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‘Meet Doug’. Tra sovrannaturale e Trap

L’opera è stata premiata, nel 2022, al Clermont-Ferrand International Short Film Festival.

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Meet Doug è un cortometraggio francese del 2021, scritto e diretto da Théo Jollet.
L’opera è stata premiata, nel 2022, al Clermont-Ferrand International Short Film Festival.
Il regista esplora diversi stili visivi, creando un prodotto interessante e mai banale.
Il corto è disponibile su Mubi

Doug è il mio migliore amico. Gli voglio bene, lo conosco da sempre, ma a volte è troppo coglione.

‘Meet Doug’. La trama

Nella periferia francese, Doug e la sua crew ammazzano il tempo, nei pressi dello stadio comunale, facendo rap, piccoli furti e sballandosi.
Sono ragazzi spavaldi, alla ricerca di un divertimento malsano per sopravvivere alla dura vita delle Banlieue.
Questa routine borderline viene interrotta da un incontro sovrannaturale: una strana donna, ammantata in una tutina aderente, appare a Doug, che continua a rimuginare su quanto accaduto.
I contatti con la creatura si faranno più frequenti e inquietanti.

Tra nichilismo e Trap

In questo cortometraggio, Théo Jollet offre allo spettatore diversi stili cinematografici: il film, all’inizio molto reale e documentaristico, si trasforma repentinamente in un videoclip Trap: Doug e i suoi rappano di donne, droghe e criminalità.
Nonostante uno stacco così improvviso, il corto mantiene una sua continuità e la musica aiuta lo spettatore ad addentrarsi ulteriormente nella marcia realtà dei protagonisti.
Questa realtà richiama, indubbiamente, il contesto sociale mostrato da Mathieu Kassovitz ne L’odio (La Haine; 1995).
Se la banda di Vincent Cassel, però, indirizzava il suo odio e la sua frustrazione verso “gli sbirri”, nel corto di Jollet non è possibile trovare nessun “nemico”.
Doug e i suoi, infatti, non hanno alcun mulino a vento da combattere: tutto si riduce a un costante spleen e a un nichilismo dilagante, cosa che si può notare anche nei testi rap dei ragazzi, lontanissimi dalla musica politicizzata de L’odio.

Esoterismo di periferia

In questo contesto sociale e realista, fatto di riprese con la luce naturale e la macchina da presa che tallona i personaggi, Théo Jollet riesce a innescare con grande abilità la componente sovrannaturale.
La Bocca, come i protagonisti chiamano la misteriosa donna, fa la sua apparizione demoniaca tramite la musica, duettando con la crew rap.
Proprio per questo motivo, rimane un dubbio di fondo: Tutti questi eventi sono reali o si tratta soltanto di un bad trip di Doug?
Riprendendo una tradizione tipica del cinema francese, lanciata da Godard, le riprese del film si mescolano a false interviste dei personaggi delle Banlieue.
Gli attori guardano nella macchina da presa e rompono la quarta parete, mentre raccontano le loro folli esperienze o commentano le apparizioni sovrannaturali de La Bocca.

Una ragazza stranissima, una sagoma troppo strana, apparsa tipo teletrasporto. Si è concentrata solo su Doug, ma si vedeva solo la sua bocca.

Un mix di stili così variegato mette i problemi economici e sociali delle periferie davanti agli occhi dello spettatore, che, grazie a un’estetica così reale, finisce per essere proiettato in questa vicenda, come se fosse davvero in trip insieme a Doug.

Possiamo quindi dire che Meet Doug risulta essere un corto davvero interessante, dove reale e sovrannaturale si intersecano senza forzature; forze demoniache, musica e dialoghi in slang convivono nello stesso frame e ci regalano un’opera veramente interessante e originale.

Meet Doug. Il trailer

 

 

 

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