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Figari international short film festival

ABBA Un richiamo alla coscienza nel corto di Fabiana Lupo

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ABBA

Due astronauti atterrano su un pianeta sconosciuto. Comunicato all’astronave madre di essere giunti a destinazione, iniziano la loro missione. Sono arrivati alla ricerca di acqua.”

Questa potrebbe essere la probabile sinossi di ABBA, cortometraggio scritto e diretto da Fabiana Lupo, presentato quest’anno al Figari International Short Film Festival.

Abba in sardo significa acqua pura. Quella che scende dal cielo o quella del mare. Incontaminata. Un liquido da cui prende forma la vita e la mantiene tale.

Il capitano, interpretato da Max Malatesta e il biologo, interpretato da Mario Russo, si muovono in un territorio apparentemente arido. Solo andando oltre l’aspetto morfologico, l’involucro, ci si può trovare davanti ad una sorpresa, come accade ai protagonisti del corto, una volta che si sono inoltrati all’interno di una grotta, trovano una piccola pozza in cui l’acqua riflette i pochi raggi di sole che raggiungono l’interno della grotta.

La ricerca prosegue fino ad un agglomerato industriale abbandonato. Li accade qualcosa. Un richiamo ancestrale sembra attirare il capitano conducendolo in uno stato di trance.

ABBA corrisponde al risveglio, è la presa di coscienza. Il suo doppio svela l’arcano che il pianeta misterioso nasconde. La sua coscienza traslata temporalmente lo richiama alla responsabilità.

Forse un’altra storia può essere narrata.

La fotografia affidata a Silvia De Marco amplifica l’idea che i protagonisti si trovino su un pianeta sconosciuto. Quasi una provocazione nei confronti di una società distratta dai continui stimoli visivi.

La consapevolezza dell’uso della mdp, confeziona un’idea nuova per raccontare ciò che ogni essere umano sulla terra vive, volente o nolente.

Affrontare temi epici come il cambiamento climatico e le possibili declinazioni, potrebbe facilmente far cadere un autore nel tranello della mancata aderenza alla credibilità.

In ABBA questo non accade. Anzi la poetica che i rarefatti dialoghi portano, aiuta lo spettatore a credere e immedesimarsi in ciò che scorre sotto i suoi occhi attenti.

Quattordici minuti di girato, in cui grammatica e declinazione del tema sono in perfetto equilibrio.

Ho apprezzato tutto in questa piccola gemma cinematografica, e quando ho letto i titoli di coda in cui la maggioranza dei professionisti coinvolti sono donne: montaggio di Laura Dellacostanza, scenografia di Francesca Ragazzo, costumi di Claudia Puggioni, l’orgoglio che tanta qualità sia stata realizzata da “docili testoline”, come direbbe la meravigliosa Michela Murgia, mi motiva alla perseverazione.

ABBA ha avuto l’opportunità di venire al mondo grazie a: Diero Film Production e Cocoon Production, Sardegna Film Commission e Regione Autonoma Sardegna, inoltre MIC e Rai Cinema.

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