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‘L’arte di cavarsela’. Il coming of age di Gavin Wiesen

Il racconto di formazione sui giovanissimi George e Sally e su come l’amore rende impavidi

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L’Arte di Cavarsela (The art of getting by nella versione originale) è il primo lungometraggio scritto e diretto da Gavin Wiesen.
Presentato in anteprima al Sundance Film Festival del 2011, arriva in sala nell’agosto dello stesso anno. Si tratta di un coming of age che affronta il tema del passaggio all’età adulta con stile originale e maturo, in un mix equilibrato tra commedia e dramma.

Il protagonista è George, un liceale in procinto di diplomarsi, intorpidito e immerso nella solitudine. Quando incontra Sally, l’esistenza – e New York – assumono connotati inesplorati. L’amore apre un varco dentro un destino cinico e senza prospettive che George aveva prefigurato per se stesso. Nel cast Freddie Highmore (George), Emma Roberts (Sally), Michael Angarano, Elizabeth Reaser, Sam Robards, Rita Wilson e Blair Underwood.

Attualmente riproposto da Disney Plus.

L’Arte di Cavarsela, la trama

“George, hai fatto i compiti a casa?”. Il trailer inizia con una domanda. George risponde: “No, mi sembrava tutto senza senso, compresi i compiti a casa”. Dopo è in compagnia del suo insegnante di arte, che gli fa notare che è ora che trovi qualcosa da dire.

George (Freddie Highmore) è il tipico studente intelligente, ma che non si applica. Dotato di una sensibilità sopraffine, sembra aver già trovato le risposte ai grandi enigmi della vita. Sempre in una prospettiva di osservazione, lascia che il tempo passi, mentre brucia il fumo di una sigaretta. Disegna, ma non ha uno scopo e questo si riflette nella sua arte.

S’imbatte nel suo opposto, una ragazza popolare e solare che frequenta il suo stesso liceo. Sally (Emma Roberts) è misteriosa, incredibilmente a suo agio con il processo di crescita. Schiva e ribelle nel suo mondo borghese. I sentimenti per Sally faranno scricchiolare il suo muro di misantropia e cinismo. Perché l’adolescenza può essere magica e il futuro una strada da percorrere.

L’Arte di Cavarsela, la recensione

Al suo esordio cinematografico, Gavin Wiesen dirige una pellicola indipendente che brilla di luce propria, nonostante i temi trattati.
Il delicato, insidioso ma anche entusiasmante passaggio all’età dei grandi e delle scelte difficili. La complicata realtà liceale americana. Il primo amore foriero di insicurezze, poiché miraggio estenuante per cui non si è mai all’altezza. Se i topic sono un rimasticamento di sotto-argomenti, come spesso succede quanto un tema diventa un genere vero e proprio, la prospettiva è fresca e si mantiene a galla nella competizione con i suoi simili.

Gavin Wiesen è un regista newyorkese. È per questo che la città è parte integrante del racconto, con i suoi quadri urbani e i suoi mille volti, indimenticabile come il primo amore. Inoltre, è il punto di ancoraggio dell’armonia che la colonna sonora dona al film, paladina dei sentimenti e degli stati d’animo dei personaggi, in un modo esclusivo e sempre adatto al narrato.

La scrittura del protagonista e la maniera di interpretarlo sono il prisma luminoso de L’arte di cavarsela. L’antieroe incarna perfettamente il creativo fuori dagli schemi, a cui si aggiunge una certa dose di “umore nero” ed un’incapacità carismatica di conformarsi ai suoi coetanei. Lo spettatore di scopre al contempo affascinato e irritato da questa infelicità a cui George sembra sottoporsi serafico.
È forte l’eco di It’s kind of a Funny Story, con il suo Craig amante di arte, in crisi esistenziale e spaventato dalla vita. Anche qui l’innamoramento ha un ruolo di disvelamento della realtà verso un agire impavido.

Sally (Emma Roberts) è il contraltare uguale e opposto all’archetipo di George, l’antitesi necessaria per arrivare a conclusione, del film e dell’empasse del protagonista. Non ci sono sorprese nell’evoluzione della trama, eppure i dettagli disseminati nella pellicola la rendono un lavoro di gusto, che alterna registri corrispondenti alla galleria emozionale degli adolescenti.

L’arte come mezzo catartico e di scolo del sé ricorre spesso nei lungometraggi dedicati al racconto di questa fase della vita e qui appare come una scelta ideologica, operata da un giovanissimo uomo per contrastare la competitività tipica di quegli ambienti.

“È davvero un’arte, quella di cavarsela?” chiede una giornalista ai due attori. Emma Roberts risponde:

Credo che per ognuno sia differente, ci sono scorciatoie e modi diversi per tirare avanti, ma alla fine della giornata devi sempre fare i conti con l’inatteso o l’imprevisto.

Sono Diletta e qui puoi trovare altri miei articoli

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