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‘Operazione speciale: Lioness’. L’avvincente serie su Paramount+

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Operazione speciale: Lioness (Special Ops: Lioness nella versione originale) è una serie spy-thriller ideata da Taylor Sheridan (Tulsa King1923Yellowstone). Disponibile nell’offerta Paramount+ dal 23 luglio 2023 con i primi 2 episodi degli 8 complessivi che usciranno ogni domenica. Dopo gli eventi dell’11 settembre 2001, l’intelligence americana realizza progetti militari in Medio Oriente. Nome in codice Lioness: donne sotto copertura che devono familiarizzare con altre donne per poter eliminare i membri dell’Isis. Al centro della storia, il lavoro – e la vita – di donne che mettono a rischio la propria incolumità per la patria, un’America dal volto controverso.

Si tratta di un prodotto ad alto intrattenimento che mescola elementi con gradiente elevato: azione, guerra, spionaggio e tensione. Zoe Saldaña veste i panni di Joe, la protagonista. Gli altri personaggi femminili principali sono Nicole Kidman (Kaitlyn Meade) e Laysla de Oliveira (Cruz Manuelos).

La serie è prodotta da Bosque Ranch Productions, Blossom Films, 101 Studios e MTV Entertainment Studios.

Operazione speciale: Lioness, la trama

Stati Uniti e Medio-Oriente. Joe (Zoe Saldana, Avatar) è una donna forte e a tratti spietata. È a capo della squadra speciale della CIA, sezione terrorismo. Si occupa di proteggere le donne infiltrate nella cerchia dei leader dell’Isis per poi sopprimerli. La missione è rischiosa e quanto stabilito salta. L’incontro con Cruz Manuelos (Laysla de Oliveira, Locke & Key) è carico di tensione: la marine sembra avere i connotati perfetti per l’incarico. Dal passato burrascoso, con un quoziente intellettivo altissimo e una forma fisica adatta al ruolo, viene testata ripetutamente da Joe per trovare il suo “punto di rottura”. Per essere in grado di intervenire nel momento giusto, qualora qualcosa andasse storto.

Nella sede centrale della CIA, Kaitlyn Meade (Nicole Kidman) coordina le operazioni, invitando Joe a bilanciare vita e lavoro, e a dedicarsi alla sua famiglia. Suo marito Neil (Dave Annable, Brothers & Sisters) è un uomo paziente e gentile. Le figlie sentono la sua mancanza. In un equilibrio precario tra casa e missioni, Joe tiene duro, mentre Cruz entra in contatto con la figlia di un obiettivo.

Le donne al centro del racconto

In quello che sembra essere un sodalizio con Paramount+, Taylor Sheridan crea un nuovo prodotto dalle tinte forti. Dai primi episodi, si deduce che non intende fare sconti e nemmeno consegnare allo spettatore una serie patinata. Dal creatore di successo di Yellowstone, 1883, 1923, Tulsa King e Mayor of Kingstown, arriva una nuova creatura dai tratti dichiaratamente “mascolini”, in cui il fine giustifica sempre i mezzi.

I ritratti femminili partono da questa prospettiva, agendo in condizioni straordinariamente pericolose per uno scopo superiore. Sullo sfondo è presente la grandiosità americana e del suo entourage militare, capaci di generare risorse portentose in grado di gestire operazioni al limite dell’umano.

Nei primi due episodi, la narrazione si concentra sulle vicende di Joe e Cruz. Due donne con vissuti e opportunità differenti. L’arruolamento diventa il canale di scolo in ogni caso, in particol modo nelle periferie in cui l’ufficio di collocamento dei Marines può letteralmente salvare una vita. Questo è il sottotraccia di Operazione speciale: una via d’uscita, ma per ricevere qualcosa in cambio. In una società fondata sull’interesse e sul reciproco scambio, le donne faticano maggiormente e in maniera definitiva. Ancor di più, se si pensa alla plurivocità delle loro condizioni di base. Non a caso il femminismo intersezionale parla proprio di questo.

In un’intervista a The Hollywood Reporter, Zoe Saldana commenta così il suo personaggio:

Joe è una persona schietta. È pulita. Non c’è niente di sporco in quello che fa. Se va fuori controllo, è perché vuole fare la cosa giusta e salvare le persone. È incredibilmente responsabile. Questo doveva essere molto chiaro, perché si può rimanere imperturbabili solo per il gusto di apparire misteriosi e imperscrutabili, oppure perché si è consapevoli del motivo della propria riservatezza. Bisogna controllare le proprie emozioni ed essere cinque passi avanti. È questo che continuava a venir fuori mentre facevo le mie ricerche sul mondo dello spionaggio. Queste persone sono sottoposte a un duro addestramento per anticipare tutto ed essere sempre cinque passi avanti. Perché in qualsiasi momento devono prendere decisioni molto rischiose, che possono salvare molte vite o sacrificarne altre, e devono essere in grado di farlo con grande responsabilità.

Bisogna diventare “leonesse”, farsi maschi in contesti creati per uomini. Per cercare di cambiare le cose per sé e per tutte le altre.

Il rischio di inciampare nello stereotipo

Operazione speciale: Lioness è uno show sfacciatamente identitario. Fa riferimento ad un universo reale, ideologico e cinematografico chiaro, che posiziona buoni e cattivi da parti opposte, senza commistioni. La propaganda milare, l’amore per la patria e l’uso della violenza a scopo di rettitudine/redenzione sono elementi costitutivi di quegli ambienti, ma che Sheridan desidera abbracciare come approccio narrativo. Il rischio è quello di eliminare le sfumature e favorire un’ottica polarizzata, anche nello spettatore.

Le storie di emancipazione femminile possono sembrare di grande appeal, in una realtà nemmeno lontanamente paritaria. Eppure forza, resilienza e determinazione sono qui giustificate se ricondotte ad archetipi maschili, che ben le spiegano e le rivelano al pubblico.

Le considerazioni sul dark side di un prodotto “colosso” come questo servono a vederlo nella sua interezza, senza trascurare gli aspetti più azzardati insiti nell’ideazione dello stesso. Ma se i luoghi comuni esistono per essere superati, bisogna innanzitutto vederli.

Operazione speciale: Lioness, altre tematiche affrontate

Cognizione del bene e del male, lotta al terrorismo, disparità economica e culturale, sono solo alcuni degli epicentri narrativi che la serie di Sheridan sceglie di esplorare. La vita militare rappresenta il punto di partenza e il leit motiv che li raccoglie e li sintetizza tutti. A livello individuale, poi comunitario e ancora per l’umanità intera, l’immagine consegnata dalla serie è drammatica e misantropa. Sulla scacchiera internazionale, in una guerra intestina tra Occidente ed Oriente, si collocano al tempo stesso l’umana bestialità e l’elevazione intellettuale.

Se come suole ripetere la serie, “in guerra ogni mezzo è lecito”, allo spettatore resta da osservare – e cogliere – il punto liminare tra finzione e realtà. Per godersi un prodotto che prima di tutto deve intrattenere. Interiorizzando dell’intento didascalico solo ciò che di quei temi conduce ad una consapevolezza nuova e più espansa.

Sono Diletta e qui puoi trovare altri miei articoli

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