Paramount Serie tv

‘Lo sceicco’ la recensione della serie tv Paramount

Una serie basata sulla vera storia dell’operaio Volker Ecker

Published

on

Lo sceicco è una serie tv del 2022 creata da Dani Levy e diretta da quest’ultimo assieme a Johannes Naber.

Attualmente fruibile su Paramount+, la serie è una produzione della coppia Uwe Schott (responsabile della X-Filme Creative Pool) / Genia Krassnig.

Tra i principali interpreti della serie Paramount figurano Björn Meyer, Petra Schmidt-Schaller, Sylvester Groth, Philippe Graber e Carol Schuler.

La trama della serie tv Lo sceicco

Ringo Babbels (Björn Meyer) è un lavoratore precario e analfabeta dotato di grandi doti affabulatorie, che sbarca il lunario falsificando principalmente le firme dei calciatori.

Un fortuito e imprevisto incontro notturno lo riporterà indietro con la memoria di ben cinque anni, costringendolo a cercare centomila euro da consegnare il giorno seguente a due malfamati tossicodipendenti di Francoforte. La faccenda per Ringo si fa seria, e il rischio è quello di vedere coinvolti nell’illecito anche sua moglie Carla (Petra Schmidt-Schaller) e i due figli.

Ed è a questo punto che le sue grandi doti di bugiardo gli consentiranno di trasformarsi occasionalmente in un ricco sceicco qatariota, venuto in Svizzera per investire i suoi miliardi (e salvare dai casini la sua famiglia).

Based on real lies

Uno dei meccanismi principali delle serie tv può essere definito “circolarità”: è la dichiarata volontà di far tornare i conti, dando vita a uno storytelling dove una sola vicenda diventa il cardine di tante altre storie secondarie, che inevitabilmente ritornano e finiscono con l’avere pesanti conseguenze sugli accadimenti primari. Si arriverà così, gradualmente, a un punto in cui ogni matassa viene (deve essere) completamente districata.

Tuttavia, quella de Lo sceicco è una circolarità bugiarda e mistificata, basata su vicende che seguono coordinate fragili e superflue. Si parla di plot-twists e di intrecci che ci incanalano lungo una serie di vicoli ciechi e stradine secondarie slegate, spesso d’intralcio per la trama principale. C’è una forte volontà di condensazione, che porta a rivolgimenti e conclusioni fin troppo affrettati, poco credibili, e che lasciano i personaggi rinchiusi nella loro staticità morale: l’intera serie si mostra come una breve e vuota parentesi d’intrattenimento.

La portata viziosa e mortifera delle bugie (che dovrebbe costituire il tema principale del lavoro) finisce ben presto per essere messa da parte con soluzioni pretestuose, che rendono la stessa vicenda dello sceicco qatariota marginale e paratattica rispetto a tutte le altre.

Un problema grosso come… un bisonte

Guardando il suddetto lavoro, viene spontaneo farsi mille domande. Ma ce n’è una in particolare sulla quale vale la pena soffermarsi attentamente: come mai Ringo è riuscito con estrema facilità a indossare (e incarnare) le vesti di uno sceicco qatariota, riuscendo a non destare sospetti per molto tempo?

Gli errori commessi dallo stesso artefice di questa “burla” sono stati parecchi ed evidenti, ma, nonostante tutto, la sua falsa identità è stata accolta dai potenti con il più farsesco e ributtante atteggiamento di idolatria: Ringo era diventato per chiunque gli orbitasse attorno una speranza, una risorsa irrinunciabile da sfruttare incondizionatamente. Il fascino e il potere esercitati da questo Dio minore hanno scalzato qualsiasi presupposto razionale e inquinato la solidità economica di un’intera nazione.

Per quasi tutta la serie è sembrato vi fosse già una retorica, una prassi etica e deontologica atta a permettere una simile mistificazione. Le rigorose e impeccabili strutture burocratiche della Svizzera hanno concesso che una simile truffa non incontrasse ostacoli, garantendo al paese e ai suoi rappresentanti più illustri una figuraccia senza rimedi. Ciò che la serie tv Lo sceicco fa emergere in maniera prorompente è una debolezza sovrastrutturale, culturale, che, se adeguatamente sfruttata, apre delle vie d’accesso ignote e pericolose, capaci di recare danni inimmaginabili a chiunque.

Per questo, seguendo alcuni dei principali segnali forniti dalla serie, ben sintetizzati dalla stravagante e quasi fantomatica icona di un solitario bisonte europeo, bisognerebbe riflettere attentamente sul nostro iter professionale e quotidiano: un ritmo circadiano basato su azioni e parole fin troppo codificate, aggravate da secoli di menzogne e crudeltà, oltreché da liturgie e strutture votate a un principio a noi del tutto estraneo. In fondo, la vicenda dello sceicco Ringo non è altro che l’ultima bugia raccontata da un essere umano per tenere in pugno i più deboli.

In conclusione, vale la pena porsi un’altra domanda: è possibile rimodellare la nostra sovrastruttura culturale senza dover rinunciare alle solide strutture che la materializzano? Oppure il cambiamento dev’essere totale e fondativo?

Il trailer della serie tv Lo sceicco

Exit mobile version