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In Sala

Marilyn

Michelle Williams, chiamata in quest’arduo ruolo, fa il suo lavoro splendidamente: aiutata dalla straordinaria somiglianza e dal trucco di Jenny Shircore, l’attrice riesce a emulare in maniera impressionante movenze, sguardi e toni di voce della più amata icona del cinema

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Anno: 2011

Distribuzione: Lucky Red

Durata: 99’

Genere: Biopic

Nazionalità: USA

Regia: Simon Curtis

 

Il ventitreenne Colin Clark (Eddie Redmayne), convinto di voler lavorare nel cinema, riesce a trovare un posto come assistente di produzione presso la Lawrence Olivier Productions, che proprio in quei giorni sta per iniziare le riprese de Il principe e la ballerina, interpretato da Lawrence Olivier (Kenneth Branagh) e dalla divina Miss Monroe (Michelle Williams). Marilyn, all’epoca sposata con lo scrittore più osannato d’America, Arthur Miller, attraversa una crisi non solo coniugale ma anche personale, che la porta a non avere né stima, né fiducia in se stessa. Olivier la mette a disagio sul set: lui è ormai un attore della vecchia guardia, che si ritrova davanti un’icona dal talento innato. Gli unici a spronare Marilyn sono la collega Sybil (Judy Dench) e Colin, che finisce per invaghirsi di Marilyn, stroncando sul nascere la sua storia con Lucy (Emma Watson).

Presentato nella sezione Fuori Concorso del Festival del Cinema di Roma e distribuito nelle sale americane e inglesi nel novembre 2011, arriva in Italia Marilyn (My week with Marilyn), in uscita il 1° giugno, giorno in cui la grande diva avrebbe potuto festeggiare 86 anni se non fosse morta a Los Angeles nel 1962. Opera prima di Simon Curtis, regista soprattutto per la televisione, Marilyn non è stato particolarmente apprezzato dai critici stranieri. Di fatto, il film è un biopic ordinario che non racconta niente di nuovo rispetto a tutto quello che i cinefili e non hanno imparato sull’icona più nota del pianeta. La storia si basa essenzialmente su due diari scritti proprio da Colin Clark: il primo, The prince, the showgirl and me, dove Clark racconta la sua esperienza come terzo assistente alla regia sul set de Il principe e la ballerina e la miriade di problemi nati durante la produzione del film, causati quasi esclusivamente dalla mancanza di comunicazione e dalle incomprensioni tra le due star – il comportamento imprevedibile e i ritardi della Monroe da una parte; Olivier, conservatore convinto, che si rifiutava di adattarsi al carattere della diva e soprattutto al suo attaccamento al Metodo Stanislavskij, dall’altra. Il secondo diario, My Week with Marilyn è, invece, più una confessione intima: Clark affida alle pagine l’incantevole settimana trascorsa con un’inquieta Monroe che si lasciava volentieri accompagnare nelle campagne inglesi.

Il film, che scorre piacevolmente, senza particolari scossoni, è caratterizzato da un’estetica anacronistica che ricorda fortemente i toni degli anni ’50 e diventa in parte una malinconica dedica proprio ai classici di quel periodo e al fervore che ruotava attorno ai set e ai rispettivi divi. La figura della protagonista è analizzata seguendo essenzialmente due filoni: da una parte vediamo la diva, l’icona ammirata nei cinema, inseguita dai fotografi, adulata dai fan; l’attrice che brillava di luce propria e attirava chiunque in una sorta di limbo mistico da cui era difficile uscire. Dall’altra Norma Jeane Baker, la donna un po’ bambina, che porta con sé il ricordo di una madre finita in manicomio e di un padre mai conosciuto che lei “traveste” con l’immagine di Abraham Lincoln. La donna insicura che ha bisogno di volti amici e di persone che le ricordino costantemente quanto sia meravigliosa e, soprattutto, quanto sia brava a giocare con la macchina da presa. La moglie vulnerabile che vuole catalizzare l’amore di tutti, ma che ha la consapevolezza di essere a poco a poco divorata dal personaggio “Marilyn” che tanto bene ha costruito per i suoi film. E questo l’aveva capito sin troppo bene Billy Wilder quando le affidò il personaggio senza nome di Quando la moglie è in vacanza, creando sapientemente un mito-smitizzato che riusciva a catalizzare gli sguardi, ma che, alla fine, restava semplicemente un sogno da contemplare per poi svegliarsi.

Michelle Williams, chiamata in quest’arduo ruolo, fa il suo lavoro splendidamente: aiutata dalla straordinaria somiglianza e dal trucco di Jenny Shircore, l’attrice riesce a emulare in maniera impressionante movenze, sguardi e toni di voce, rendendo allo spettatore ben tre personaggi diversi: Norma, Marilyn, ma anche il personaggio di Elsie che la Monroe interpretava ne Il Principe e la ballerina. Un’interpretazione da brivido – gli Oscar, ingiustamente, le hanno preferito la sempre splendida Meryl Streep – accompagnata da un cast straordinario, Branagh e Dench su tutti.

Francesca Casella

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