Al Sudestival Come pecore in mezzo ai lupi, il lungometraggio d’esordio di Lyda Patitucci con Isabella Ragonese. Si tratta di un action movie sulla storia di vendetta e riscatto di una poliziotta infiltrata in una banda criminale. Disponibile anche su Netflix dal 26 ottobre 2023.
Nel cast anche Carolina Michelangeli, Gennaro Di Colandrea, Aleksandar Gavranić, Alan Katić, Miloš Timotijević, Clara Ponsot, Gabriele Portoghese, Imma Villa e Tommaso Ragno.
Scritto da Filippo Gravino, Come pecore in mezzo ai lupi è una produzione Groenlandia con Rai Cinema, prodotto da Matteo Rovere.
Come pecore in mezzo ai lupi, la sinossi ufficiale
Vera (Isabella Ragonese) è un’agente sotto copertura della Polizia. Ha un carattere duro e in apparenza impenetrabile, temprato dai rischi della sua professione e segnato da un passato familiare doloroso. Viene incaricata di infiltrarsi in una banda internazionale di rapinatori, scoprendo che uno di loro è suo fratello minore, Bruno (Andrea Arcangeli), con cui ha rotto i rapporti da tempo.
Bruno è appena uscito di prigione, non ha un soldo e vuole partecipare al colpo per ricominciare insieme a sua figlia Marta. Dopo anni lontani, Vera e Bruno si ritrovano improvvisamente uno di fronte all’altra, in ruoli opposti e obbligati a mantenere il segreto che li lega. Vecchie ferite riemergono, e i due saranno costretti a fare delle scelte che metteranno a dura prova il raggiungimento dei reciproci obiettivi.
Chi è Lyda Patitucci
A proposito della sua idea di cinema, nell’intervista rilasciata a Taxidrivers la cineasta afferma:
“Anche quando sono regista non riesco mai a dimenticare la Lyda Patitucci spettatrice. Egoisticamente viene sempre al primo posto, per cui a me quel tipo di cinema piace veramente tanto ed è naturale rifarlo quando giro un film”
Per tentare un superamento degli stilemi consolidati, bisogna conoscerli.
Laureata in cinema al DAMS di Bologna, si specializza in montaggio frequentando il corso I Mestieri Del Cinema: Film Editor coordinato dalla Cineteca di Bologna e successivamente in Regia Cinematografica nella ESCAC, scuola di cinema di Barcellona. Il suo video White Rabbit è stato selezionato tra i finalisti al Charlatan Ink Art Prize, New York, mentre con il suo teaser Mila In Bloodstained Delta vince la sezione pitch trailer al Trailer Film Fest di Catania. Collabora con il Centro di Preformazione Attoriale e la scuola Vancini di Ferrara.
È stata organizzatrice dei film See You In Texas di Vito Palmieri e La Vera Storia Di Luisa Bonfanti di Franco Angeli.
Ha lavorato come regista di seconda unità, specializzata in scene d’azione, nei film Veloce Come Il Vento e Il Primo Re, entrambi di Matteo Rovere, nei due sequel diSmetto Quando Voglio: Masterclass e Ad Honorem di Sydney Sibilia e nella serie Vostro Onore diretta da Alessandro Casale. Ha inoltre collaborato alla realizzazione delle scene di calcio del film Il Campione di Leonardo D’Agostini e diretto otto puntate della docufiction Sangue Del Tuo Sangue e tre puntate della serie-tv Curon per Netflix.
I personaggi al servizio degli attori
Nelle opere crime, il tessuto narrativo costituisce spesso il punto di vista privilegiato da cui si evolve il racconto. In Come pecore in mezzo ai lupi, Lyda Patitucci contribuisce alla riscrittura delle regole del genere, incentrando la storia sui personaggi in una prospettiva character driven. A partire da Vera, che è il centro di gravità del lungometraggio, snodo e boomerang degli elementi diegetici: tempi, modi, stile e altri personaggi. Vera è anche il gomitolo intorno al quale si annida la vicenda di suo fratello Bruno e la polarità del presente narrato/vissuto e del passato, taciuto e intravisto tra le pieghe emozionali della narrazione.
Una eco profondissima dei trascorsi dei due risuona nella pellicola, amalgamandosi con lo sforzo di far combaciare il tempo narrato a quello dell’azione. Una sorta di spinta in avanti, data dal contesto criminale in cui agiscono, che richiede dinamismo, e un’altra verso il basso, un misto di nervi e stomaco che li trattiene sul posto. A chiedersi come non essere né pecore né lupi. Semplicemente, esseri affettivi.
A rilascio lento e silenzioso, i personaggi si staccano dalla finzione su carta e si auto-determinano in un universo altro, quello del cinema che esiste per se stesso. Gli attori contribuiscono in maniera decisiva a generare questa “illusione”, attraversando anima e corpo le loro rappresentazioni. Se il corpo di Vera si indurisce durante le sessioni di training, anche le emozioni rimangono intrappolate. Quando il volto è disteso, ad esempio negli incontri con sua nipote Marta, i sentimenti fluiscono all’esterno. Il lavoro sul corpo, evidente sugli attori Andrea Arcangeli e Isabella Ragonese, occorre al raggiungimento di un doppio intento artistico. Da una parte, complessificare la manifestazione dello stesso, come viatico verso il non visto. Dall’altra, l’estetica dei personaggi ha una funzione diegetica: rende credibile il vissuto e tempra il racconto. Anche nell’ottica di un aggiornamento del genere di riferimento.
La regista asseconda questo flusso, in uno scenario aperto che travalica quanto accuratamente preparato, facendosi arte. Le scelte stilistiche, inclusi i look, le ambientazioni, le atmosfere e il sonoro sono la forma che corrisponde a contenuto e intenzioni dei personaggi, in una corrispondenza semantica che conferisce fluidità e coerenza alla pellicola.
Come pecore in mezzo ai lupi, i poli del racconto
Dal Vangelo secondo Matteo:
ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
Si può vivere la religiosità in modi diversi. La ricerca e la devozione ai simbolismi in scena è uno di questi. La materia visibile e invisibile del film, nella scelta delle location e degli oggetti, è accettazione e amore dei contrasti. La doppia vita dei personaggi, le contraddizioni interiori, il contesto criminale e la “purezza” di destinazione del loro agire alimentano ogni dialettica possibile, in primis tra libero e servo arbitrio. Anche in una prospettiva laica, Dio è l’altro, o il grande assente. Talvolta aspirazione ad essere diversi, talvolta frustrazione iperrealistica di non poterlo fare. Nient’altro che quel sipario che ci divide – e ci congiunge – con la versione irrealizzata e desiderante di noi stessi.
La famiglia è l’assioma incarnato di questa irriducibilità. Farci forti o fragili. In ogni caso, il punto di partenza di qualsivoglia ricerca di senso.
Non a caso il titolo è una similitudine: come pecore in mezzo ai lupi, come esseri senza scampo dal principio. Costretti ad essere perseguitati, affrontando una partita già truccata. Ma con un invito ad agire, comunque, secondo mitezza e prudenza, che non corrispondono alle pecore, ma a serpenti e colombe. Dunque un’esortazione a farsi altro da se stessi.
Sottrarsi al dogma è una confessione, ancora duale, di incompiutezza e volontà di autodeterminazione. Il paesaggio urbano, desolante e a tratti post-apocalittico, lascia spazio ai verdi prati. In questo memento mori, sfidato e schivato nelle situazioni limite a cui va incontro, Vera chiude (?) il cerchio, finendo per desiderare il desiderio dell’altro, come destinazione ultima di questo assurdo e violento abitare sulla Terra. Come una strada a perdita d’occhio su un futuro più desiderabile.
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