Sam & Kate è il primo lungometraggio scritto e diretto da Darren Le Gallo, presentato in anteprima mondiale all’Austin Film Festival nel 2022. Si tratta di una dramedy americana con Dustin e Jake Hoffman, che anche nel film vestono i panni di padre e figlio, alle prese con nuovi amori in età differenti dell’esistenza. Sissy Spacek (Oscar per Coal Mine’s Daughter) e Schuyler Fisk interpretano, invece, i ruoli femminili di Tina e Kate, anche loro madre e figlia nella vita e nel film.
Prodotto da Vertical Entertainment, la pellicola vede come produttrice esecutiva l’attrice premio Oscar Amy Adams, moglie del regista.
Sam (Jake Hoffman): capelli ricci, testa fra le nuvole e stile stravagante. Lavora in una fabbrica di cioccolato e si prende cura di suo padre Bill (Dustin Hoffman) scontroso e con il cuore malandato. Camminando per la città, Sam è attirato da una graziosa libreria. Decide di entrare ed incontra Kate (Schuyler Fisk), la giovane e affascinante proprietaria. Tra i due c’è intesa, ma la ragazza non accetta le sue avances e i due si congedano.
Anche Kate si prende cura di sua madre Tina (Sissy Spacek), una donna genuina dotata di un’energia contagiosa. Tina vive da sola e soffre della sindrome dell’accumulo compulsivo. La sua casa è ricolma di oggetti e costituisce un rifugio bandito persino a sua figlia. Tina e Bill si incontrano per caso fuori la chiesa che i quattro frequentano e decidono di fare una cena insieme. Tra le coppie nasce una scintilla.
Tuttavia, Kate rimane enigmatica, ha un passato che tiene ben custodito e, pur essendo una cantante, non svela la sua voce.
Questo tessuto di rapporti sanguigni e amorosi cela drammi destinati a sgretolarsi lungo l’arco narrativo del film.
Ciascuno sceglie l’altro come custode della sua solitudine
Quando si pensa alla “vera” America, ecco che gli elementi ambientali di Sam & Kate appaiono nitidi e senza smalto. La prima prova registica di Darren Le Gallo è incentrata su una storia “acqua e sapone”, con un gusto stilistico dal sapore delle rom-com americane come immortalate da una polaroid e velate di tristezza. La fotografia di Robert Yeoman, che ha curato quasi tutti i film di Wes Anderson, è un regalo alla pellicola dal valore inestimabile. Il merito di Yeoman in Sam & Kate è quello di restituire allo spettatore non americano quella sensazione di estraneità dalla cornice ambientale e al contempo farla percepire così familiare.
“Ciascuno sceglie l’altro come custode della sua solitudine”, scrive il poeta Rilke. Quattro cuori solitari si incontrano vicendevolmente per un guasto d’auto, figli e genitori soli in una cittadina con una sola strada principale, e tutta periferia. Bill e Tina fronteggiano l’ultima età, quella della vecchiaia, fanno i conti con la perdita, i rimpianti ed un misto di cinismo (Bill) e dolcezza (Tina) che li rende irrimediabilmente complementari. Sam è un giovane con un grande talento artistico, disegna in maniera incredibile da quand’era bambino, eppure non ha ambizioni. Conduce, inoltre, una vita socialmente timida, totalmente impegnata a suppportare suo padre, con cui ha un rapporto solidissimo ma frizzante.
Non può che inciampiare nella luminosissima malinconia di Kate, che continua a fuggire da questo amore voluto dalle stelle. Quello che unisce le due coppie, il primo amore per Sam e Kate e l’ultimo per Bill e Tina, è il disegno della serendipità, con la sua magia e il suo fluttuare operato dal caso. La scelta del casting contribuisce significativamente a rendere questo nodo più veritiero. I due genitori-figli lo sono anche nella vita fuori dal cinema e questo conferisce naturalezza alle interpretazioni.
Sam & Kate è un film indipendente che ricorda le primissime opere di Richard Linklater o l’aria dei lungometraggi di Noah Baumbach e Mike Mills, ma con una connotazione identitaria ancora da sviluppare.
Sam & Kate, conclusioni
I malinconici si troveranno a proprio agio con la pellicola. L’atmosfera generale del film mantiene bene questo andamento misto triste e gioioso. Eppure il tratteggio dei protagonisti non favorisce appieno il processo di immedesimazione incoraggiato dalla regia e desiderato dallo spettatore. Gli archetipi su cui si sviluppa la cifra nominale di Sam e Kate sono abbozzati e residualmente “incarnati”. È per questo che la storia procede come una linea retta, senza avere picchi, cadute o scossoni emozionali che lo script fa intendere di voler scatenare, se non nel climax finale. In tal senso, la durata del film sposta l’ago della bilancia sul dramma più che sulla commedia. E ciò che non funziona risulta amplificato.
Bisogna aspettare gli ultimi trenta minuti per assistere ad un compendio sulla tenerezza, come unica vera forma di libertà rimasta. Per scoprire che è ancora possibile “mandare una cartolina alle nostre vecchie vite”, come canta Kate, mentre si accompagna al piano.
D’altro canto, l’interpretazione degli incantevoli Dustin Hoffman e Sissy Spacek vale la visione. La rappresentazione sullo schermo della terza età è come una gemma rara e l’esperienza attoriale dei due conferisce spessore ai loro personaggi, donandogli tutte le sfumature di senso che nei giovani sono meno riscontrabili.
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