La trama
Il film candidato all’Alta Marea Festival si concentra su Terri (Sharon D. Clarke / Jade Anouka), donna adulta che lavora come fiorista in un paese dell’Inghilterra. La storia ha inizio quando Terri decide di portare il giovane collaboratore Jude (Arian Nik) in un luogo speciale, legato al passato di lei per un evento ben preciso. Il corto infatti è un intreccio di due storylines: la prima, nel presente, buia e cupa, e una seconda, ambientata nel 1991, estremamente luminosa e velata d’oro, quasi una contrapposizione tra profano e sacro.
L’eredità di Derek Jarman
“The Bower” ruota intorno a vicende di personaggi queer e problematiche relative. Jude, infatti, fa parte della comunità, come il protagonista della seconda storia, che risale al 1991: Derek Jarman. Quest’ultimo è un’artista poliedrico conosciuto per la dichiarata omosessualità e per i film prodotti a riguardo, pellicole che solitamente tendevano a indagarla da una prospettiva filosofica ed etica. La location principale del film è proprio il suo cottage, una splendida casina nera dai serramenti gialli circondata da piante e fiori di ogni dimensione. Un luogo suggestivo, evocativo, dove ognuno è libero di essere chiunque. Dopo aver scoperto di essere positivo all’HIV, il filmmaker scrive un libro, recentemente editato in italiano da Shake e distribuito dal 2022, intitolato “Testamento di un Santo – A vostro rischio e pericolo”, nel quale descrive le emozioni e le paure nell’essere gay in una società ancora acerba all’argomento. Non si può non riconoscere dunque una chiara dedica proprio a Jarman in questo corto: Marco Alessi infatti crea la santificazione ufficiale di Jarman, qui interpretato da Paul Hilton, come primo ufficiale santo queer in Terra.
Una direzione artistica superlativa
La fotografia è attenta ed evocativa, dividendosi in stili diversi secondo storyline. La trama di Terri, nel presente, è più scura e fredda, mentre il nostalgico ricordo con Jarman si rivela tutt’altro che cupo. Se la trama in sé potrebbe risultare a tratti criptica, la fotografia è così esplicita da riuscire a comunicare molto di più di ciò che gli attori dicono, intessendo un potente sottotesto che impreziosisce e rende questo film assolutamente unico. Non per questo dialoghi ed interpretazione sono da meno, anzi: il corto si avvale di un cast capace che riesce a dare valore ad una scrittura minuziosa ed efficace. Il ritmo è ben studiato e il film presenta un’altalena di emozioni tra la gioia, l’euforia, la nostalgia e la tristezza. Tutto è bilanciato affinché la ricezione delle emozioni non sia turbata dagli eccessi. Per quanto riguarda l’editing, particolarmente degno di nota la sequenza dove il titolo, “The Bower”, risalta sullo schermo. Si nota che la pre produzione non è stata un periodo passeggero, quanto una profonda ricerca emotiva e documentaristica.
The Bower è selezionato all’ultima edizione di Alta Marea Festival. Un cortometraggio che non ha nulla da invidiare ad un buon lungometraggio: è completo, intelligente, sensibile e un gioiello per gli occhi.