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Ortigia Film Festival

Grain – Portrait of Fabio D’Emilio: la recensione

Recensione del docufilm 'Grain – Portrait of Fabio D’Emilio', in concorso nella sezione internazionale documentari alla XV edizione dell’Ortigia Film Festival, in programma a Siracusa dal 15 al 22 luglio

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Fotografo, discografico, marketing manager. Tante vite in una sola. Tutte all’insegna del successo: Grain – Portrait of Fabio D’Emilio è il documentario realizzato da Simone Valentini – in concorso alla XV edizione dell’Ortigia Film Festival -, con cui si ripercorre la carriera di uomo che ha saputo coniugare felicemente le sue due grandi passioni per la musica e la fotografia.

Gli inizi come fotografo di concerti live

Delle mani puliscono con cura un obiettivo fotografico. Una voce maschile ci invita alla visione: “La storia che vi racconterò è una storia che ha per tema la passione. Come la passione, se seguita, se ascoltata, può cambiare la vita”.

Le mani e la voce sono di Fabio D’Emilio e il racconto che segue è un suo gradevole ritratto umano e professionale.

È lo stesso protagonista a condurci all’interno di un affascinante percorso – punteggiato da foto, video di repertorio e inserti d’animazione – che prende le mosse dalla fine degli anni ’60, quando in Italia ha inizio la stagione dei grandi concerti all’aperto.

Il Caracalla Pop Festival, il Be In di Camaldoli: è sulla scia di questa nuova tendenza che il giovane Fabio si ritrova a scattare foto ai concerti dei big della musica italiana e internazionale.

Cocciante, Venditti, Battiato, il Banco del Mutuo Soccorso con l’indimenticabile Francesco Di Giacomo, Frank Zappa, i Queen, i Pink Floyd sono soltanto alcuni dei grossi calibri che finiscono per essere immortalati dalla sua macchina fotografica.

Va così formandosi – anche grazie alle collaborazioni con le riviste musicali dell’epoca, ‘Sound Flash’ e ‘Super Sound’ – uno straordinario catalogo d’immagini destinate a trasformarsi in vera e propria memoria storica.

Sono quelle stesse immagini che ancora oggi vengono pubblicate dall’amico Guido Bellachioma sulla rivista musicale ‘Prog Italia’.

Il lavoro di Fabio D’Emilio come discografico

La prima “sterzata” nella carriera di D’Emilio avviene a metà degli anni ’70, quando, appena reduce dal servizio militare, viene ingaggiato da una grande casa discografica col compito di “intercettare” i nuovi gruppi emergenti e di proporre la pubblicazione dei loro dischi.

Si tratta di un lavoro che, unito all’attività fotografica, richiede un impegno sempre maggiore, tanto da portare alla nascita di un vero e proprio team addetto al repertorio internazionale. Ne fanno parte, oltre allo stesso D’Emilio, Massimo Guerini e Stefano Battioni. Il tutto sotto l’occhio attento di Freddy Cannonche faceva un po’ da grande papà di noi tre più giovani”.

Il racconto s’impreziosisce di numerosi aneddoti ed episodi. Si passa, tra gli altri, dall’incontro del nostro protagonista col mostro sacro Mick Jagger alla rievocazione del geniale lancio italiano dell’album ‘The Wall’ dei Pink Floyd.

Ci si ritrova così immersi in un ininterrotto flusso di ricordi che, calandosi nelle atmosfere dell’epoca, sembra rivivificare la fantastica scena musicale degli anni ’70.

Il passaggio al marketing di una nota multinazionale

Tutto ciò sino a quando non si arriva ad una nuova svolta professionale di D’Emilio, il quale, lasciata l’attività di discografico, accetta la proposta di lavoro in ambito marketing da parte di una multinazionale di prodotti per la cura della persona.

Per uno come lui, abituato sino ad allora ad andare in giro in sneakers e salopette, si tratta di una vera e propria sfida, se non addirittura di una rivoluzione copernicana. Eppure, anche in tal caso la scelta si rivela vincente.

Fabio, infatti, saprà utilizzare al meglio il proprio bagaglio professionale legato alla musica e alla fotografia, dandone dimostrazione con la presentazione del rilancio pubblicitario di un noto sapone, realizzata ricorrendo ad un suggestivo tourbillon di suoni e immagini.

Ed è qui che si conclude Grain – Portrait of Fabio D’Emilio, un coinvolgente, affascinante racconto di quaranta minuti circa (arricchito dalle ottime musiche dei Melatti), attraverso cui si vuol ricordare come con la passione, il coraggio e un pizzico di fantasia nessun obiettivo è mai davvero impossibile.

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