Confine Liquido è un documentario del 2022, diretto da Andrea Scimone, saggio di Diploma del Centro Sperimentale di Cinematografia, in concorso al Sole Luna Doc Film Festival.
Sulla riva dello Stretto di Messina, il mare prende il sopravvento sulle vite degli uomini. Michele, Antonio e Pippo vivono nell’attesa della corrente giusta. Un’attesa millenaria che li incatena a quel corpo liquido su cui navigano le loro vite.
Ritorno alle origini
“Si sa poco di sé stessi se non si conosce la pelle eccitata dall’ingresso in mare, e poi il lento conciliarsi con l’acqua, accettare di appartenerle, e lasciarsi andare, galleggiare”.
Comincia con questa citazione dal libro di Franco Cassano, Il pensiero meridiano, il documentario di Andrea Scimone, in cui fin dal principio mostra le sue intenzioni e le sue sensazioni: la voglia di un regista messinese di riconnettersi con il luogo di origine e per il quale è evidente il forte senso di appartenenza, cercando di andare a scavare dentro l’animo di tre pescatori (Michele, Antonio e Pippo) e seguire la loro routine, dalla riparazione del peschereccio, a legare per bene le reti con cui verranno pescati i pesce spada.
Quello che fa Scimone è osservare con delicatezza, ma anche con distacco, quello che è, a tutti gli effetti, uno dei mestieri più antichi del mondo: il pescatore.
Scimone, infatti, riprende con dovizia di particolari quella che è la preparazione dei pescatori, proponendoci una visione genuina e attenta, forse per riconnettersi al suo luogo di origine e ribadire il legame viscerale che lo unisce alla sua terra.
Scimone realizza un documentario di tipo osservativo non tralasciando i momenti che, a un occhio superficiale, potrebbero sembrare morti, ma che invece descrivono esattamente quello che vuole raccontarci, riuscendo a trasmetterci il suo stato d’animo. I suoni e le parole che sentiamo sono quelli autentici del luogo e l’obiettivo non è quello di documentare con scientifica precisione. Il film ricerca ritmi e silenzi, la fotografia è curata e il suono ci restituisce tutto. Colpiscono gli sguardi che possono sembrare smaliziati e strafottenti, ma che invece lasciano trasparire la malinconia tipica di lavoratori seri.
Lu tempu de li pisci spata
Per realizzare questo documentario, Scimone si è sicuramente ispirato al cinema di Vittorio De Seta.
Il pesce spada, infatti, comparirà verso la fine di questo documentario. Ma la cosa davvero interessante del film è che il pescatore è un mestiere tanto affascinante quanto desueto, tant’è che anche i bagnanti lì nella costa rimangono sbalorditi e fanno cerchio per vedere la preda appena pescata.
I bagnanti, proprio come il regista, non possono fare altro che riprendere questo evento, tanto insito nella natura dell’uomo, quanto stupefacente. La svolta cinematografica di Scimone è proprio questa: non tanto seguire i tre pescatori, ma sottolineare come tutto sia filmabile e tutto sia straordinario.