‘Escape Room 2-Gioco mortale’. Recensione del secondo capitolo della saga

Escape Room 2-Gioco mortale è il sequel di Escape Room (Adam Robitel, 2019), diretto dallo stesso regista. Il film riprende il famoso gioco di cooperazione fatto di pericoli e rompicapo. Eppure in questo caso il pericolo è reale e la violenza non manca, ripartendo proprio dai sopravvissuti del primo capitolo. Entrambi sono disponibili su Netflix

Il primo capitolo

Quando si parla di escape room o, in generale, di mortali giochi di sopravvivenza, per esempio Saw-L’enigmista (Saw, James Wan, 2004) o Squid Game (Hwang Dong-hyuk, 2021-in corso), solitamente si fa riferimento a sottocategorie dell’horror codificate (splatter, torture porn, …) e che quindi aderiscono a determinate regole. Nei suoi vari modelli ed epigoni, il genere ha spesso dimostrato una poca attenzione alla costruzione e alla scrittura dei personaggi per privilegiare la violenza e il “gioco di genere”. Non s’intende condannare lo scarto alla regola, ma il primo capitolo di Escape Room sembrava cadere in un tentativo di costruzione di un background condiviso dei personaggi, attraverso flashback abbozzati e confessioni goffe.

Escape room 2

Se la cattiva scrittura ha contribuito alla cattiva riuscita del primo capitolo, ciò non vale per il botteghino, dove al contrario il film è stato un successo. Realizzato con 9 milioni di dollari, Escape Room ha incassato in tutto il mondo quasi 156 milioni di dollari. Il successo è tale che lo stesso anno la Columbia Pictures inizia a mettere in cantiere un sequel: Escape Room 2-Gioco Mortale.

Il torneo dei campioni

Il film riparte dai suoi personaggi principali, dai sopravvissuti della “scorsa edizione”, Zoey(Taylor Russel) e Ben (Logan Miller). In una sorta di sbrigativa e brevissima detection, tentano di raggiungere la sede del prossimo evento, organizzato dalla temibile Minus Corporations per fare giustizia. Queste premesse sono ovviamente disattese e i due finiscono incastrati in una nuova partita, intrappolati insieme ad altri superstiti di altre escape room: un torneo dei campioni (il titolo originale è Escape Room: Tournament of Champions).

Escape Room 2. È meglio del primo capitolo?

Da un certo punto di vista, il film è superiore rispetto al suo predecessore. Seppur le scene di contorno mantengano la stessa goffaggine, sono molto ridotte in termine di durata e le storie personali dei personaggi vengono lasciate parzialmente da parte. Così, a differenza del primo capitolo, Escape Room 2 riesce a mantenere un buon ritmo e un’ampia dose di enigmi e violenza.

Tuttavia, i problemi non mancano e sono per lo più di scrittura. Improbabili e mal gestiti plot twist, enigmi mal congegnati e soluzioni impensabili sono gli ingredienti per un film che alla fine risulta ripetitivo, privo di mordente e pretestuoso. L’intero senso del film, cioè la questione di un’organizzazione finanziata dall’alta società e verso cui i personaggi sono impotenti, è rilegato in un fuoricampo mai posto al centro dell’attenzione. Che si tratti dell’essere schiacciati e manovrati da forze più grandi o di una riflessione sullo sguardo sadico, il film non affronta mai la propria natura e il suo stesso senso, limitandosi a un gioco che alla fine risulta ridondante e poco interessante.

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