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Sole Luna Doc Film Festival

‘The Etilaat Roz’: il giornalismo resistente ai Talebani, tra coraggio e torture

Un documentario di grande attualità, quello presentato al Sole Luna Doc Film Festival di Palermo, girato dal giornalista Abbas Rezaie, sul quotidiano per 10 anni più diffuso a Kabul, guidato dal coraggioso Zaki Daryabi, e sul difficile tentativo di resistere e proseguire le attività dopo la presa del potere dei Talebani, senza le adeguate tutele dei giornalisti.

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Girato a Kabul nel periodo della presa del potere dei talebani, fra agosto e ottobre del 2021, The Etilaat Roz è la toccante cronaca di un giornale, appunto l’Etilaat Roz, che per dieci anni è stato il quotidiano più diffuso di Kabul, attraverso un giornalismo d’inchiesta trasparente e costantemente alla ricerca degli abusi e della corruzione nella società e nella politica. Un lavoro di qualità e vicino alla gente, portato avanti grazie ad un coeso staff di giornalisti e reporter, donne e uomini con piena parità, guidati dal coraggioso e appassionato redattore capo Zaki Daryabi. Il giornale ha sentito la necessità, proprio nelle ore più oscure quando i talebani hanno iniziato a controllare le libertà e la stampa, di realizzare un documentario, diretto dal membro dello staff redazionale, Abbas Rezaie, e prodotto da  Zaki Daryabi: nasce così The Etilaat Roz, presentato nella sezione ‘Focus Iran Afghanistan’ del Sole Luna Doc Film Festival di Palermo.

The Etilaat Roz: resistere finché possibile

Il racconto avvincente e drammatico di un giornalismo che cerca di opporsi al potere ottenuto con la forza da parte dei Talebani, inizia il 13 agosto 2021, due giorni prima della caduta di Kabul, dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati dall’Afghanistan e i talebani stanno riprendendo il potere: la redazione si riunisce per discutere sul da farsi nel prossimo futuro dato che le cose stanno evolvendo in una direzione ormai chiara. L’instabile presidenza di Ashraf Ghani ha distrutto tutte le infrastrutture della Repubblica Islamica dell’Afghanistan insieme alla capacità delle sue forze difensive.

Kabul cadrà il 15 agosto: il co-fondatore e caporedattore dell’Etilaat Roz, Zaki Daryabi, che ha sempre lottato per pubblicare le storie più veritiere, è ora sempre più preoccupato per il futuro del quotidiano ma soprattutto per la sicurezza del suo staff. Il primo atto è proteggere e nascondere (mandandoli altrove) i documenti finanziari, amministrativi da un lato ed i reportage scottanti dall’altro, con la documentazione comprovante la colpevolezza di corrotti e disonesti tramite le prove ottenute con le inchieste investigative. Con ritmo incalzante il regista descrive i giorni che hanno cambiato le vite di tutti i lavoratori del quotidiano e la direzione dell’intero Paese.

Aggressioni ai fotoreporter: una situazione ineluttabile

Infatti nel giro di poche settimane i conti bancari vengono bloccati, la censura imposta e i giornalisti aggrediti per le strade. Lo staff, dove lavorano numerose donne come giornaliste e redattrici, vorrebbe restare in un primo momento e, con il rumore degli aerei e degli spari in sottofondo, il lavoro continua all’interno della recinzione perimetrale, nella misura in cui ciò è ancora possibile. Spesso anche i bambini dei redattori transitano in quello che è stato, per 10 anni, un luogo di lavoro sereno e creativo e di attivismo giornalistico.

Le tensioni aumentano quando i giornalisti devono fare i conti tra la sicurezza delle loro famiglie e la loro dedizione a fornire dei reportages onesti e veritieri, mentre i Talebani fissano i loro obiettivi sulla stampa libera. La situazione a poco a poco si va deteriorando ed il personale dell’Etilaat Roz si trova ormai di fronte a una scelta impossibile: restare e continuare a denunciare – rischiando torture, imprigionamento e morte – o unirsi a migliaia di altri che tentano di fuggire dal Paese. Ciò che era iniziato come uno shock per una situazione surreale, si trasforma gradualmente in una realtà ineluttabile con la quale fare i conti, giorno dopo giorno.

L’evento che segna un punto di non ritorno è il brutale pestaggio e le torture cui vengono sottoposti due membri dello staff, Taqui Daryabi, un fotoreporter di 22 anni e Nematullah Naqdu, un cameramen di 28 anni, inviati a seguire e riprendere il corteo di alcune donne che manifestavano per i propri diritti umani e civili, ed avendone diffuso la notizia  sull’Etilaat Roz, vengono arrestati e torturati dai talebani: le foto dei corpi martoriati fanno il giro del mondo e denunciano una realtà senza apparente via d’uscita, mentre i Talebani negano impunemente l’evidenza.

Esilio, tristezza, controllo

Il racconto del frenetico susseguirsi dei giorni e delle misure da adottare, fino alla fuoriuscita dal Paese, a piccoli gruppi, dei giornalisti del quotidiano, è intervallato da momenti di grande umanità, come se davvero la redazione sia stata per molti di loro una vera, grande famiglia: le lacrime del caporedattore, il trauma per i pestaggi e le torture inferte ai due fotoreporter della redazione, la tristezza di chi è partito per l’esilio portando con sé la bandiera dell’Afghanistan e quella di chi è dovuto restare per mancanza di un passaporto. Il documentario offre una rappresentazione incisiva dell’impotenza contro un potere tirannico e cieco, con un capitano (‘capitano, mio capitano’) che sarà l’ultimo ad abbandonare la nave.

“Se raggiungono ciò che vogliono, i talebani cercheranno come prima cosa di controllare le donne – affermano le reporter della redazione – partendo dalle famiglie sarà più facile controllare la società…si capisce perché le donne devono avere paura, perché i talebani si oppongono a ogni diritto fondamentale delle persone, a partire da quello della libertà di scegliere come vestirsi”.

  • Anno: 2022
  • Durata: 93'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Afghanistan
  • Regia: Abbas Rezaie

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