Mark Cavendish è un ciclista britannico che ha fatto (e sta facendo) la storia. Netflix decide di omaggiarlo con un documentario.
Uscito sulla piattaforma oggi, il 2 Agosto per raccontare vita, successi, cadute e forza di rimettersi in piedi del ciclista, anche nei momenti più bui.
Dalla regia di Alex Kiehl, il documentario è un viaggio tra le testimonianze e le interviste delle persone più vicine a Cavendish e i filmati delle sue gare. Dalla moglie, al suo allenatore e al medico che temette per la sua vita, la storia ancora incompleta del grande ciclista è stata raccontata da ogni punto di vista, per immergerci completamente nel suo percorso fino ad oggi.
Una storia di vittorie…
Cavendish è, attualmente, uno dei ciclisti più famosi al mondo. Affamato di vittorie, ne ha conquistata una dopo l’altra fin da quando era giovanissimo e ha continuato la sua scalata verso il successo fino ad aggiudicarsi ben trentaquattro tappe del Tour de la France, la gara più importante del mondo del ciclismo.
A pari merito con Eddie Merckx, l’uomo che, prima di Cavendish, deteneva il primato per numero di vittorie tutto da solo.
Se sei bravo, vuoi essere ancora più bravo. E quando sei più bravo, lo diventi ancora di più. Cresci.
Attraverso dei salti temporali, la storia di Mark si mostra in due forme completamente diverse, dalla colossale ascesa verso la fama fino al declino che lo vide vicino alla fine nel 2018.
… e di sconfitte
Come nelle favole. Un uomo smarrito in cui nessuno crede più.
Cavendish non è stato sempre un vincitore. Nel documentario conosciamo meglio la parte di vita buia e travagliata del campione. Attraverso racconti personali e interviste ripercorriamo ogni sua caduta, fisica e mentale, compresa la depressione clinica.
Il protagonista di questa storia è stato mostrato in ogni sua sfaccettatura: è un ciclista veloce, bravo a vincere, un uomo affettuoso con la famiglia e divertente. Ma anche impaziente, maniacale, affatto diplomatico e sottoposto a una pressione spaventosa.
L’altra faccia dei media
Attraverso la sua storia conosciamo la grande crudeltà del mondo dello sport: quella dei media. I media che adorano i campioni, li elogiano, li intervistano con curiosità e affetto e tuttavia sono pronti a lasciarli immediatamente, a bistrattarli e a metterli sotto costante osservazione.
In un mondo così volubile, che passa dalla totale adorazione alla più completa indifferenza o, peggio ancora, all’astio, Cavendish fa di tutto solo per continuare a fare quello che più ama: andare in bici.
La sua gioia non era gareggiare in bici. Era andare in bici.
A prescindere da cosa gli venga detto e da cosa si pensi di lui. E di lui non si dicevano solo cose belle, in giro. Aveva, anzi, la fama di essere piuttosto scorbutico.
Su Mark Cavendish e la sua forza di rialzarsi
L’identità di Cav si definisce nelle vittorie. Lui vive per questo. Ma com’è la vita senza le vittorie in bici?
Guardando ascesa e declino del campione, ci si chiede come sia stato possibile per lui riprendersi veramente. In un mondo che spesso la lascia in secondo piano, Cavendish con la sua storia insegna a prestare attenzione alla salute mentale, un fattore di vitale importanza.
La storia di Mark Cavendish parla di rivalse. Prima ancora che di vittorie. E’ la vicenda di un uomo che ha saputo rialzarsi più e più volte, letteralmente e metaforicamente. Non si vedono tutti i giorni personalità come la sua, così agguerrite e testarde.
Mark Cavendish: in corsa contro il tempo, un documentario per tutti
Anche se non si è fan di questo sport, il documentario risulta interessante e appassionante. Figuriamoci per un vero amante del ciclismo o i fan di Cavendish.
Le musiche che accompagnano la visione sono un perfetto sottofondo. Utili i salti temporali avanti e indietro nel tempo, per creare un contatto più profondo col Mark del passato e quello del presente. All’apparenza due persone distinte.
Il documentario potrebbe essere d’aiuto e di ispirazione per moltissime persone che stanno affrontando un periodo buio della propria vita. Mark Cavendish, in tutti i suoi difetti, nella sua umanità, è di grande esempio a tutti noi.
La sua storia non è ancora finita, e non ci resta che tifare per lui.
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