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Un incontro graffiante: Hugh Jackman e il regista Gavin Hood in Italia per presentare “X-men Le origini-Wolverine”

“Quando ho cominciato a simulare il personaggio di Wolverine, buono ma non simpatico, spigoloso, l’ho visto un po’ come l’archetipo dello schermo, un condensato di diversi eroi cinematografici. Con questo film si è un po’ evoluto, perché, mentre prima ignorava il proprio passato, ora abbiamo avuto modo di mettere i puntini sulle lacune”.

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Quando ho cominciato a simulare il personaggio di Wolverine, buono ma non simpatico, spigoloso, l’ho visto un po’ come l’archetipo dello schermo, un condensato di diversi eroi cinematografici. Con questo film si è un po’ evoluto, perché, mentre prima ignorava il proprio passato, ora abbiamo avuto modo di mettere i puntini sulle lacune”.

A parlare è il sex symbol del grande schermo Hugh Jackman, il quale, dopo aver vestito i panni del supereroe artigliato Logan alias Wolverine in “X-Men” (2000), diretto da Bryan Singer e tratto dall’omonima serie a fumetti Marvel, è tornato poi a ricoprire lo stesso ruolo nei sequel “X-Men 2” (2003), sempre per la regia dell’autore de “I soliti sospetti”, e “X-Men-Conflitto finale” (2006), a firma di Brett”Rush hour”Ratner.

Ora lo ritroviamo impegnato a far luce sulla genesi di questa affascinante macchina da guerra dalle incredibili doti taumaturgiche nel prequel “X-Men Le origini-Wolverine”, diretto dal sudafricano Gavin Hood che, interprete negli Anni Novanta di diversi action-movie a basso costo (lo possiamo vedere in “Senza esclusione di colpi 2” e “Kickboxer 5”) e autore nel 2005 della pellicola premiata agli Oscar “Il suo nome è Tsotsi”, osserva: “Quando Hugh mi ha avvicinato per la prima volta sono rimasto sorpreso, perché non avevo mai fatto un film del genere, poi, però, abbiamo parlato e riflettuto molto sulla tradizione cinematografica dell’eroe solitario alla Clint Eastwood; quindi, mi sono andato a leggere i fumetti da cui è tratta la serie e ho scoperto molti elementi del personaggio di Wolverine, come il fatto che si dedichi all’autoanalisi, tanto che la sua storia finisce per rappresentare un po’ il punto di rottura con il citato eroe che non ha bisogno di nessuno”.

Come c’era da aspettarsi, quindi, non siamo più nel futuro prossimo dei primi tre lungometraggi, ma in un passato non troppo distante, collocabile all’incirca negli Anni Settanta, con flashback che ci portano indietro anche di 150 anni; mentre assistiamo alla tragica storia d’amore tra Kayla Silverfox (Lynn Collins) e il protagonista, membro del Team X, gruppo di militari sotto copertura composto esclusivamente da mutanti quali il feroce Victor Creed/Sabretooth (Liev Schreiber), fratello di Wolverine, il mercenario specializzato in alta tecnologia Wade Wilson/Deadpool (Ryan Reynolds), l’esperto segugio e cecchino letale Agente Zero (Daniel Henney), il fortissimo colosso obeso Fred J. Dukes/Blob (Kevin Durand), Wraith (Will i Am), in grado di teletrasportarsi, e Bradley (Dominic Monaghan), che può controllare l’elettricità. Tutti sotto la direzione di William Stryker (Danny Huston), tra dialoghi e momenti d’azione dosati con mestiere, senza dimenticare d’introdurre versioni giovani degli storici eroi della saga, da Emma Frost a Ciclope, di cui il regista spiega: “In questa serie, ciò che ho trovato interessante è il fatto che temi e idee siano diversi dagli altri film riguardanti i supereroi, perché qui non abbiamo solo il buono che combatte il male, ma una vicenda meno semplice e più complessa”.

Per quanto riguarda l’effetto speciale più difficile da realizzare, è sicuramente quello per la scena in cui Jackman, completamente nudo, precipita da una cascata di circa 300 metri; per realizzarla, infatti, è stato necessario scannerizzare il corpo dell’attore al fine di ricrearlo digitalmente.

E il protagonista di “Van Helsing”, cui non dispiacerebbe interpretare la saga giapponese di Wolverine e lavorare con il nostro Gabriele Muccino, non può fare a meno di dire la sua sull’ormai noto atto di pirateria che ha colpito il loro film ancor prima dell’edizione definitiva destinata alle sale: “La notizia della copia pirata ci ha spezzato il cuore, perché tutti abbiamo lavorato sodo durante la lavorazione del film; ovviamente, si tratta di una copia vecchia, perché dopo la sua circolazione abbiamo lavorato per altri quattro mesi, ma ci ha rincuorati il grande sostegno che, soprattutto la comunità online, ci ha dato reagendo alla cosa”.

Francesco Lomuscio

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