato da Sky Documentaries, composto da tre episodi, in onda ogni venerdì e disponibili in streaming su Now Tv, è dedicato alla scoperta dei lati più oscuri che quest’isola in realtà nasconde.
Death on the Beach La trama
L’isola sembra davvero un luogo immacolato, ma nasconde in sé grandi segreti. Prima del turismo di massa, diffusosi a partire dagli anni 2000, risultava davvero tranquilla un luogo di villeggiatura. Eppure, proprio a partire da quegli anni, strani e inquietanti omicidi iniziano a susseguirsi, tutti ai danni dei turisti. Non esistono freni inibitori, alcool e droga in quel periodo iniziarono a essere venduti senza problemi e a costi davvero molto ridotti. Gli episodi (per ora sono disponibili i primi due) si incentrano su singole storie conclusesi in maniera tragica dopo quelle che sembravano innocue vacanze estive. Se in un primo momento sembrano provenire da un’assenza di controllo da parte delle vittime, in realtà nascondono tutt’altro. La serie segue le indagini e i loro risvolti.
Il primo episodio inizia con la narrazione dell’omicidio di Chrissie Annesley, giovane ragazza inglese che aveva deciso di intraprendere questo viaggio prima di iniziare un master in giornalismo e politica. Il padre, intervistato nel documentario, racconta della sua forte personalità. Chrissie amava dar voce ai deboli e voleva fare delle sue idee un punto di cambiamento per il futuro. A quanto sembra però dietro l’apparente frivolezza del viaggio, la ragazza nascondeva un obiettivo molto più grande; indagare sull’omicidio di altri due turisti inglesi, Hannah Witheridge e David Miller, avvenuto tempo prima. Purtroppo, per quanto le tre vittime sembrino non avere nulla in comune, in realtà hanno commesso tutte lo stesso peccato: infastidire persone troppo importanti. Gli altri episodi della serie, vedranno la storia di Chrissie intrecciarsi con altri omicidi avvenuti sull’isola, tra cui quelli di Ian Jacobs e Nick Pearson.
Death on the Beach Breve analisi
La serie rappresenta da una parte un’analisi oggettiva dei fatti narrati, dall’altra ha lo scopo di presentare all’occhio dello spettatore un’analisi sociale quasi antropologica della piccola isola. Andando a fondo nelle vite delle singole vittime, si scopre come ognuna di loro abbia avuto in realtà più di un semplice motivo per visitare l’isola, spinte soprattutto da un’ingenua curiosità che, però, in questo caso è costata la vita a tutte loro.
La particolarità della serie risiede soprattutto nel fatto che le indagini vengono portate avanti non dalla polizia locale, che si è trovata ad affrontare una serie di omicidi per cui non era formalmente preparata, bensì dalle famiglie delle vittime, che sentivano si nascondesse molto di più dietro la morte dei loro cari, accorgendosi di tante incongruenze che avevano, ovviamente, la necessità di essere chiarite.
Quello che emerge dalle ricerche è davvero particolare. Come vedremo, verranno coinvolti i cittadini dell’isola, giornalisti importanti, esperti del campo oltre che fonti importantissime di testimonianza. L’isola nasconde un vero e proprio covo di misteri, dietro i quali si cela un’organizzazione di tipo mafiosa molto potente da cui non si può sfuggire se non con la morte stessa. Tra peripezie, interrogatori e ricerche, le famiglie delle vittime si uniranno per cercare di comporre i pezzi del puzzle, cosa che la polizia (probabilmente corrotta a sua volta) non è stata capace di fare.
I due registi Fabio e Damiano D’Innocenzo raccontano della loro nuova miniserie ‘Dostoevskij’