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Approfondimenti

Cattivissimi loro. I cattivi più cattivi di sempre al cinema

Breve excursus semiserio sui personaggi del cinema di tutti i tempi che si sono caratterizzati per la loro malvagità

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Il cinema, si sa, è da sempre il nostro specchio. Come uomini, ci ritroviamo in quelle storie e in molti dei personaggi che prendono vita sullo schermo. Sogniamo, ci indigniamo, partecipiamo. Siamo solidali con loro o, al contrario, proviamo repulsione per le loro gesta malvagie. Così, un po’ seriamente e un po’ per gioco, proviamo a stilare un elenco di quei personaggi cinematografici – di quei villain – che si sono distinti e sono rimasti nell’immaginario degli spettatori per la loro cattiveria e per le loro azioni deplorevoli.

D’altra parte da che esiste il cinema, sono comparsi, come controparte dei personaggi positivi, retti e moralmente ed eticamente impeccabili, figure che trasmettono disgusto e paura per la loro perfidia. Sin dai tempi del muto – in cui abbondavano i cattivi a insidiare giovani fanciulle indifese – e che ci riportano alla mente un personaggio profondamente malefico quale il Nosferatu dell’omonimo film di Friedrich Wilhelm Murnau (1922) ispirato al romanzo “Dracula il vampiro” dell’irlandese Bram Stoker.

Oppure, per citare una pellicola di qualche anno più recente, l’Hans Beckert bollato come “il Mostro” in M – il mostro di Düsseldorf di Fritz Lang (1931), interpretato in maniera sublime da Peter Lorre in grado di immedesimarsi appieno nella parte del sadico pedofilo e omicida seriale di bambine e che, nel drammatico finale, si rivela allo stesso tempo colpevole e vittima di se stesso, dei suoi fantasmi e della sua follia.

O, ancora, il malefico banchiere Henry Potter interpretato da Lionel Barrymore in La vita è una cosa meravigliosa di Frank Capra (1946) al quale fa da contraltare la bontà e l’onestà di George Bailey, cui presta il volto James Stewart, uno che di buoni al cinema ne ha interpretati parecchi.

E così via, di film in film, di storia in storia, si potrebbe stilare un elenco di personaggi malvagi che, a metterli tutti insieme, riempirebbero un intero elenco telefonico, tanto sono numerosi. Noi, in questa sede, ci limitiamo a elencarne alcuni. Una top ten dei migliori (o forse sarebbe meglio dire dei peggiori) personaggi malvagi della storia del cinema. Ovviamente è solo una valutazione soggettiva e ciascuno può sbizzarrirsi a stilare la propria, personale, classifica.

Norman Bates

interpretato da Anthony Perkins in Psyco di Alfred Hitchcock (1960)

L’iconico personaggio interpretato da Anthony Perkins in Psyco è una figura complessa, che assurge a emblema del serial killer psicopatico. Norman, che compare dopo il primo terzo del film, uccide vestendosi con gli abiti della madre Norma che scopriremo mummificata su una sedia a rotelle (il nome della madre che sta all’interno di quello del figlio: la madre dentro il figlio, sorta di maternità alla rovescia), mantenuta così da Norman che ha come hobby la tassidermia. Norman che spia dal buco della serratura la malcapitata Marion (Janet Leigh), uccisa nella doccia in una delle scene più famose di tutta la storia del cinema. La figura di Norman Bates è stata ispirata da Ed Gein, famoso uccisore seriale nell’America degli anni Quaranta e fonte di ispirazione per altri film quali, fra gli altri, Non aprite quella porta e Il silenzio degli innocenti.

Jack Torrance

interpretato da Jack Nicholson in Shining di Stanley Kubrick (1980)

“Wendy, sono a casa, amore”. La faccia stravolta di Jack Nicholson che pronuncia queste parole mentre sfonda con un’ascia la porta dietro la quale sono rifugiati la moglie Wendy (Shelley Duvall) e il piccolo Danny (Danny Lloyd) nell’Overlook Hotel isolato nella neve sulle Montagne Rocciose, è una delle scene più agghiaccianti di tutta la storia del cinema. Non tanto per la paura che la scena può procurare allo spettatore, quanto per la tensione che Nicholson trasmette con il suo sguardo allucinato, scivolando progressivamente nella follia, in preda ad allucinazioni che gli fanno vedere persone morte decenni prima durante un fatto di sangue avvenuto nello spettrale hotel.

Shining è il film che Stanley Kubrick ha realizzato partendo dal romanzo omonimo di Stephen King e che ha in parte rivoluzionato, a partire proprio dalla figura di Jack che, se nel romanzo di King viene descritto come una sorta di eroe condannato alla sconfitta, nel film si trasforma in un uomo che cova dentro di sé la pazzia che lo porterà a tentare di sterminare la famiglia e poi alla morte.

Dart Fener

interpretato da attori vari nella saga di Guerre Stellari

Dart Fener (o Darth Vader nella dizione originale) è il personaggio malvagio di Star Wars, la saga nata dalla fantasia di George Lucas che ha visto la luce a partire dal 1977 con l’uscita inizialmente del IV, del V e del VI episodio e successivamente, dal 1999, dei tre film componenti il prequel iniziale e, a seguire, gli episodi dal VII al IX.

Dart Fener, in realtà Anakin Skywalker, padre di Luke Skywalker, è un personaggio roso dall’odio, originato dalla morte della madre a opera dei predoni della sabbia. Un odio che, lentamente, lo rende preda di forze che fanno emergere il suo Lato Oscuro, facendogli intraprendere un percorso disseminato di morte.

Phyllis Dietrichson

interpretata da Barbara Stanwyck in La fiamma del peccato di Billy Wilder (1944)

Femme fatale per eccellenza, Phyllis Dietrichson (Barbara Stanwyck) nasce dalla penna di James M. Cain che la descrive nel suo romanzo “Double Indemnity”. Lo stesso Cain, in collaborazione con lo scrittore e sceneggiatore Raymond Chandler, contribuirà a portare il suo personaggio sullo schermo, in uno dei film più famosi del genere noir. La Stanwyck, con il suo viso fintamente angelico, è perfetta nell’interpretare la spietata moglie di un ricco uomo d’affari al quale l’agente assicurativo Walter Neff (Fred McMurray) sta per vendere una polizza. Irretito l’uomo con la sua aggressiva bellezza, lo convincerà a compiere l’assassinio del marito per intascare e dividere, così, il ricco premio assicurativo. Per il povero Neff sarà l’inizio della discesa agli inferi. Lui che, nella confessione finale dettata, ormai morente, al dittafono al suo capo (Edward G. Robinson), dichiarerà: “L’ho ucciso io, l’ho ucciso per denaro… e per una donna. E non ho preso il denaro… e non ho preso la donna. Bell’affare!”. Phyllis Dietrichson, una donna malvagia che usa Walter per i suoi loschi scopi. Per poi finire uccisa dallo stesso uomo che aveva circuito mostrandogli una caviglia cinta da un braccialetto con su inciso il suo nome.

Freddy Kruger

interpretato da Robert Englund in Nightmare – Dal profondo della notte di Wes Craven (1984) e nei successivi sequel (da Nightmare 2 a Nightmare 6)

Nato da una suora a seguito di uno stupro di massa, Freddy (Robert Englund) viene affidato da piccolo a un uomo che si rivela un pazzo alcolizzato che sottopone il bambino a ripetuti atti di brutalità. Raggiunta la maturità il ragazzo uccide, sgozzandolo con un rasoio, il padre adottivo, iniziando a meditare la vendetta contro tutti coloro che, sino ad allora, gli avevano fatto passare le pene dell’inferno. A partire da chi, a scuola, lo aveva bullizzato. Con strumenti di tortura da lui stesso fabbricati, Freddy Krueger, comincia così il suo personale percorso di vendetta, lasciandosi dietro una lunghissima scia di sangue, senza mai pentirsi per i crimini commessi e per la loro efferatezza.

Colonnello Hans Landa

interpretato da Christoph Waltz in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino (2009)

Parafrasando i versi di una nota canzone di Fabrizio De André potremmo dire che “il cuore tenero non è una dote di cui siano colmi i nazisti”. Questo lo si sa. Ma fra le SS, in fatto di malvagità, il Colonnello Hans Landa (Christoph Waltz) si posiziona, sicuramente, nelle primissime posizioni. Estremamente intelligente e astuto Landa è anche dotato di una crudeltà fuori dal normale. Spietato e, allo stesso tempo, educato e raffinato, è soprannominato “Cacciatore di ebrei”, considerata la sua predilezione nel dare la caccia agli ebrei che si nascondono dai nazisti. Il personaggio creato da Tarantino lascia intravedere tutta la sua lucida follia, nonché il suo bieco opportunismo quando, visto come si sta mettendo la guerra per i tedeschi, rinnega l’ideologia hitleriana aiutando il gruppo dei Bastardi ad assassinare il Führer. In cambio avrà salva la vita, ma si ritroverà marchiata per sempre una svastica sulla fronte, a ricordo che i nazisti, anche se hanno cambiato casacca, restano tali per sempre.

Hannibal Lecter

interpretato da Anthony Hopkins in Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme, 1991

Psichiatra, criminologo, assassino seriale con tendenze antropofaghe, il dottor Lecter è un personaggio ricorrente di alcuni romanzi di Thomas Harris, dai quali sono stati tratti numerosi film e serie tv, il più famoso dei quali è, sicuramente, Il silenzio degli Innocenti dove, per interpretare Hannibal, è stato scelto uno strepitoso Anthony Hopkins.

Hannibal Lecter è rinchiuso in un manicomio criminale perché, dopo aver ucciso le sue vittime, si è cibato dei loro organi. È chiuso in una cella buia, in un ambiente claustrofobico, metafora della sua mente malata e di quella di Buffalo Bill (Ted Levine), un altro serial killer al quale dà la caccia l’agente FBI Clarice Starling (Jodie Foster), che avvicina Hannibal per avere da lui informazioni.

Tutta l’indagine che Clarice porta avanti è un percorso allucinante all’interno della mente deviata del dottor Lecter, in uno scambio totale dove il medico, rinchiuso all’interno della gabbia, utilizza i vari sensi per poter entrare in contatto con la giovane poliziotta: per potersi, in qualche modo, cibare di lei. E Starling si dà a lui, instaurando un contatto che la porterà a sviscerare con  Hannibal fatti del suo passato che l’avevano profondamente turbata, mettendo così a nudo la propria anima. Un viaggio che Clarice compie, con paura e determinazione, alla scoperta del Male.

John Doe

interpretato da Kevin Spacey in Seven di David Fincher, 1995

In Seven l’assassino seriale si fa chiamare John Doe, nome fittizio con il quale in America viene chiamato, nei casi legali, un imputato sconosciuto o un cadavere senza nome. Nel film di Fincher, John Doe (un eccelso Kevin Spacey), di cui vediamo le fattezze solo nella seconda parte del film, è un assassino spietato che uccide le sue vittime traendo spunto dai Sette peccati capitali: nell’arco di una settimana, ogni giorno il killer ricerca e uccide in maniera brutale le proprie vittime ispirandosi, per ogni omicidio, ai sette vizi enunciati da Tommaso d’Aquino, presentandosi così come un dio materializzatosi in Terra per lavare i peccati del mondo. Un dio spietato che mette l’umanità di fronte alle proprie colpe. E davanti alle loro colpe sono posti anche i detective Somerset (Morgan Freeman) e Mills (Brad Pitt) che gli danno la caccia.

In un thriller tesissimo e cupo, che non lascia spazio alla speranza, John Doe  si erge così a triste simbolo del nemico cui l’America deve far fronte. Un nemico sconosciuto, di cui non conosce neanche il nome, e per questo ancora più pericoloso, perché incistato all’interno della stessa propria società.

Alex DeLarge

interpretato da Malcolm McDowell in Arancia meccanica di Stanley Kubrick, 1971

Il giovane Alex (Malcolm McDowell), capo della banda dei Drughi, ama Beethoven, la pornografia e la violenza portata all’estremo. Durante un’incursione notturna in un lussuoso appartamento abitato da una coppia, i Drughi storpiano il marito e ne violentano la moglie al suono di “Singing in the Rain”, che Alex canta mentre si accanisce con i calci sulla donna. Poi, proseguendo la loro notte brava, stuprano un’altra donna con una scultura a forma di fallo gigante.

Arrestato, Alex accetta di sottoporsi a un agghiacciante programma di rieducazione con il quale viene costretto a guardare, legato e con gli occhi aperti e bloccati, immagini di inaudita e raccapricciante violenza. Una punizione crudele che porterà Alex a trasformarsi, diventando da carnefice a vittima di altri carnefici e usato dal potere per i propri fini. Ma la sua natura tornerà a manifestarsi nel finale, sulle note travolgenti del Corale che chiude la Nona sinfonia di Beethoven.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo distopico dello scrittore britannico Anthony Burges.

Mildred Ratched

interpretata da Louise Fletcher in Qualcuno volò sul nido del cuculo di Milos Forman, 1975

La sadica infermiera Mildred Ratched (Louise Fletcher), che, con crudeltà nascosta sotto un volto serafico, tiranneggia i pazienti dell’ospedale psichiatrico nel quale viene rinchiuso Randle McMurphy (Jack Nicholson), rappresenta il potere contro il quale si ribella l’uomo, rinchiuso per aver fatto sesso con una minorenne.

Miss Ratched è priva di umanità, impietosa nei confronti dei pazienti e, allo stesso tempo, asservita al potere, in questo caso i superiori della clinica. Elargisce e revoca a suo piacimento farmaci e articoli di prima necessità ai malati e mantiene l’ordine fornendo psicofarmaci che azzerano le capacità di rivolta da parte degli ospiti dell’istituto. A nulla può la ribellione di McMurphy: un uomo solo che si scaglia contro il potere, del quale Miss Ratched è la fedele serva, non può che finire con una sconfitta. Ma, per lo meno, come dice lo stesso McMurphy tentando senza successo di sradicare un pesantissimo lavandino ancorato al suolo: “Io almeno ci ho provato!”.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Ken Kesey.

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