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‘Nettare degli dei’, la recensione della serie

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Ossessione, ambizione, successo. Nettare degli dei è una delle migliori serie originali di Apple TV+ degli ultimi anni.

Su Apple TV potete vedere la serie Nettare degli dei

Nettare degli dei, la storia

La storia è ambientata tra la Francia e il Giappone. Camille ha appena ricevuto la notizia che il padre, Alexandre Léger , è appena morto all’età di sessant’anni nella sua casa di Tokyo. I rapporti si erano incrinati da molto tempo, ma decide di volare verso la capitale nipponica per la lettura del testamento. Lì scopre di avere in mano una straordinaria collezione di vini, considerata la più grande al mondo. Ma il padre, una delle figure di spicco nel settore dell’enologia, ha deciso che per ereditarla deve superare alcune prove di abilità. E non sarà la sola.

Nettare degli dei, la recensione

Se dovessimo descrivere in maniera perfetta Nettare degli dei avremmo bisogno di un sommelier. Uno dal palato sopraffino, capace di riconoscere gli aromi e i sapori di una delle serie più interessanti presenti su Apple TV+. Il racconto, basato sul manga Kami no shizuku scritto da Tadashi Agi, spicca per la capacità di combinare insieme stili e contenuti differenti in una storia che affronta le vicende di Camille (Fleur Geffrier) e di Issei Tomine (Tomohisa Yamashita).

La serie si sviluppa su più livelli: geografici, linguistici e narrativi. Nel primo caso si presentano scenari che in qualche modo contrastano. Un contrasto che, va detto, non va associato tanto al conflitto, quanto al confronto di due mondi opposti. La Francia (così come anche le scene in Italia) viene fotografata con colori caldi a testimoniare una terra bucolica, espansiva e capace di assorbire le diverse sfumature come in un’opera d’arte. Il Giappone invece ha tutt’altra connotazione: fredda e impenetrabile come la casa moderna del padre di Camille, ma sempre attenta a proteggere i valori e le tradizioni a tutti i costi.

Il ‘linguaggio’ del vino

Nettare degli dei è inoltre uno splendido manifesto di quanto il linguaggio sia una delle tante ricchezze della civiltà. Non vuole essere una critica al doppiaggio (su cui si potrebbero aprire diverse discussioni) perché come tutte le cose ci sono sempre le dovute eccezioni. Ma in questo caso sentire lingue differenti va a rafforzare quella che è la metafora del vino, dagli ingredienti, sapori, aromi che se uniti, sono in grado di restituire qualcosa di unico e inimitabile.

I personaggi

La serie, va detto, nei primi episodi fa fatica a ingranare. Ci mette un po’ a prendere il ritmo e a mettersi in carreggiata. Ma è anche il bello di questo racconto. Ha bisogno di fermentare, di trovare la sua identità e di non forzare troppo i tempi. Ed è proprio in quei frangenti che vengono inseriti riferimenti alle vite dei due protagonisti, estremamente legati dall’ossessione, dall’ambizione e dal successo in vista delle prove che dovranno sostenere.

Nettare degli dei da questo punto di vista non solo non sbaglia, ma non presenta mai sbavature. Un dramma toccante, elegante, capace di mantenere la qualità fino all’ultimo sorso.

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