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Netflix Film

‘Il fotografo di Mauthausen’. La recensione del film

Vivendo nel mondo di oggi spesso ci si dimentica che ci fu un tempo, in cui i momenti significativi e di importanza storica potevano essere non solo scartati ma deliberatamente distrutti del tutto.

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Il fotografo di Mauthausen

Il fotografo di Mauthausen è un film diretto dalla regista Mar Targarona e visibile sulla piattaforma streaming di Netflix. Narra la vita di Francisco Boix (1920-1951), un fotografo che affrontò la dittatura franchista durante la guerra civile spagnola. Dopo la fuga dalla Spagna, passò alla resistenza anti-nazista in Francia. Nel 1941, venne deportato a Mauthausen insieme ad altri combattenti della resistenza spagnola.

Boix conosce con il tempo gli orrori che si verificano all’interno del campo. Mentre le forze di liberazione si avvicinano, l’alto comando ordina la distruzione delle prove. Così Boix, con i suoi compagni di prigionia, prepara un piano per nascondere i negativi delle fotografie e proteggere la verità.

La sua testimonianza durante i processi di Norimberga fu cruciale poiché salvò molte fotografie, documentando l’orrore dei nazisti nel campo di sterminio.

Nel ruolo del protagonista, un ottimo Mario Casas.

BOIX ATTRAVERSO LA LENTE

Il fotografo di Mauthausen

Pochi minuti dopo l’inizio, un dialogo significativo tra il protagonista e un ufficiale nazista mette a fuoco il senso stesso della pellicola.

Boix e Ricken (Richard van Weyden) sono in una camera oscura all’interno del campo, quest’ultimo è ossessionato dalla fotografia, tanto da essere definito dallo stesso protagonista come gli Occhi di Mathausen.

Dopo che Boix ha spiegato a Ricken come è diventato un fotografo, Ricken esamina il suo lavoro e dice: «puoi migliorarlo. Devi imparare a dipingere con la luce». Boix risponde: «Questo è barare». Ricken ribatte che l’arte, come l’esperienza della realtà, è puramente soggettiva e una questione di interpretazione.
Il modo in cui documentiamo gli eventi influenza direttamente l’interpretazione degli stessi. Il suo commento fa riferimento sia al ruolo dell’arte che a quello della propaganda. I soggetti del lavoro dell’ufficiale nazista sono fotografie raccapriccianti di prigionieri uccisi in vari modi, per compiacere il suo senso estetico e per creare false prove a favore del regime.

Ne il fotografo di Mauthausen assistiamo infatti all’insabbiamento di esecuzioni commesse da ufficiali delle SS, che vengono poi rimesse in scena e rifotografate come fughe dal campo, per i registri ufficiali del Terzo Reich.

In altri termini, Ricken incarna l’arte che plasma gli eventi, mentre Boix attraverso la lente della macchina fotografica non è altro che la personificazione della realtà senza filtri.

I VINCITORI FOTOGRAFANO LA STORIA

il fotografo di Mauthausen

In conclusione, il fotografo di Mauthausen di Targarona è un’opera coerentemente artistica che sottolinea l’importanza di preservare la verità storica.

La pellicola, su molti livelli diversi, non segue il tipico approccio dei film legati ai campi di concentramento. Ne è un esempio la scenografia che diverge dal realismo tipico di un campo di concentramento, abbracciando maggiormente un’estetica teatrale.

Questa scelta riflette la visione di Ricken, per il quale il campo di sterminio diventa un palcoscenico in cui sviluppare gli orrori commessi, utilizzandoli come fonte d’ispirazione artistica.

Menzione speciale anche nei titoli di coda, dove vediamo le fotografie autentiche di Boix che completano la storia. Mentre il segmento finale del film ci mostra il vero Francisco Boix intento a identificare un criminale nazista a Norimberga.

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Il fotografo di Mauthausen

  • Anno: 2018
  • Durata: 150 min
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: biografico, storico, thriller
  • Nazionalita: Spagna
  • Regia: Mar Targarona