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Netflix Film

L’orrore che rompe la quiete: ‘La Dama del Silencio’, la recensione

Disponibile dal 27 Luglio su Netflix il documentario su Juana Barraza, killer e wrestler messicana condannata per aver ucciso 42 donne anziane. Lo abbiamo visto per voi

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La dama del Silencio

I mostri sono reali. Vivono dentro di noi e a volte vincono”. Nel 1977 Stephen King scriveva queste parole in uno dei suoi maggiori successi, Shining. Parole che oggi ci risultano più che mai attuali se applicate alla visione del documentario La Dama del Silencio, di Marìa Josè Cuevas.

La regista messicana porta sullo schermo la storia di Juana Barraza, che tra il 1998 e il 2006 si è macchiata di violenti omicidi che coinvolgevano persone della terza età, e per i quali è stata condannata a 759 anni di reclusione.

Costruzione e forma

Fin dalle prime battute, il documentario si mostra preciso e puntuale in quello che vuole essere il suo scopo: crudo, diretto, efficace. Accompagnato anche da un tema musicale che ben si addice all’inquietudine e alla descrizione della visione, ci si trova immersi fin da subito in un clima di paura e ansia in crescendo, esattamente come espresso dalle varie testimonianze di chi ha partecipato.

La dama del Silencio: la storia in breve

Juana Barraza, anche detta La Mataviejitas (l’Ammazzavecchiette),  è una ragazzina che nasce nel 1957 in Hidalgo, un piccolo stato a nord di Città del Messico. Figlia di una donna che la barattò per qualche bottiglia di birra, Juana crebbe in condizioni disumane. Vittima purtroppo di un abuso, vive anche la morte di un figlio, il maggiore di quattro. Inizia una carriera come wrestler, specializzata nel lucha libre, ottenendo il “nome d’arte” La Dama del Silencio, da cui il titolo del docufilm . Di lì a poco, la donna intraprese un’altra carriera, ancor più violenta e terribile: quella che l’avrebbe portata ad uccidere numerose persone e che l’avrebbe consegnata alla storia come una mostruosa criminale.

Il merito di Netflix e il metodo Cuevas

La piattaforma streaming ha il merito di aver reso  disponibile quasi a tutti una vicenda poco conosciuta in Italia, ma che ha segnato un periodo nero della cronaca. La situazione fu aggravata dalle critiche alle autorità, ree di essere state definite troppo superficiali nella valutazione  nell’ entità delle indagini, sottovalutando un pericolo che si stava espandendo a macchia d’olio. Approssimazione e banalità guidarono gli agenti dell’epoca, con valutazioni fin troppo arrangiate, come l’erronea ipotesi del genere del killer, creduto inizialmente un uomo, oppure una prostituta travestita.

Nel prodotto di Netflix si ripercorre a regola d’arte il percorso de “La Dama”, attraverso interviste e immagini di repertorio, donando però allo spettatore la libertà di unire da solo i pezzi e costruire da sé la storia. Cuevas ci fa capire che solo immergendoci nell’orrore possiamo davvero recepire il messaggio e avere così un chiaro piano di quelle che sono le sue intenzioni per lo spettatore. La regista ci fa aderire alla mentalità turbata e perversa dell’omicida, facendoci capire in parte (in senso lato) anche lo status in cui si trovavano le vittime con cui lei aveva a che fare.

Il film riproduce un quadro drammatico, crudele e forte, esasperante e terribile.

Vuole allarmarci e tenerci sospesi, vuole rendere un po’ nostro il dolore e la paura che di coloro che sono rimasti in vita e hanno, purtroppo, vissuto quei giorni. Sembra quasi come se Cuevas voglia punirci per tutti questi anni di “ignoranza” in cui abbiamo inconsapevolmente ignorato la vicenda, non conoscendola. Si concede il diritto di spezzare la nostra quiete e renderci coscienti di una delle più terribili vicende dell’epoca moderna.

Per il tipo di messaggio, per il tipo di trasposizione e montaggio, unita ad un’impeccabile colonna sonora, ma anche solo per dovere di cronaca e insegnamento sulla differenza tra Bene e Male, questo documentario merita di essere visto e può essere considerato un piccolo gioiellino che Netlifx rende disponibile.

Il trailer de La dama del Silencio

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