Once We Were Strangers, lungometraggio d’esordio di Emanuele Crialese in concorso al Sundance Film Festival nel 1998, è ora disponibile su MUBI.
Di cosa parla Once we were Strangers
I due protagonisti, Antonio e Apu, sono immigrati che vivono a New York e inseguono il sogno americano.
Il primo, cuoco italiano, si rifiuta di cucinare una carbonara con l’aglio e perde il lavoro. Il secondo, indiano, per guadagnare qualcosa in più, insieme al lavoro in cucina fa la cavia in un laboratorio.
Antonio si innamora di Ellen, speaker radiofonica dai tratti leonardeschi, e vive alla giornata tentando di conquistarla.
Apu si prepara all’arrivo di Devi, sposa sconosciuta a cui i genitori l’hanno destinato dall’infanzia.
Le cose però si complicano e le aspettative iniziali appaiono disattese: Ellen deve partire per Parigi e Devi sembra non adattarsi alla vita newyorkese.
L’infrangersi del sogno americano
Emanuele Crialese, all’epoca da poco laureato alla New York University, realizza un film che ha già in sé i temi centrali della sua filmografia successiva: la vita degli ultimi, l’integrazione e la speranza.
Antonio e Apu, dall’ombra di una soffitta e di uno scantinato, tentano di integrarsi e avere una loro dimensione all’interno della logica americana.
Antonio ricerca il senso della propria identità nel coronamento dell’amore con Ellen. Apu risparmia per aprire un ristorante italiano, avere una casa tutta finestre all’ultimo piano e diventare ricco in quello che sente adesso come il suo Paese.
Ma la dissonanza con l’ambiente circostante diviene sempre più forte: il sogno americano si sgretola nei tentativi fallimentari di affermazione personale e le vecchie tradizioni, dimenticate e rinnegate, tornano come fantasmi a sottolineare l’inadeguatezza a un mondo che ti vuole omologato e senza identità.
Antonio, incosciente e ostinato, tra inseguimenti in bicicletta e gesti romantici eclatanti conquista la ragazza; Apu cerca in tutti i modi di essere americano, di sfruttare la libertà che pensa derivarne e d’insegnarla a Devi. Tuttavia, una società che non dà senza ricevere, con i suoi meccanismi e le sue condizioni, separerà i primi e proprio Devi, invece, insegnerà e mostrerà ad Apu il lato più triste e difficile del dover, necessariamente e obbligatoriamente, assomigliare agli altri per sentirsi legati ad un luogo. Soprattutto quando quel luogo prometteva felicità, redenzione e nuove possibilità.
Ed è un luogo che Emanuele Crialese in Once We Were Strangers tratteggia in maniera inusuale e diversa da come si è soliti immaginarlo. Inquadra una New York lontana dalla Manhattan caotica e di successo, e mostra una città sospesa, malinconica e silenziosa, le cui luci riflettono le vite di coloro che non sono abituati a stare sotto i riflettori. Vite incerte e speranzose di invisibili che in tutto questo silenzio riescono però a far rumore.