In Sciaraballa, Dario (Franco Pinelli), da quando è in pensione, si sente solo e svuotato. Per rendersi utile e ammazzare un po’ il tempo, fa un salto dal figlio Mimmo (Domenico Pinelli) che non è in casa. Ad accoglierlo, Clara (Giada Foletto) e Mirco (Daniele Rienzo), coinquilini di Marco. Dario, un tipo un po’ bizzarro, visibilmente smarrito, chiede di dare un’occhiata alle utenze, certo che i tre stanno pagando più del dovuto. Clara annuisce, lo fa accomodare e, intanto, telefona a Marco e gli chiede di rientrare al più presto a casa.
Sistemati i pagamenti delle utenze, Dario, vestiti i panni dell’idraulico, ripara un lavandino che gocciola. Per ringraziarlo del pronto intervento, Mirco lo invita a pranzo e gli cucina un pranzetto con i fiocchi. Dopo aver ciondolato tutto la giornata in un vivaio, Marco rientra a casa. Il papà sta per andare via, ma i due si guardano negli occhi. Un attimo dopo Marco gli chiede se è vero, come gli ha detto la madre, che piange sempre più spesso. Dario, ha gli occhi lucidi, non nega la fragilità delle propria condizione emotiva e, dal canto suo, dopo qualche esitazione, Mirco gli confessa che quel giorno non è andato al lavoro. Sarà Dario a dare un taglio al confronto che, in maniera disarmante, gli ricorda che loro due non si sono mai confidati.
Un corto sugli analfabetismi affettivi
É l’indicibilità di certe emozioni il file rouge che attraversa Sciaraballa. Un corto intimista e d’atmosfera, che ruota intorno a due personaggi che cercano, disperatamente, un posto nel mondo. Dario, ormai in pensione, ritiene la propria vita al capolinea; Marco, alla ricerca di un proprio equilibrio interiore, sente, invece, il peso di dover affrontare un futuro ricco di incognite e incertezze. A rendere l’atmosfera meno cupa, Mirco, un giocherellone, insegna a Dario lo sciaraballa, una danza dove bisogna solo muovere il bacino in senso orario e gesticolare un po’ con le braccia.
Per il corto di diploma al CSC, Mino Capuano, già autore del pregevole Quanno chiove, lungometraggio strutturato su tre storie, ispirato alle canzoni di Pino Daniele, si affida a Franco Pinelli, caratterista napoletano, interprete di diverse pellicole: Io c’è di Alessandro Aronadio, Una festa esagerata di Vincenzo Salemme, Un giorno all’improvviso di Ciro D’Emilio, Qui rido io di Mario Martone e Invisibili di Federico di Cicilia.
Capuano è affiancato in sede di sceneggiatura da Filippo Barbagallo e Mattia Caprile.