Vertigo Film Fest: l’intervista a Carlo Puoti Content creator, Content designer e Selezionatore .
Coerenza, stile visivo e sensibilità. Sono queste le principali caratteristiche che Carlo Puoti ritiene debba possedere un buon cortometraggio. Selezionatore della sezione Animazione, Puoti ci ha parlato del Festival e dell’importanza del cortometraggio come forma artistica.
VFF, il festival di cinema interamente dedicato ai cortometraggi, torna per la sua quarta edizione. E quest’anno invaderà gli spazi del BASE Milano. La parola chiave è INTERSEZIONI: Il punto d’incontro tra mondi diversi. Il cinema come forza che unisce, contaminando la nostra esperienza con nuove storie e punti di vista sulla realtà.
E oltre ai cortometraggi tanti momenti di condivisione, discussione, ospiti, arte e musica.
Tutto sul Vertigo Film Fest
Vertigo Film Fest: l’intervista a Carlo Puoti
Vertigo Film Fest, Milano International Short Film Festival, è un festival annuale che si svolge a Milano.
Il Festival si focalizza esclusivamente sui cortometraggi, e ogni anno accoglie opere di Fiction, Documentario e Animazione provenienti da tutto il mondo.
Siete arrivati alla quarta edizione, è cambiato il metodo di selezione?
In realtà non molto, abbiamo sempre fatto affidamento sui nostri gusti personali e su quello con cui eravamo molto più in sintonia. Siamo quattro persone con quattro gusti diversi; per cui è sempre stato interessante fare dal primo anno una selezione molto eterogenea. Abbiamo mantenuto questa caratteristica facendo una selezione sia su ciò che ci ha colpito che sul valutare un aspetto particolare ovvero la coerenza dell’idea del soggetto del cortometraggio.
A volte alcuni corti hanno un’idea ma si perdono.
Io mi interesso della parte di animazione. Quest’ anno c’è la novità Milano Academy per dare risalto alle competenze degli studenti che stanno affinando i loro studi di arte cinematografica. A Milano sono sempre un po’ messi da parte e noi vogliamo porre attenzione su di loro.
A proposito di animazione, non trovi che sia una delle sue massime espressioni nei cortometraggi?
Secondo il mio gusto personale, sì; è ovviamente una delle categorie più particolari perché è una branca in cui servono molti fondi per la realizzazione.
Nella sezione di quest’anno ho notato qualità sia nel disegno che nella fotografia. Sono cinque opere molto diverse.
È uno degli stili cinematografici che ha miliardi di tecniche e approcci. Quindi, dal punto di vista della selezione, è bello mostrarne diversi.

Quante opere avete selezionato quest’anno?
Quest’anno più di 300. La nostra selezione avviene anche in base a caratteristiche oggettive. E difficilissimo scegliere. Per ovviare al problema durante l’anno facciamo altre proiezioni in cui far vedere altri corti che non per forza rientreranno nella selezione finale.
È importante proiettare i cortometraggi a prescindere dal gatto che arrivino o no alla selezione finale.
Oltre alla visione dei cortometraggi ho visto che ci sarà un Panel su Ari Aster e uno sul mestiere del critico!
Sì! Il Panel su Ari Aster prevede di affrontare il regista da più angolazioni; ha una filmografia più ridotta rispetto ad altri registi e sarà più facile. Però ha realizzato tanti cortometraggi su cui sarà interessante indagare.
Il panel sulla critica, invece, è sul cambiamento degli approcci in questi anni.
Trovo sia giusta la presenza di una Psicanalista e una Pedagogista per analizzare il cinema di Ari Aster!
[Ride] La cosa bella è che i suoi lavori si prestano ad essere trattati da molti punti di vista, non solo cinematografici. Alla fine sono storie, influenzate da molti altri aspetti che possono essere trasversali e quindi è interessante trovare diversi approcci.

Vertigo Film Fest: l’intervista a Carlo Puoti
Il cortometraggio in Italia a che punto è? Non pensi che qui non vi sia ancora una visibilità come in altre parti del mondo?
Alcuni ci provano. Nella giuria abbiamo Francesco Filippini che ha realizzato il corto (Simposio Suino in Re Minore ) prima di Gatta cenerentola, ma parliamo di quattro o cinque anni fa. Ci sono tentativi. Forse il pubblico da un certo punto di vista non è particolarmente sensibile perché non è qualcosa a cui siamo abituati. Ad esempio, in giuria c’è Paola Ruggeri de Il cinemino di Milano. Ci ha spiegato di aver provato a proiettare i cortometraggi prima dei film ma per le persone era come vedere un trailer. Ci sono tentativi di questo tipo ma servirebbe un’introduzione, abituarci a questo stile di rappresentazione.
Forse ci sarebbe bisogno di una “cultura”al corto?
Il problema è che è sempre stato visto come qualcosa di propedeutico. Un inizio di qualcosa, anche noi stessi che ci occupiamo di cinema lo vediamo così. Forse per primi noi dovremmo abituarci a vederli in altro modo. Hanno una loro dignità.
Vertigo Film Fest
