Mirtillo è uno dei cinque corti d’artista della sezione Art Short, aperta 25 luglio con la selezione e la curatela di David Pompili all’interno del Saturnia Film Fest. Pompili ha curato anche Screens, esposizione collettiva come evento collaterale del Festival che presso il Mastio della Fortezza Orsini a Sorano ha riunito 35 artisti tra cui Holaf, Leonardo Crudi, Pep Marchegiani, EPVS, Desiderio, Krayon e Massimo Saverio Ruiu.
La Trama
Un contadino trova uno strano essere addormentato in un bosco: ha il corpo umano e la testa caprina con lunghe corna.
Tra riti magici e paesaggi stranianti, i due finiranno per incontrare un impiccato che gli rivelerà il senso della (sua) vita.
La recensione
Scritto e diretto da Desiderio Sanzi, che interpreta anche il personaggio centrale (Mirtillo, appunto), il cortometraggio è un’operazione visuale che mette in scena tutta l’ispirazione del suo creatore: che da sempre si muove in un percorso liminale tra audiovisivo e videoarte, passando per mostre ed esposizioni nelle quali mette a frutto la sua predisposizione alla composizione pittorica.
Mirtillo evita però accuratamente di arenarsi su un immaginario fin troppo carico, e anzi mira a spogliare il racconto, scarnificando sia la scenografia che i dialoghi: quello che esce fuori è un piccolo film che usa il digitale per delineare le sue scene come piccoli quadri, riuscendo nell’intento di far sembrare normale l’irreale.
Viene in mente subito Michelangelo Frammartino e tanto cinema postmoderno, ma anche -con un felice cortocircuito- una tradizione italiana di fiabe e fiabesco: dall’impiccato che riecheggia Collodi ai personaggi del bosco che guardano da vicino a tanta (buona) serialità, Sweet Tooth ma anche Black Spot (con il mito di Cernunnos) e Yellowjacket.
Mirtillo però riesce a contestualizzare tutto in un ambiente meditativo che trasforma l’inquietudine in straniamento, lasciando il contesto sgombro da ogni forma d’ansia e negandosi facili derive horror. Tutto questo non trova però, alla fine, un riscontro anche nel ritmo del racconto che -nonostante i pochi minuti- ha qualche problema. Resta però il fatto che Sanzi ha occhio e mano felici, e soprattutto dalla sua la voglia di esplorare strade poco percorse nel cinema italiano: insieme alla speranza che in un lungo più costruito sappia mettere a frutto la decennale esperienza e far confluire tutto quanto di buono già c’è nel suo mondo artistico.
Note sul regista
Viaggia tra l’Italia e Cuba e ha partecipato alla 54ª Biennale di Venezia nel Padiglione cubano (2011), a due edizioni della Biennale dell’Avana (2012 e 2015) e alla 4ª Biennale “Fin del Mundo” a Valparaiso, Cile (2015).
Tra il 2007 e il 2009 ha realizzato la trilogia di cortometraggi Beauty Hazard, Confabula Spurio e I Love My Queen. Beauty Hazard è stato realizzato nel 2007 e presentato alla mostra omonima tenutasi al Museo CAOS di Terni organizzata da IndisciplinArte. Confabula Spurio è stato realizzato nel 2008 all’interno dell’ex Convento Le Grazie (ex orfanotrofio Federico di Donato, situato vicino a Narni) presentato al Superstudio Più di Milano e vincitore del “Premio Fabbrica Italiana”. I Love My Queen è stato presentato nel 2009 al Nuovo Cinema Aquila di Roma durante il VIEDRAM Festival.
Ha realizzato la coppia di cortometraggi Bluesky e They Win on the Sky. Bluesky è stato presentato nel 2011 durante la partecipazione alla 54ª Biennale di Venezia, all’interno del padiglione cubano dell’isola di San Servolo. They win on the Sky è stato presentato nel 2012 durante la partecipazione alla Biennale dell’Avana.
Nel 2009 ha partecipato alla mostra Apocalypse Wow! dedicata all’anniversario della caduta del muro di Berlino, curata da Julie Kogler, al MACRO Future di Roma insieme ad altri artisti tra cui Ron English e Obey (Shepard Fairey).
Nel 2013 ha prodotto il suo primo lungometraggio intitolato ¡Ahora Sí Llego!: è stato il primo roadmovie realizzato interamente a Cuba a ricevere il sostegno del governo cubano.È stato uno degli artisti scelti per partecipare alla mostra “Genius Loci” della quinta edizione del Premio Pio Alferano (2016) condotto da Vittorio Sgarbi di cui è direttore artistico, al Castello dell’Abate di Castellabate.
Dopo dieci anni dalla sua prima mostra al Museo CAOS di Terni, nel maggio 2017 ha presentato una seconda mostra sempre intitolata Beauty Hazard, negli spazi pubblici del CAOS di Terni con IndisciplinArte.
Nel dicembre 2017 ha realizzato una sua mostra dal titolo Nirvana, curata da Chiara Canali alla Fabbrica del Vapore.