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Sole Luna Doc Film Festival

Giorgio Gosetti, al ‘Sole Luna’. ‘Sono il ‘civil servant’ dei festivals’

Giorgio Gosetti, nominato presidente dell’AFIC e in giuria al 'Sole Luna Doc Film Festival' si racconta. "Premettendo che li amo... "Sono come i tassisti: anarchico, individualista, competitivo". Questi i direttori di festival.

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Giorgio gosetti

Dribblando sapientemente tra giurie, festival e direzione di Afic, Giorgio Gosetti, (Giornate degli Autori e Noir in festival), che abbiamo incontrato a Palermo, è stato allievo di Felice Laudadio e qui si racconta simpaticamente

Nominato presidente pro tempore dell’AFIC, l’Associazione italiana dei festival e delle rassegne cinematografiche gli abbiamo chiesto dell’esperienza al Sole e Luna Doc Film Fest.

Intervista a Giorgio Gosetti, presidente di giuria al Sole Luna Doc Film Festival

GSS: che giorno è nato?

GG: sono del 06 febbraio, ma dammi del tu.

GSS: come hai trovato questo festival e questa diciottesima edizione? E’ la tua prima volta?

GG: Penso sia una selezione eccezionale. Come i miei colleghi di giuria, siamo rimasti colpiti dalla qualità delle cose scelte. Non sono un grande esperto di doc, ma ho visto cose che non avevo mai trovato, materiali che avrebbero potuto girare in altre vetrine internazionali, di prestigio. Ottimo il lavoro dei direttori artistici nella scelta degli autori. Si vede che c’è una dedizione, un’organizzazione totale, una cortesia e generosità molto veneto- palermitana.

Poi ho trovato la cornice importante alla Gam, che è un grande veicolo di comunicazione, molto utile. E’ come dire: “sto nell’arte moderna a Palermo”.

Penso però che debbano fare uno sforzo ulteriore su due territori da implementare. Il primo è quello della comunicazione. Hanno un ottimo ufficio stampa e gli strumenti tecnici. Così dovrebbero poter comunicare di più e più massivamente; ad esempio mettendo banners in città, corredando di pubblicità le fiancate degli autobus, etc. Se la regione Sicilia capisse di dover finanziare di più realtà come questa, capirebbe anche che questo potrebbe portare un grande ritorno.

La seconda cosa che, a mio parere, dovrebbero fare di più, dato che siamo in un tempo tecnologico, è quella di riuscire a migliorare ancora la qualità tecnica della sala. Si deve avere un’altissima qualità di proiezione per soddisfare anche lo spettatore più esigente. Se io avessi più risorse le metterei tutte in comunicazione e in tecnologia.

I proiettori 4k sono ormai quasi obsoleti, andiamo verso i 6K e 8k. Dipende dalla qualità della fonte, ma se c’è una cosa su cui mi batto come Afic, è che ognuno dei nostri associati deve esprimere il massimo in qualità di proiezione.

Una cosa fantastica inoltre di Sole Luna è che ha la sua internazionalità, il catalogo è perfettamente bilingue, molto curato. Non tutti i nostri associati hanno, come il Sole Luna, una vera realtà internazionale. Devo poi dire che nel campo del documentario i festival italiani sono più stimati all’estero e sono meglio dei festival di finzione.

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GSS: il cinema come anticamera della realtà? Ci preparano agli scenari futuri? E’ plagio?

GG: dipende da come si pone la domanda perché le mie risposte sono tre. Si il cinema è anche un’industria, che è multinazionale anche nel campo dei media. I grandi studios di Hollywood sono parte di catene finanziarie, del tutto avulse dall’esperienza cinematografica, ma funzionano come veicolo finanziario e in parte come veicolo di orientamento del gusto complessivo.

Seconda parte della risposta. Il cinema ci prepara perché vede più lontano di noi.. E’ un’anticamera della realtà. Come tutte le arti anticipa fenomeni, le problematiche. Si pone domande e cerca, a volte, di dare risposte. E’ un antidoto alla realtà, il contrario.

E’ storicamente vero anche questo. Chi ha voluto capire a cosa andavamo incontro, forse avrebbe avuto qualche problema a decifrarlo nelle pagine di  Philip K. Dick, perché erano complesse, ma non ha avuto nessun problema a vederle in Blade Runner. Ne abbiamo fatto buon uso? Si, no, credo di no, però stava la, anticipava la realtà in questo senso. E’ così vale per la fantascienza di Asimov e 2001 di Kubrik.

Ma terza risposta. Cinema anticamera? No cinema LA realtà.

Qui siamo nel cinema della realtà in cui vediamo documentari. Anche qui siamo nella realtà e nelle storie reali, lontane sia fisicamente che geograficamente dalla nostra esperienza diretta e ciononostante sono una guida per noi. Sia storie che stanno per diventare anche nostre. O sono semplicemente il riflesso di noi.

Il cinema non è l’oppio dei popoli del XXI secolo. Certo  può essere usato anche così. E allora la televisione?

GSS: Qui sei presidente di giuria

GG: no io so solo che faccio parte della giuria. Cose che faccio da anni. Guarda io quando mi siedo dico subito per la forma e la necessità e per orientamento burocratico è opportuno avere un presidente. Ma qui possiamo fare anche senza. Oppure considerarlo un segretario operativo. Solo quando si litiga furiosamente il voto del presidente vale doppio. Ma non è questo il caso. La giuria è stata pienamente armoniosa

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GSS: i rapporti nelle giurie? Come si coordina una giuria con persone diverse per cultura, lingua, sensibilità. Poi sei anche presidente di Afic. Come riesci a fare dialogare festival tra loro in competizione. Il tuo ruolo è anche di ambasciatore, mediatore? 

GG: credo che professionalmente parlando le risposte siano diverse. Almeno due. In giuria convivono sensibilità diverse, culture diverse e approcci al cinema diversi.

Mi è capitato di vedere giurie in cui nel momento di decidere, i giurati confessavano candidamente di non aver mai visto i film di quel tal regista da giudicare, per cui erano vergini sull’esperienza artistica. Ma a volte delle cantonate enormi perché al 506 esimo film tutti uguali che il regista fa,  il  giurato non consapevole dice: ah che meraviglia. Invece il regista quella cosa l’aveva inventata 40 anni prima e ripetuta per 40.000 volte.

Sommessamente posso dire che chi coordina, se ha esperienza di festival, di altri registi e di altre culture può essere utile come connettivo. Ma è raro che un presidente abbia questo ruolo, è raro che venga scelto per questo. Normalmente si sceglie un presidente per notorietà, carisma. Non sarà mai il presidente di Cannes sarà sempre Clint Eastwood o Tarantino. Non un esperto di cinema, ma un nome che attira le folle.

Il Manuale del perfetto presidente di giuria, riciclerei una massima che mi insegno Jill Jacob autocrate, conservatore della ritualità cinematografica, una specie di cardinale di cinema, della curia romana, che mi disse: il segreto per non essere traditi come direttori di festival dai tuoi giurati è sceglierti per tempo un presidente il cui gusto ti piace e poi condividere con lui tutte le scelte degli altri giurati per fare in modo che obbediscano al tuo volere.

Tu non stai decidendo al posto dei giurati, ma costruisci la giuria a misura del tuo cinema. Le giurie così composte vanno d’accordo, si vogliono bene credono nel presidente e non litigano. Le liti nascono quando i giurati non si fidano del presidente.

Il mestiere di presidente di Afic è diverso. L’ho fatto da giovane 20 anni fa con Barbera primo anno da presidente ero un mediatore. Ero un passacrate. La prima volta ero uno dei suoi fondatori, al festival di Pesaro, di sedicenti direttori, ma eravamo 4 gatti. Ora andiamo verso i 150 in Italia. In tutto sono 350. Ero il ‘civil servant’ dei festival, mi mettevo a disposizione.

I direttori di festival hanno una unica categoria che gli assomiglia: i tassisti. Anarchici, individualisti, competitivi. Io li amo molto perché li uso tanto. E’ vero che siamo cosi’. Ci scanneremmo per fregare un film a un altro. Siamo una categoria così. Saremmo sempre sulle date di un altro. Si arriva a litigare sulla Prima regionale. Prima si lottava per avere un’anteprima mondiale, poi nazionale, poi di area geografica.

Afic ha un ruolo più importante, quello di attivazione. Siamo tanti e abbastanza forti per poter essere di stimolo, tutti insieme rispetto a un governo, rispetto ai privati, alle regioni.

Siamo vissuti come l’ultima ruota del carro con tutti gli spettatori di Venezia, non faccio un decimo sulla carta di un mio spot televisivo. Come compete un festival di fronte a uno sponsor rispetto la tv?

Rispetto allo stato, come può competere un festival, rispetto alla produzione di un film?  Abbiamo una milione e mezzo per la promozione il fondo di incentivi alla produzione è di 5 6 milioni anche per i film difficili.

Però di positivo c’è il fatto che post pandemia, mentre notavamo il crollo ovunque degli incassi in sala, ricordiamo che  il cinema sta al 7 per cento degli incassi, invece il pubblico dei festival è cresciuto ed è vitale, giovane e anziano, misto, appassionato, che popola i cinema italiani. Vorrai domandarti perchè? Interpreto il mio ruolo anche come stimolo di attività. Abbiamo il diritto e il dovere di farci ascoltare e suscitare attenzione perché abbiamo gli strumenti.

E i miei colleghi che litigheranno perché fanno il festival nella stessa data, Se non dura almeno 4 giorni non rientra nella definizione di festival. Semplice. Diciamo allora che ci sono 100 festival, ciascuno dura almeno 4 giorni, sviluppa tra 400 e 600 giorni di festival, l’anno dura 365. E’ evidente che avremmo delle sovrapposizioni. Poi aggiungiamo grandi festival non in Afic, come il Bifest a Bari, Bologna, Roma, Venezia. E quindi litigheremmo sempre. E comunque!

Di SOLE LUNA ad esempio ne conosco la tradizione, lo trovo molto focalizzato, ma se non fossi stato nell’Afic non sarei stato qui. Anche quest’anno però sto scoprendo, da presidente pro tempore – il mio mandato scade a primavera – che, oltre ad essere contenti di avere 100 festival, non abbiamo consapevolezza della loro qualità, spesso ottima.

Non lo faccio per lodare Sole Luna, ma lo dico perché sono stato anche al Sudest Festival di Monopoli, che esiste da 25 anni. Poi Maremetraggio di Chiara Omero e li ho trovati festival straordinari. Lo stesso Bifest è straordinario, Felice Laudadio è stato mio maestro. E’ un festival metropolitano che è in grado di coinvolgere una città intera. Assommano delle qualità assolute e Sole Luna in questo tempo è strepitoso e ha bisogno di fare quello che non fanno i festival. Cioè non investono abbastanza in comunicazione.

Uno con un budget basso cosa fa? Di solito tende a mettere tutto nelle qualità del prodotto, negli ospiti, nella tecnologia. Anche se hai bassi costi, migliori qualità di proiezione, quello che resta lo metterò in comunicazione e molti di noi rinunciano ad avere un addetto stampa. Questo è un errore storico. Ci vuole un terzo del budget che deve essere destinato alla comunicazione. Di solito è il 10 per cento nella comunicazione. Come l’Italia con la cultura. Anziché il 3,5, ne dedica lo 0,5.  E i risultati si vedono.

 

Gosetti in breve, ma c’è molto di più

Giornalista professionista dell’ANSA dal 1990, critico e saggista, è direttore del Courmayeur Noir in Festival (da lui fondato nel 1991), Delegato Generale delle Giornate degli Autori, main programmer del RIFF (Ryekjavik International Film Festival). Insegna “Organizzazione di eventi cinematografici e audiovisivi” al corso di Laurea Magistrale del DAMS di Bologna e organizzazione della cultura a IULM – Milano, è membro del direttivo dell’Afic (associazione italiana dei festival di cinema), ha pubblicato saggi su: Marguerite Duras, Luigi Comencini, Alfred Hitchcock, Carlo di Carlo, Allan Dwann, Orson Welles, ha coordinato le pubblicazioni “I colori del nero” (a cura di M.Fabbri e E. Resegotti) e “Print the Legend” (con Giovanni Marco Piemontese). Ha diretto il MystFest, Antenna Cinema, la Festa di Roma. E’ stato vice-direttore della Mostra del Cinema di Venezia e Direttore di Italia Cinema per la promozione all’estero.

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