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Anno: 2012
Durata: 115’
Genere: Drammatico
Nazionalità: Italia
Distribuzione: 01 Distribution
Regia: Matteo Garrone
Applausi tiepidi ma ripetuti hanno accolto Reality di Matteo Garrone, unico film italiano in concorso alla 65esima edizione del Festival di Cannes. Protagonista di questa parabola umana è Aniello Arena (attore dal 2011 per la Compagnia Teatrale Fortezza presso il Centro Detenzione Volterra) nel ruolo di Luciano, un pescivendolo napoletano che per sbarcare il lunario organizza piccole truffe con la moglie Maria. Luciano è un padre e un marito amorevole dalla battuta facile che non perde occasione per esibirsi in sketch comici. Al matrimonio di uno dei suoi numerosi parenti, incontra Enzo ‘never give up’, ex inquilino del Grande Fratello diventato una star richiesta e acclamata. Un giorno, spronato dalla figlia, dalla moglie e dai parenti tutti che con lui condividono lo stesso misero tetto, si presenta al casting per entrare nella casa più famosa d’Italia. Arriva la chiamata per un secondo provino a Roma e, convinto ormai di fare parte dei giochi, abbandona la sua vita di sempre e si consuma nell’ossessione di un sogno, finendo col distorcere completamente la realtà.
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Il regista di Gomorra lascia gli ambienti malavitosi per indirizzare lo specchio su un altro scorcio di contemporaneità, quello bramoso di accedere nell’olimpo televisivo per assaporare il dolce nettare del successo facile e fugace. L’iniziale lunga carrellata dall’alto con cui la camera segue una carrozza fiabesca introdursi in un palazzo regale si chiude con lo scioglimento dell’incantesimo: la carrozza è solo una trovata kitsch di un matrimonio altrettanto kitsch che trasforma tutti in principi e principesse per un giorno. Tolti gli abiti da sera, i tacchi e i lustrini, Luciano e famiglia tornano nella loro quotidianità fatta di fatiscenze, povertà e sovraffollamento. L’incipit di Reality suggerisce la parabola di Luciano che, dopo aver annusato per un attimo il sogno di gloria posticcio, viene rispedito nello stato di indigenza ormai impossibile da accettare. Il reality show a cui Luciano ambisce partecipare è più di un banale gioco, è un’opportunità di cambiamento radicale, è l’occasione della vita che non si può mancare e che invece gli toglierà tutto, anche il senno. Nella conclusione amara e irreale Garrone chiude un personaggio estremizzato, irrecuperabilmente malato di (non) successo.
Lo spunto di riflessione sull’essenza della contemporaneità costruita sull’inconsistenza dell’apparenza e sulla notorietà che non richiede talento è una proposta interessante e attuale che Garrone sviluppa con una narrazione incalzante e tesa fino al momento in cui si inceppa in una ridondanza stancante (forse causa degli incerti consensi).
Francesca Vantaggiato