Horse Girl è un film dall’atmosfera sospesa, dove lo spettatore non sa esattamente se quello che sta guardando è realtà o fantasia. Per certi versi lynchano.
É una pellicola con ottime idee e che, soprattutto nella prima parte, riesce a catturare in un mondo cupo e inquietante.
Ma queste premesse sono state rispettate?
Horse Girl, sinossi
Sarah è una donna solitaria che lavora in un negozio di artigianato e trascorre il tempo libero con i cavalli e le serie di crimini soprannaturali. Un giorno, comincia a fare sogni surreali che la sconvolgono, fino a farle perdere il controllo (sinossi ufficiale).
La protagonista è interpretata da Alison Brie, già vista in serie come Glow, Community, e doppiatrice di Diane Nguyen in Bojack Horseman.
Brie non solo è protagonista ma anche co-sceneggiatrice, ed è forse questo che le ha permesso di entrare così in empatia con il personaggio, donandoci un’interpretazione degna di nota; cosa che però non basta a reggere tutto il film.
Alison Brie (Sarah) in una scena del film
Horse Girl, la recensione di Taxi Drivers
Nella prima mezz’ora abbondante assistiamo alla vita quotidiana di Sarah, timida e impacciata ma, in fin dei conti, una ragazza come tante. Poi, però, Sarah si trova a vivere situazioni strane, inspiegabili, che lo spettatore non sa come interpretare. Tra sonnambulismo, allucinazioni e sogni inquietanti, apprendiamo che nella famiglia di Sarah non sono rari gli episodi di depressione e disturbi mentali. Non viene mai nominata la schizofrenia, ma dai suoi comportamenti sembra la diagnosi più probabile.
Dando questo grande indizio intorno alla metà del film, tutto può essere giustificato con la malattia mentale, ma ad ogni scena il regista sembra volerci far credere che ci sia dell’altro. Fino alla fine del film lo spettatore vive un alternarsi di dubbio e certezza, che tuttavia risulta più irritante che coinvolgente.
Alison Brie in una scena del film
Il tentativo di rendere sempre più eccentrico e inspiegabile ciò che accade finisce per non dare una direzione precisa al film; tutto viene lasciato allo spettatore.
Sicuramente è stata una scelta ponderata, ma il rischio non ha ripagato quanto avrebbe potuto.
Riprendendo il parallelismo iniziale, nelle opere di Lynch è sempre presente una sensazione di direzione nelle storie, è possibile guardarle e riguardarle per trovare nuove chiavi di lettura. Per quanto lo spettatore debba dare la sua interpretazione, il vero senso è proprio il dubbio, ed è chiaro.
Invece Horse Girl è bianco o nero: Sarah è davvero malata, oppure è davvero vittima di rapimenti alieni, clonazioni e altri complotti, ma sembra molto più probabile la prima ipotesi.
Molly Shannon and Alison Brie in una scena del film.
Conclusioni
Horse Girl tenta di giocare con i nostri dubbi, ma cade nel mantenere quell’atmosfera di incertezza e inquietudine ben costruita nei primi minuti: un’occasione sfruttata a metà.
Abbiamo molto apprezzato però la fotografia, di Sean McElwee, mai eccessiva, ben curata e coerente con il mood del film.
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