‘Poisoned: il pericolo nel piatto’. Il documentario sulla crisi alimentare negli States

Poisoned: il pericolo nel piatto (Poisoned: The Dirty Truth About Your Food nella versione originale) è un documentario del 2023 diretto da Stephanie Soechtig. Si tratta di un reportage che intende approfondire la questione delle malattie mortali trasmesse attraverso il cibo negli Stati Uniti. Mediante interviste alle istituzioni e ai familiari delle vittime, il film indaga gli aspetti più oscuri di queste problematiche e le ripercussioni sui consumatori.

Prodotto da Ross Girard, Ross Dinerstein, Kristin Lazure e Rebecca Evans. Disponibile su Netflix dal 2 agosto 2023.

Poisoned: il pericolo nel piatto, di cosa parla

La storia inizia tra i corridoi di un grande supermercato americano. Ad introdurre il discorso è Bill Marler, avvocato di lungo corso specializzato nella tutela dei consumatori. Bill afferma che le verdure a foglia larga sono alimenti ad alto rischio di agenti patogeni. A seguire la carne, le uova e le arichidi.

Inizia senza sconti il documentario della Soechtig, che rivela in maniera diretta uno dei mali meglio radicati nella società statunitense. La contaminazione degli alimenti, con conseguente diffusione su larga scala, non è un evento che capita raramente. Il reportage ripercorre, infatti, alcune delle più grandi e pericolose epidemie che hanno interessato gli Stati Uniti dagli anni ’80 ad oggi in maniera continuativa e in proporzioni enormi. Dalla circolazione dell’Escherichia coli 0157 attraverso gli hamburger di Jack in the box ai numerosi e ripetuti casi di salmonella nel pollame e nella verdura contaminata, Poisoned smaschera con maestria gli interessi e le defiance politiche di un sistema che tiene a definirsi tra “i più sicuri al mondo”.

Poisoned: il pericolo nel piatto, il ruolo delle istituzioni

Le vicende che coinvolsero la catena di fast food Jack in the box hanno cambiato per sempre le regole sulla cottura della carne. Il batterio, che è innocuo nella maggior parte dei casi, aveva contaminato il macinato responsabile della sua diffusione e della morte in particolar modo di bambini. La multinazionale era a conoscenza che gli hamburger non fossero cotti abbastanza, pertanto perse la causa legale intentata dall’avvocato Bill Marler.

Il racconto della regista procede spedito con l’opera di smascheramento di bugie, approssimazioni e fare omertoso di aziende, organi preposti al controllo (ad esempio USDA e FDA) ed infine del governo federale. Delegando gran parte della responsabilità ai consumatori.

Si tratta di un affare molto complesso, e il documentario non intende chiaramente polarizzarsi a favore delle vittime, anche se è una deriva piuttosto lecita. Immaginiamo un sistema stratificato, con organi dalle funzioni divise e interconnesse e un sistema legislativo complicato e immischiato con i centri di interesse politico ed economico. Questa è l’America. Dove vige il pericolo che il profitto vinca sull’etica. Il Paese in cui non risulta semplice considerare la salmonella un agente inquinante e evitare di immettere nel mercato i cibi che lo contengono. Il luogo dove promulgare una legge in proposito comporterebbe l’eventualità di opposizione strenua da parte dei produttori.

Poisoned: il pericolo nel piatto, un documentario indispensabile

Stephanie Soechtig è una documentarista “impegnata” che ha già firmato prodotti come Fed Up, Knock Down the House e The Devil We Know. La sua cifra stilistica concerne la capacità di procedere in maniera incalzante, scrupolosa e dettagliata, senza perdere di vista il contatto umano con le vittime. Anche se l’andamento del documentario segue le regole previste per un prodotto come questo, ovvero tesi dichiarata, tesi dimostrata – attraverso le interviste – e conclusione amara, ci troviamo dinanzi ad un excursus attuale e di grande impatto divulgativo.

Lo scopo del lavoro di Soechtig non è quello di risolvere una questione spinosa e intricata sotto molteplici punti di vista, ma di illustrarla nel dettaglio per aumentare la consapevolezza in chi sceglie cosa e come consumare gli alimenti. Se c’è una soluzione, questa passa per una cognizione comunitaria che dovrebbe spingere “dal basso” per una risoluzione. In tal senso, il reportage manca di questo guizzo finale e, nel tentativo di mostrare ogni aspetto della problematica, rischia di lasciare indietro approfondimenti necessari quali quello sugli allevamenti intensivi, veri responsabili delle infezioni batteriche.

Sono Diletta e qui puoi trovare altri miei articoli