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Sky Film

‘La bella estate’ di Laura Luchetti. Recensione

Laura Luchetti dà un’impronta tutta personale al romanzo di Cesare Pavese, mantenendone la delicatezza dei toni, delle psicologie, delle ambientazioni. Dal 17 febbraio è in programmazione su Sky Cinema.

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La bella estate

 La bella estate di Laura Luchetti, presentato al festival di Locarno, è ora disponibile su Sky Cinema.

La Bella Estate conversazione con Laura Luchetti

Laura Luchetti ha già dimostrato una grande sensibilità nei suoi lavori precedenti: Febbre da fieno, Fiore Gemello, Nudes. Ora si avverte lo stesso pudore nell’avvicinarsi ai temi dell’adolescenza e all’opera di Pavese (di cui ha curato anche la sceneggiatura), nel renderla a modo proprio, senza troppo tradire l’originale, per ricostruzione narrativa, ambientazione, delicatezza nella resa dei personaggi.

Il film è prodotto da Kino Produzioni, Lucky Red, 9.99 Films e Rai Cinema con il contributo del Ministero della Cultura e il sostegno di Film Commission Torino Piemonte. Distribuito in Italia da Lucky Red.

La bella estate Trama

Torino, 1938. A Ginia, che si è appena trasferita in città dalla campagna, il futuro sembra offrire infinite possibilità. Come tutte le ragazze della sua età vorrebbe innamorarsi, e trova il suo uomo in un giovane pittore. A condurla alla scoperta degli ambienti artistici della Torino bohémien è Amelia: poco più grande, sensuale e provocante, è diversa da tutte le persone che abbia conosciuto in vita sua, e pronta a scuotere le sue certezze. Divisa tra il senso del dovere e la scoperta di un desiderio che la confonde, Ginia è travolta da emozioni a cui non osa dare un nome. Durante la sua “bella estate” si arrende finalmente ai propri sentimenti, celebrando il coraggio di essere se stessa.

La bella estateGinia e Amelia

La bella estate L’esordio

A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e traversare la strada, per diventare come matte, e tutto era così bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravamo ancora che qualcosa succedesse…”.

Inizia così il romanzo di Cesare Pavese, a rendere tutta la spensieratezza di Ginia (Yile Vianello), che, nel film come nel libro, corre verso il lavoro, attraversando la città con il sorriso, lo sguardo allegro sulle cose. Torino è resa in una luce estiva che suggerisce serenità, bella anche quando si fa autunno, e le foglie risplendono, così come l’acqua del fiume. Sembra voler resistere alla malinconia, alla quale noi invece ci predisponiamo, sapendo che il premio Strega per La bella estate precede di appena due mesi il suicidio dell’autore. Ma l’inquietudine non prende mai il sopravvento sulla composizione delle scene e dell’ambiente. E quando verrà l’inverno (il tempo della storia va da un’estate all’altra) Ginia sarà al centro dell’inquadratura, di fronte all’edificio bianco dove lavora e nel candore della neve.

Gli esterni e gli interni

Gli interni, invece, quelli sì, sono parecchio tristi e bui. Pareti scrostate sulle scale, ombre che si allungano nella cucina di casa e nello studio di Guido e Rodrigues, gli amici di Amelia e ora anche di Ginia. Persino sui dipinti, non proprio il massimo per lo studio di due pittori! Ma gli esterni, al contrario, luminosi, sembrano sottolineare la ricerca di Ginia al di fuori di se stessa, per poi indagare il suo animo, ma solo in un secondo momento. “A Ginia pareva di non aver mai capito prima che cosa fosse l’estate, tanto era bello uscire ogni notte per passeggiare sotto i viali”.

Il tono del film di Laura Luchetti, in realtà, si è mantenuto fedele a quello lieve del romanzo. Spaesamento, confusione, ricerca del vero Sé, sì, ma senza scadere nel dramma.

La bella estate e Nudes

Molto significativo il primo titolo che Pavese aveva dato a La bella estate: La tenda. Una tenda che nel romanzo e nel film si chiude per creare intimità e si apre quando la nostra Ginia si trova nuda sotto lo sguardo insostenibile degli altri. Nudes, non a caso, è anche il titolo della serie televisiva che la Luchetti ha girato per la Rai due anni fa.

Allora, noi abbiamo chiuso le nostre riflessioni su Nudes proprio con la curiosità verso il suo nuovo film, di cui già si parlava. Deve avere avuto una lavorazione lunga, ma la cura della regia la giustificherebbe. Nell’attesa di vedere La bella estate, dicevamo che se pure è ambientato in un passato lontano, si tratta ancora della ricerca d’identità nel periodo incerto dell’adolescenza. Che Laura Luchetti aveva saputo restituirci, fin lì, in una maniera molto convincente.

Il personaggio di Ginia

Ginia è una ragazza cresciuta troppo in fretta nelle responsabilità, ma non nella consapevolezza di sé. In questo esordio d’estate la vediamo mortificata nella sua divisa di lavoro. Lavoro in un atelier in centro, dice con orgoglio, ma è davvero poca cosa per quell’ambiente di artisti squattrinati e vanesi in cui la introduce Amelia. Bohémien non si capisce quanto per posa, per convinzione o per convenienza. Sono comunque personaggi sui quali la regista sembra non voler insistere più di tanto, quasi solo funzionali al processo psicologico di Ginia.

Guido (tra i due pittori il più serio; l’altro, Rodrigues, è più farfallone) è un oggetto di desiderio un po’ tiepido, rispetto all’esplosione amorosa vissuta da Ginia sulla pagina scritta. Il passaggio per la scoperta della vera attrazione, quella per Amelia.

Gli altri personaggi e interpreti

La macchina da presa è sempre vicinissima al volto di Yila Vianello, a cogliere tutte le sfumature dei suoi sorrisi e degli sguardi. Così come lo era a quello di Anna (Anastasiya Bogach) in Fiore gemello o ai tre ragazzi di Nudes.

La bella estate

Una scena tratta da ‘Fiore gemello’

Laura Luchetti torna a dirigere Nicolas Maupas, che qui è Severino,  il fratello di Ginia, al quale ha voluto dare più spessore che nel libro. Severino è un personaggio positivo, rispetto agli altri due maschi evanescenti. È un giovane degli anni Trenta/Quaranta che sembra portare addosso lo sconforto della guerra che verrà, ma nello stesso tempo, sa accogliere i segreti di Ginia. Non c’è bisogno di grandi confidenze. Basta essere davvero presente e lui lo è con discrezione in questa bella intesa tra fratelli.

Amelia è quella che più di tutti si discosta dal romanzo. Pavese non l’ha dipinta così perturbante come Deva Cassel. Neppure così elegante, né sofisticata. Prova piacere Ginia a pensare che in costume da bagno ha i fianchi larghi e che “come fattezze dava un po’ l’idea del cavallo”, che  indossa lo stesso vestito perché ha solo quello, e va in giro senza calze perché non le possiede.

Eppure sarebbe stato bello diventare di colpo come Amelia, bruna, slanciata e indifferente.

Non fosse per evitare fraintendimenti, oseremmo dire che Deva Cassel è esageratamente bella. Quasi una presenza femminile troppo perfetta, ieratica, che rende benissimo l’indifferenza, l’enigma del suo mondo interiore, ma non di questo mondo. Tanto che l’attrazione di Ginia è scontata, come quella di ogni spettatore davanti a una bellezza che lascia senza fiato. La vedremo presto nel ruolo di Angelica ne Il Gattopardo e siamo curiosi di incontrarla in un altro personaggio che incanta tutti per il suo fascino, ma ancora più inaccessibile di Amelia, almeno nel romanzo di Tomasi di Lampedusa.

Il personaggio di Severino come omaggio a Cesare Pavese

Siamo in pieno periodo fascista, ma Gina, Amelia, Guido e tantomeno Rodrigues sembrano preoccuparsene. Solo Severino, come si diceva, ha quei modi dolenti che ci ricordano Cesare Pavese, che pure nel romanzo non nomina il regime neanche di sfuggita. Non avrebbe potuto: La bella estate è stato scritto nel 39, lo stesso anno della sua ambientazione. E chissà che Laura Luchetti non abbia voluto attribuire a Severino qualcosa dello scrittore. Lui studia di notte, scrive racconti, è spesso ripreso negli interni con poca luce. Bellissima, invece, la scena in cui, sul balcone di casa, offre la sigaretta a Ginia. Fratello e sorella fumano uno di fianco all’altro, di fronte a noi, in un’inquadratura che racchiude la loro rinnovata intesa. Severino ha accettato il percorso di Ginia, non importa in quale direzione, senza giudicarla, ma accogliendolo senza parole inutili.

Musiche e location

La colonna sonora è stata registrata da Francesco Cerasi (sue le musiche originali) insieme all’Orchestra di Roma. Gli spunti melodici rendono la storia ancora più avvolgente, così come le location, in una Torino del passato suggestiva senza inutili narcisismi.

I due registi Fabio e Damiano D’Innocenzo raccontano della loro nuova miniserie ‘Dostoevskij’

La bella estate

  • Anno: 2023
  • Durata: 110 minuti
  • Distribuzione: Lucky Red
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Laura Luchetti
  • Data di uscita: 24-August-2023

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