Billy (19 anni) è un ex bambino prodigio che a 9 anni ha inventato e condotto un podcast di musica di successo. Oggi vive con l’eccentrica madre Regina, è segretamente innamorato di una sua vicina di casa, frequenta solo bambini tra gli 8 e i 12 anni e non sa cosa fare della sua vita. Finché non incontra il suo idolo d’infanzia, Zippo, un rocker scomparso da anni. Le loro similitudini li porteranno a trovare un modo di affrontare la vita. Ma non sempre quello che abbiamo tanto desiderato poi va come vorremmo.
Un mondo surreale
Già i nomi dei protagonisti di Billy bastano ad evocare quella che è la dimensione della pellicola di Emilia Mazzacurati. Un mondo Pop e surreale, ma allo stesso tempo di uno schiacciante realismo che stupisce proprio perchè nascosto dietro la leggerezza.
I personaggi, una variopinta umanità non lineare, definiscono in modo inequivocabile l’anima stessa del film, un’opera non perfetta e in parte carica di vari stereotipi del cinema indipendente, ma dotata di una sua forte personalità.
Nel suo film di esordio, la Mazzacurati, forte soprattutto dell’esperienza col padre Carlo e con Giuseppe Battiston (come fotografa di scena), propone qui da regista una sorta di romanzo di formazione ispirato al cinema americano on the road. Un’influenza visibile fin dalle prime scene girate in un’anonima provincia del Nord-Est d’Italia.
Paesaggi lunari
La suddivisione in capitoli del film ne accentua la dimensione di sospensione e contribuisce a dare alla pellicola quella sua natura segmentata, quasi un po’ televisiva nei tempi, ma comunque autoriale. E’ un collage di esistenze umane che si incontrano in questo luogo che non ha confini, una sorta di Terra di mezzo atemporale e la cui atemporalità si riflette nell’età quasi indeterminata dei vari personaggi. Da una parte i giovani già vecchi e all’affannosa ricerca di un’ identificazione, dall’altra gli Adulti, non cresciuti e ancorati ad uno sterile infantilismo.
La malinconia regna sovrana in questo paesaggio e nelle anime di individui ‘lunari’ ( la Luna segna i vari passaggi del film) e il paesaggio stesso, che richiama a tratti la sensazione de La giusta Distanza, coi suoi spazi ampi e i campi estesi a perdifiato, le strade desolate, la case sparse , è specchio della condizione di solitudine.
Quello che sembra mancare però è proprio una direzione marcata all’insieme dei personaggi. Poca l’evoluzione di ognuno di loro, che resta ancorato alla dimensione iniziale di indeterminatezza: da Matteo Oscar Giuggioli, un Billy naturale e mai eccessivo, alla madre naif interpretata da Carla Signoris, fino al rocker Alessandro Gassman e al pompiere Giuseppe Battiston. Tutti contribuiscono a rafforzare questa sensazione di ‘temporalità’ in un film curioso e i cui temi dominanti, ricordo, perdita, coraggio, crescita, saranno sicuramente ripresi da una regista che ha molto da raccontare.