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Netflix Film

‘Cargo’. Recensione del film su Netflix

Martin Freeman è il protagonista dell'horror post-apocalittico su un padre che tenta disperatamente di salvare sua figlia da un'epidemia di zombie

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Cargo

Cargo è un film horror e post-apocalittico del 2017, diretto da Ben Howling e da Yolanda Ramke, che lo ha sceneggiato. Basato sull’omonimo cortometraggio (2013) della Ramke, è stato presentato in anteprima mondiale all’Adelaide Film Festival. Prodotto da Umbrella Entertainment, Addictive Pictures, Causeway Films e Head Gear Films.

Si tratta della storia di un padre che cerca di salvare sua figlia da un’epidemia di zombie. Nel cast Martin Freeman, Anthony Hayes, Caren Pistorius, David Gulpilil, Susie Porter, Kris McQuade, Bruce R. Carter, Natasha Wanganeen e Simone Landers.

Cargo è anche il primo lungometraggio made in Australia, che Netflix ha prodotto e distribuito in tutto il mondo a partire dal 2018. Girare è stato difficile a causa di numerosi cataclismi naturali. Anche per questo, il risultato supera le aspettative.

Cargo, la trama

Andy (Martin Freeman, Lo hobbit, Sherlock, Guida galattica per autostoppisti, Ghost Stories) vive con sua moglie Kay (Susie Porter, Two hands, Sisters of War) e sua figlia Rosie su una barca. L’Australia è invasa da un’epidemia di zombie e il rischio di essere morsi è un pericolo costante.

Cargo

I tre cercano di condurre un’esistenza lieta nel loro nido, eppure Kay viene accidentalmente morsa e il destino della famiglia si sconquassa per sempre. Solo 48 ore e la donna si trasformerà in un morto vivente. L’unico obiettivo è quello di portare in salvo la bambina.

Cargo, un horror sussurrato

Coinvolti da Kristina Ceyon, produttrice di Babadook, i due registi realizzano un progetto dai toni drammatici più che splatter. Non puntano a colpire lo spettatore con scene macabre e orripilanti, anche se gli zombie sono dappertutto. Disgustosi e tristi, cercano riparo nel buio delle gallerie o infilano la testa sotto la sabbia. Si muovono stanchi alla ricerca di carne fresca.

Non sappiamo nulla sugli inizi dell’epidemia. Eppure si intuisce sin da subito che chi viene morso ha un destino segnato. Un tempo di 48 ore prima di abbandonare definitivamente le sembianze umane. Gli occhi esplodono, ricoperti di una sostanza densa e gialla, lo stesso accade alle labbra.

Gli uomini si sono industriati per sopravvivere. Andy (Martin Freeman) si occupa con tenacia e dolcezza della sua famiglia, ma non basta. Il tono drammatico pervade la pellicola dall’inizio, in questa cornice tragica sfrontatamente senza redenzione.

La sfera degli affetti

Una dilatata e, al contempo, compressa preparazione all’inevitabile è la linea temporale su cui si ancora il racconto. Una sorta di anticipazione della fine che commuove lo spettatore. Martin Freeman offre una performance di grande spessore nel ruolo di un padre che investe ogni energia residuale per un futuro di speranza da regalare a sua figlia. Rosie è, infatti, quasi sempre sulle spalle del padre.

La fotografia di Geoffrey Simpson addensa cromaticamente il senso del film, il suo tessuto narrativo e le prove attoriali. Le ambientazioni scelte si svelano di grande impatto visivo per la desolazione e la pericolosità viva delle location scelte. L’Australia “interna” è resa in maniera autentica, imponente e spaventosa come il dramma che si consuma dentro e fuori il dissidio di Andy.

Cargo

I campi lunghi accompagnano il viaggio dell’eroe, in una conciliazione necessaria con se stessi e con ciò che non si può cambiare. Seppur in una direzione opposta, Andy condivide parte del percorso con Thoomi (Simone Landers), una ragazza aborigena che cerca di fare ritorno alla sua comunità. Una collaborazione fatta di sguardi e di mutuo soccorso, fragile e fortissima come i legami che si creano in tempo di morte. Un’intesa che travalica il momento narrato e che si svolge soprattutto nel fuori campo.

L’originalità di Cargo

Cargo è una pellicola di interesse non solo per i fan del genere, ma anche per chi è alla ricerca di un racconto sui sopravvissuti, su come si fa a perseverare nella lotta alla sopravvivenza quando tutto intorno pullula di morte. Sui legami, sulla speranza, sul dolore. “Sui fiori che nascono sull’asfalto e sul cemento”.

Il post-umano è qui personificato dagli zombie, ma si tratta unicamente di un varco per affrontare temi più densi. Con un’intenzione che strizza l’occhio al maestro George A. Romero, più che agli ultimi film della categoria.

Sono Diletta e qui puoi trovare altri miei articoli

Cargo

  • Anno: 2017
  • Durata: 105''
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: horror, dramma, sci-fi
  • Nazionalita: AUSTRALIA
  • Regia: Ben Howling, Yolanda Ramke
  • Data di uscita: 06-October-2017