Nella suggestiva location del Lago Film Festival, trova spazio tra i film in concorso, nella sezione Nazional Competition, il cortometraggio Alienazione periferica di Enrico Ferroni.
“Tentativo di ricreare, attraverso il video, la sensazione di alienazione che si prova a vivere nelle periferie metropolitane. La ripetizione, la frustrazione, la monotonia, il vuoto, ripresi in video.”
Questa è la dichiarazione d’intenti che apre il cortometraggio Alienazione periferica.
Quest’opera ha una durata di 18 minuti, in cui l’occhio della camera, per i primi 3 minuti è un’equazione a ripetere della discesa di scale, tra un piano e l’altro di un anonimo palazzone, in bilico tra natura e il riflesso dell’umanità.
Poi lo sguardo oltrepassa il portone e inizia a vagare per una periferia urbana. E’ un vagare sterile. Senza mete da raggiungere.
L’atmosfera climatica si trasforma in mood, i suoni “disumani” si fondono con il rumore della pioggia, tutto teso a restituire l’eco della prova.
Enrico Ferroni è un giovane filmaker italo-brasiliano. Ha studiato a Bologna e vive a Bruxelles, dove ha iniziato da autodidatta a realizzare i suoi lavori.
L’esperienza di vita vissuta per chi fa un lavoro sulla narrazione e quindi sul linguaggio, è un elemento discriminante. Gli anni vissuti contano molto in questo caso.
