Alla sua opera prima, il regista ucraino Dmytro Sukholytkyy-Sobchuk, racconta un paese molto diverso da quello che abbiamo iniziato a conoscere negli anni della guerra in corso.
Il giuramento di Pamfir La trama
Ne è protagonistaLeonid, soprannominato “Pamfir” (Oleksandr Yatsentyuk), di ritorno dalla sua famiglia dopo anni di lavoro in Polonia. Ma quello che doveva essere solo un viaggio breve cambierà la vita a tutti, soprattutto al figlio Nazar (Stanislav Potiak). L’approccio del regista è molto local e la narrazione si concentra sulle dinamiche familiari toccando toni da tragedia greca.
L’inizio del film è caratterizzato dalla leggerezza e dalla scoperta per lo spettatore di un microcosmo dove la legge e la giustizia quasi non esistono quasi. Tutti, tranne vecchi e bambini (come detto nel film) si occupano di contrabbando e trafficanti e le forze dell’ordine sono conniventi.
Il regista mescola efficacemente l’action con il tema antropologico
Su questo filone quasi gangster movie si innesta quello antropologico incarnato dall’imminente carnevale del Malanka, una festa tradizionale in cui gli uomini, con costumi pesantissimi e maschere, danzano e combattono tra loro: un rito pagano nonostante la forte matrice cattolica del paese.
É questa la parte più riuscita dell’opera, e non perché più colorita. Le maschere rosse diventano un elemento caratterizzante di questo lavoro e il colore del sangue metaforicamente riempie lo schermo.
Il regista ha girato in Bucovina, regione dei Carpazi ai confini con la Polonia. Le due aree sono collegate da tunnel, usati dai contrabbandieri, e anche da padre e figlio durante la festa.
Il giuramento di Pamfir Dichiarazioni del regista
«Pamfir è un dramma che riproduce il mito biblico di Abramo secondo i canoni della tragedia greca, sullo sfondo del famoso carnevale ucraino di Malanka. Ci sono sei personaggi principali, con Pamfir come figura centrale: è lui, infatti, che dà il via alla catena di eventi. La storia si concentra sulla relazione fra Pamfir, sua moglie Olena e suo figlio Nazar, ma anche sul rapporto che lega l’uomo alla madre, al fratello Viktor e soprattutto al padre, con il quale il conflitto è aperto. Come in un vero e proprio giallo, ogni scena del film rivela le ragioni di tale conflitto e le relazioni familiari che vi sono intrecciate. Il contrabbando illegale di merci fa da sfondo agli eventi che hanno luogo nel villaggio, durante il carnevale di Malanka. Per me è importante riprodurre sullo schermo una realtà nel suo complesso. Compito di un regista è realizzare un film fatto di azioni, di dialoghi, con una vicenda universale, comprensibile e commovente per spettatori di ogni nazionalità. Si tratta di dare corpo alle psicologie di personaggi complessi e variegati, attraverso gesti e situazioni paradossali».
Il finale da solo vale quasi tutto il film con un sacrificio che si compie in un clima carico di colori e tensione. La promessa di Pamfir è un film solo apparentemente al maschile. Infatti, i due personaggi femminili sono molto forti e incarnano l’archetipo della madre, segnando la narrazione.
Sono Olena (Yelena Khokhlatkina) moglie di Pamfir e la madre dell’uomo le figure più forti e drammatiche.
Punti di forza del film
Il regista fa uso di molti piani sequenza, come per far comprendere allo spettatore che la caduta del protagonista Leonid è inevitabile e fa parte del suo destino ineluttabile.
Il giuramento di Pamfir
Il protagonista, Oleksandr Yatsentyuk, nella sua forza è una perfetta raffigurazione dell’uomo ucraino, ma quella che spacca, pur recitando per sottrazione e l’attrice che interpreta Olena.
Bella la colonna sonora e il coro di bambini (le musiche sono di Laetitia Pansanel-Garric). Ottimi i costumi di carnevale per la festa della Malanka e le maschere essenziali per la narrazione.