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65° Festival di Cannes: “Le Grand Soir” di Benoit Delépine e Gustave de Kervern (Un Certain Regard)

La sezione Un Certain Regard si illumina con “Le Grand Soir”, film sceneggiato e diretto dalla bizzarra e geniale coppia Delépine-Kervern, accolto dal pubblico di Cannes con una lunga e calorosa standing ovation. Il duo francese mette in scena una storia d’anarchia e poesia dall’urgente rottura rivoluzionaria

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Anno: 2012

Durata: 92’

Genere: Commedia

Nazionalità: Francia

Regia: Benoit Delépine e Gustave de Kervern

 

La sezione Un Certain Regard si illumina con Le Grand Soir, film sceneggiato e diretto dalla bizzarra e geniale coppia DelépineKervern, accolto dal pubblico di Cannes con una lunga e calorosa standing ovation. Il duo francese mette in scena una storia d’anarchia e poesia dall’urgente rottura rivoluzionaria: Not (Benoit Poelvoorde) è il punk più vecchio d’Europa e Jean Pierre (Albert Dupontel) è suo fratello, un venditore di materassi sull’orlo di una crisi esistenziale. Not e Jean Pierre sono i figli agli antipodi dei Bonzini, genitori sui generis che gestiscono il ristorante “La Pataterie” all’interno di un centro commerciale. Quando Jean Pierre perde il lavoro e il suo matrimonio sta per concludersi con un dolente divorzio, Not diventa il suo mentore verso la conquista della vera libertà. Jean Pierre ribattezzato Dead si accinge a organizzare insieme a Not, e con il supporto dei balzani genitori, una rivoluzione molto particolare.

La ‘Grande Sera’ è il “mito poetico” di una società migliore scaturita dall’atto di ribellione allo status quo, è un’idea di matrice anarchica e marxista dove il cambiamento radicale può debellare il vecchio sistema favorendo l’instaurarsi di un nuovo corso. La ‘Grande Sera’ chiama a raccolta gli animi oppressi da una condizione sociale insopportabile, offrendosi come momento ideale per ritrovarsi e organizzare la rottura degli schemi con un cambiamento rivoluzionario guidato dalla speranza che un mondo nuovo possa essere generato. Nel loro piccolo Not e Dead riprendono questo principio cospirativo per pianificare una rivoluzione, sfortunatamente senza proseliti.

Not è un personaggio profetico nella sua marginalità sociale, quando fa la sua apparizione in scena sembra poco più di un adolescente mal cresciuto. Jean Pierre, invece, vuole fare parte della società a tutti i costi, anche rimettendoci la salute. È la crisi di Jean Pierre a donare nuova luce e importanza a Not, la cui ambizione di vita per strada in un rapporto dissociato con la società lo ha identificato fino a quel momento come lo stolto del villaggio deriso e ghettizzato. Ma come ogni stolto che si rispetti, Not ha un messaggio da consegnare, la sua andatura oltre i confini tracciati dal sistema lo segnala come portatore di un’idea nuova, forse troppo avanguardista per essere accettata e compresa dai suoi simili assuefatti. Quando Jean Pierre perde tutto, anche la sua dignità, è pronto a rinascere come ‘Dead’ sotto l’ala protettrice di Not, il quale lo inizierà a una nuova vita dove ciò che conta è andare avanti, camminare con la mente libera.

I personaggi di Delépine-Kervern sono dei poetici anarchici erranti che oscillano lungo la linea di confine tra genialità e follia dai quali possiamo aspettarci di tutto, anche una strampalata rivoluzione anti-capitalista e anti-borghese attuata per ricordarci che noi – come anche il cinema di ribellione – ‘We Are Not Dead’.

Nella carrellata di attori impegnati a immedesimarsi coi simpatici esemplari umani che popolano il film – e il cinema – degli anticonvenzionali registi francesi non potevano mancare i feticci Bouli Lanners nei panni del vigilante, Miss Ming nel ruolo dell’operaia muta, Yolande Moreau madre di una ragazza punk e Gerard Depardieu nelle vesti di un veggente che non può rivelare il futuro a un disperato Jean Pierre.

Francesca Vantaggiato

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