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Conversation

‘Fratello e Sorella’ conversazione con Arnaud Desplechin

In Fratello e Sorella Arnaud Desplechin riesce ancora una volta a trasformare il linguaggio del cinema in romanzo poetico

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aranud desplechin fratello e sorella

In Fratello e Sorella Arnaud Desplechin riesce ancora una volta a trasformare il linguaggio del cinema in romanzo poetico. Con il regista francese abbiamo conversato in occasione del Rendez Vous del Cinema Francese 2023 dove il film è stato presentato in anteprima nazionale.

Arriva in sala con Movies Inspired il film Fratello e sorella di Arnaud Desplechin. Il film è al cinema dal 3 agosto, dopo essere stato presentato a Cannes.

aranud desplechin fratello e sorella

Fratello e sorella di Arnaud Desplechin

Il tuo è un cinema fatto di vertigini narrative che mettono in relazione avvenimenti lontani nel tempo e nello spazio. Così succede anche nel caso di Fratello e sorella, ma qui il montaggio, raccontando senza soluzione di continuità due morti altrettanto assurde, risponde a un’esigenza non tanto narrativa quanto filosofica, volta a formulare una visione del mondo che fa da premessa alle vicende del film. Con essa sembri volerci dire che la morte è l’ineluttabile orizzonte in cui si compie ogni atto dell’esistenza umana.

Sicuramente sì, e, se posso dirlo in altre parole, ho voluto aprire questo film mettendo in scena tutto ciò che mi terrorizza, cioè cose alle quali non saprei come replicare. Sicuramente saremmo tutti in difficoltà di fronte a situazioni del genere, ma io appartengo a quel tipo di persone che veramente non saprebbero come sopportare due delle cose peggiori a cui io posso pensare e cioè la morte di un figlio seguita da quella dei genitori. All’inizio Louis è così disperato per la scomparsa del suo bambino da cacciare di casa il cognato. Lo stesso fa con la sorella alla quale sul pianerottolo urla di andarsene. Poi c’è l’incidente dei genitori, un’esperienza che purtroppo ho conosciuto anch’io, ma che per fortuna non ha avuto conseguenze altrettanto tragiche. Volevo aprire il film mettendo lo spettatore di fronte al peso di due eventi inevitabili. Non possiamo impedire la morte dei genitori né quella dei nostri figli perché è una condizione sempre presente nella vita di tutti. La domanda però è un’altra e cioè che ne facciamo di tutto questo? Come possiamo andare avanti confrontandoci con l’inevitabilità di queste cose?

aranud desplechin fratello e sorella

I sentimenti

Nell’impianto generale dei tuoi film, e così anche in questo, coesistono diverse forme cinematografiche. In Fratello e sorella abbiamo il dramma borghese, il teatro e addirittura il western. Al di là dell’aspetto ludico e della libertà espressiva che sono caratteristiche essenziali del tuo cinema anche qui mi pare che la struttura cinematografica suggerisca altro: nello specifico il primato dei sentimenti la cui centralità è destinata a rimanere indipendentemente dalla forma con cui scegli di metterli in scena.

Sì, questa è un po’ la mia maniera di concepire il cinema. Io so che la settima arte può raccontare la verità in tanti modi diversi, indipendentemente dalla forma, appunto. Prendi la scena in cui Patrick Timsit, deve comunicare a Louis la notizia dell’incidente dei genitori. Per farlo lo vediamo cavalcare attraverso lo splendido paesaggio dei Pirenei. In quel momento è vero che il film assume le forme di un western perché c’è l’amicizia, c’è questo paesaggio meraviglioso, c’è lui che vive sperduto in un posto lontano da tutto e da tutti. Lo stile è il modo di raccontare, è quello tipico di questo genere di film. Peraltro quello è forse l’unico momento in cui c’è un paesaggio così aperto perché la maggior parte della storia si svolge in spazi chiusi, nell’appartamento o in ospedale.

Detto questo, a mio avviso, bisogna trovare la verità dei sentimenti, indipendentemente da quella che può essere la forma del dramma borghese, del western o del teatro. Io poi non mi ritengo di essere qualcuno che sa già tutto prima di cominciare a realizzare un film e così è successo con la scena in cui Louis fuma l’oppio: a un certo punto lo vediamo  come se fosse all’interno di un film fantastico mentre vola sopra la città per andare a ritrovare sua madre. In precedenza abbiamo scoperto che Louis ha sempre avuto dei rapporti difficili con lei, ma durante le riprese non mi ero molto preoccupato di questo. Mi stavano a cuore le inquadrature, mi interessava che la scena fosse perfetta, poi al mixaggio mi sono accorto che lui si chiama Louis e sua madre Marie Louise; quindi, al di là di quello che può essere successo nella loro vita e dalle liti che hanno avuto, erano destinati a rincontrarsi e abbracciarsi, ed era questa la verità del sentimento che volevo raccontare. Per farlo mi sono appellato a uno stile assolutamente fantastico, con lui che sotto l’effetto dell’oppio inizia a volare alla volta di sua madre.

Anche nella versatilità della narrazione si trovano significati che vanno oltre ciò che vediamo nelle immagini. Così capita di vedere Louis in veste di narratore parlare in faccia alla mdp. In un altro passaggio invece sono i pensieri di Alice a essere raccontati da un narratore esterno. In tal caso l’eterogeneità della narrazione non è fine a sé stessa, ma ti serve per replicare la realtà che si manifesta davanti ai nostri occhi in maniera sempre diversa e imprevedibile. Riportare sullo schermo la realtà così com’è. Le tue scelte stilistiche ne danno conto rispettandone la verità.

Sì, anche perché sappiamo tutti che la vita non è mai di un solo colore. Anche nelle tragedie più grandi spesso c’è una parte di cose divertenti e comiche: c’è sempre un mix di tragedia, di grottesco e di ridicolo: questi due aspetti della vita sono sempre mischiati e io anche come spettatore amo vedere film di questo tipo. Come regista mi piace mischiare i generi: magari posso fare un film che è perfettamente tradizionale nella forma per l’80% del tempo, poi, succede ciò che non ti aspetti quando vedi Alice che parla e sentiamo una voce fuori campo che racconta i suoi pensieri più profondi. La sorpresa è la conseguenza del piacere di servirmi di tutti gli strumenti messi a disposizione dal cinema. Non mi piace fare film puri. Al contrario amo fare film che non lo sono.

Gli interpreti di Fratello e sorella di Arnaud Desplechin

Mi ha colpito tantissimo la scelta di utilizzare Patrick Timsit in chiave drammatica. In Tromperie avevi adottato lo stesso principio con Denis Podalydès: in Italia siamo per lo più abituati a vederli nelle commedie mentre tu sei capace di tirargli fuori uno spessore drammaturgico davvero sorprendente. Per entrambi si tratta di due interpretazioni da ricordare.

Come ho detto prima, non solo mi piace mischiare i generi cinematografici, ma anche gli attori chiamandoli a interpretate ruoli che di solito non fanno. Mi piace sia come cineasta che come spettatore anche perché non credo ci sia un cinema nobile e un cinema popolare: esiste il cinema e quindi non mi piace l’esistenza di una separazione tra gli attori, con alcuni che vengono chiamati a fare solo commedie popolari come se non fossero in grado di lavorare in contesti più colti. Per quanto mi riguarda ammiro moltissimo Patrick Timsit.

In Fratello e Sorella interpreta il personaggio di un ebreo che è un carissimo amico di questa famiglia cattolica chiusa in se stessa anche a causa di liti e conflitti familiari. La sua presenza è come se aprisse un po’ le finestre di questa casa, spalancandola al mondo. Considerato che io sono nato cattolico e francese mentre Patrick ha avuto i suoi natali in Algeria, questo ha fatto sì che sia stato lui a portare un colore diverso al film. Il suo ruolo è molto interessante e importante. Lo stesso è capitato con Denis Podalydès che, oltre a essere un attore, è anche uno scrittore, quindi in Francia è conosciuto anche in tale veste. Questo mi ha fatto pensare che sarebbe stato perfettamente in grado di interpretarne uno al cinema. Poi quello che dici tu è vero. In Francia lo ingaggiano solo commedie commerciali mentre a teatro ha dei ruoli di livello altissimo. È strano che il cinema non gli chieda di farne altrettanti. Quando gliel’ho proposto ha accettato subito.

La regia di Arnaud Desplechin non solo per Fratello e sorella

Mi sembra che tu chieda ai tuoi attori di stare davanti alla macchina senza alcuna reticenza. È così ? E se sì, come arrivi a questo risultato?

Per quanto riguarda il mio lavoro con gli attori chiedo sempre a loro di darmi qualche cosa di molto personale, come dicevi tu, senza alcuna reticenza. Forse ci riesco perché glielo propongo in maniera dolce, senza brutalità e soprattutto perché sanno che anch’io lo faccio; che anch’io do tutto me stesso, do quello che sono, do la mia essenza. Poi faccio una cosa vietata da tutti i manuali di regia. Li c’è scritto che non bisogna mai far vedere a un attore una scena recitata e invece io, prima di qualunque scena, interpreto tutti i ruoli. Sono pessimo come attore, ma lo faccio con tutto quello che ho, senza alcuna vergogna, senza alcuna reticenza. Per questa ragione quando i miei attori interpretano la scena la fanno sicuramente molto meglio di me, ma vedendo che lascio cadere qualunque pudore, qualunque vergogna, loro sono spinti a fare lo stesso.

Fratello e Sorella di Arnaud Desplechin

  • Anno: 2023
  • Durata: 110'
  • Distribuzione: Movies Inspired
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Arnaud Desplechin
  • Data di uscita: 03-August-2023

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