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Cisterna Film Festival

Périphérie di Thibault Bru

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Périphérie di Thibault Bru, segue il viaggio in macchina di Eva e Soraya sulla tangenziale parigina, mentre aspettano un lieto evento, finché Eva non si apre sulla situazione che sta attraversando. Lo abbiamo visto grazie a Cistena Film Festival!

EMOZIONI PERIFERICHE

Périphérie si svolge principalmente all’interno di un’automobile che viaggia lungo la tangenziale, attraversando la periferia della città, che rappresenta il “limes” non solo fisico ma anche emotivo delle due protagoniste, Eva è incinta e sta affrontando la fase di passaggio verso la maternità, un momento di profonde trasformazioni e incertezze.

D’altra parte, per Soraya, la periferia simboleggia l’allontanamento emotivo dal “centro” della sua relazione con Eva. Essendo un’attrice, Soraya ha investito il suo tempo nella realizzazione del suo ultimo film, quest’impegno professionale l’ha portata a trascurare la sfera emotiva e familiare della sua vita, rappresentata da Eva.

La periferia per Soraya diventa una metafora di questa lontananza, poiché il suo lavoro così come la periferia rappresenta una zona meno familiare rispetto al centro della sua città, cioè Eva.

IL NOME PROIBITO

In Périphérie, anche il nome del personaggio di Eva, non è scelto a caso, ha un’importanza simbolica significativa all’interno della storia. Eva è un nome di origine ebraica che significa “vita” o “colei che dà la vita”. Questo si collega profondamente al tema centrale del cortometraggio, ovvero la maternità e la gravidanza.

Un’altro aspetto riguardante la caratterizzazione di Eva è il suo costante rifiuto di associare il nome del bambino che porta in grembo, a quelli che sono i nomi legati ai casi della cronaca nera Francese, come “Grégory” che fa riferimento al Caso Grégory Villemin, oppure “Émile” dal noto Serial Killer, Émile Louis.

Ogni volta che viene proposto un nome per il bambino, Eva reagisce con una netta reticenza, evitando di spiegare apertamente a Soraya le ragioni del suo rifiuto.

Questo suo atteggiamento potrebbe derivare dalla sua paura che il bambino possa essere influenzato negativamente da un nome associato a un evento tragico, consentendoci di percepire il livello di ansia e vulnerabilità di Eva, riguardo al suo ruolo imminente di madre.

L’IRONIA DELLA SCELTA

Nella sequenza finale di “Périphérie”, la tensione accumulata durante tutto il cortometraggio raggiunge il culmine quando Eva inizia a manifestare forti contrazioni all’interno dell’auto, mentre Soraya, preoccupata, cerca di rassicurarla.

Tuttavia, a sorpresa, scopriamo che Eva stava solo fingendo. Questo momento ironico dissolve la tensione creata dai dialoghi precedenti, regalando una svolta inaspettata alla storia. L’atmosfera si alleggerisce e la situazione prende una piega inaspettata e giocosa, a cui fa seguito l’ultima scena dove Soraya propone l’ennesimo e ultimo nome del bambino, Michel.

Eva ridendo, anche questa volta associa quel nome ad un noto serial Killer francese “Michel Fourniret”. Tuttavia, la sua risposta successiva “perché no”, indica una svolta nel suo atteggiamento, una sorta di resa ironica di fronte alle difficoltà delle scelte e delle paure che l’hanno tormentata.

Eva sta accettando che non esiste un nome perfetto e che ogni scelta comporterà delle imperfezioni, così come non esiste un genitore perfetto, perché diventare madre non richiede una performance da premiare con un Oscar, ma piuttosto un cuore aperto e l’accettazione di tutte le sfaccettature della maternità, con i suoi momenti di gioia, ansia, imperfezione e amore incondizionato.