IÈ arrivata la fine che curiosamente coincide con un inizio, un esordio. Arriva su Prime Video l’ultimo capitolo della saga horror Insidious;Insidious – la porta rossa diretto da Patrick Wilson, protagonista anche di un’altra saga entrata nella storia dell’horror contemporaneo, quella dei The Conjuring.
Insidious – la porta rossa: cosa racconta?
La pellicola diretta da Wilson ci porta per l’ultima volta nell’Altrove, dove Josh e Dalton, rispettivamente padre e figlio, affronteranno nello scontro definitivo il terrificante demone rosso ben nove anni dopo il loro ultimo viaggio nell’Altrove, e dopo che la loro memoria dell’accaduto era stata cancellata.
Se dal punto di vista meramente tecnico il film scorre liscio, con una regia pulita e un montaggio molto semplice, è il lato della paura che scricchiola; il che, trattandosi di un horror, non è il massimo. Anche il lato estetico lascia a desiderare, con effetti speciali e trucchi non sempre all’altezza della serie ed una fotografia anonima che non influisce sulla narrazione e sulla costruzione della paura.
Insidius – La porta rossa: la recensione
Il film ha un ritmo veloce che tramortisce lo spettatore, non lasciandogli quelle pause fisiologiche che servono a coltivare l’ansia e la paura. Per tutta la durata della pellicola si segue uno schema ben preciso culminante con i classici jumpscare che dovrebbero far saltare dalla poltrona, ma che in realtà risultano quasi sempre scontati e prevedibili. Così facendo, proprio ciò che dovrebbe dare il guizzo al film, finisce per appiattirlo facendolo diventare una sequela di presunti spaventi senza un flusso emotivo che possa realmente terrorizzare la sala.
Tutto ciò è un peccato poiché si avvertono, soprattutto all’inizio, delle idee di fondo che avrebbero dato maggiore spessore al racconto, una su tutte la rimozione dei ricordi dei due protagonisti. Su quest’ultima idea si sarebbe potuto fondare un impianto narrativo ed emotivo importante, e invece viene buttata lì come se fosse una cosa da niente.
Note positive sono invece sicuramente la metafora, nemmeno tanto celata, della capacità catartica dell’arte e l’uso delle capacità artistiche di Dalton che ricrea una sorta di autoritratto alla Dorian Gray.
In conclusione
Purtroppo l’esordio alla regia di Wilson non ci regala la svolta che il finale di una saga così importante per l’horror contemporaneo si meritava. Non bastano le piccole citazioni al capostipite per tirar fuori un’opera che possa entrare nel cuore degli spettatori. Quest’ultimo capitolo risulta un film alquanto debole, che comunque si lascia guardare e che, se avete visto tutti i film della saga, non potete perdere. Almeno per dare l’addio definitivo al vostro demone preferito.