Il cortometraggio è un viaggio attraverso il ripetersi delle stagioni su una spiaggia siciliana. Una spiaggia caratterizzata da deserti sconfinati e pittoresche folle estive.Nessun protagonista. Nessuna parola.Solo oggetti e l’alternarsi dei rumori di tre insolite esistenze: la dura vita di una cabina da spiaggia, l’occhio premuroso di una telecamera di sorveglianza e la tenacia di un’ottantenne spericolata.
Il tempo
L’opera si qualifica ad essere un affresco delle stagioni su uno stesso soggetto (la spiaggia), in modo da studiarlo in ogni suo aspetto. Un po’ alla maniera di Monet con ‘La Cattedrale di Rouen’ la regista inquadra un soggetto preciso per notare di volta in volta come cambiano la luce e i colori dalla sera alla mattina piuttosto che dall’inverno all’estate.
Il protagonista allora si candida ad essere il tempo, una dimensione sfuggente per definizione che però si palesa nella sua ciclicità e diventa concreto attraverso la pellicola.E allora in un film anti-narrativo per struttura l’inizio coincide specularmente alla fine con le cabine che tanto ricordano il ciclo degli essere umani su questo pianeta. Non è la fine ma un nuovo inizio.
Lo spazio
Non solo il tempo. Quello che colpisce del cortometraggio è che le cose sembrano cambiare anche a seconda della prospettiva da cui le si guarda. E così vediamo inquadrature ricavate da diverse angolazioni: le immagini di una telecamera di servizio si mescolano a dronate in picchiata fino a tuffarsi sott’acqua, giocando con lo scarto tra spazi reali e gli spazi immaginati della messinscena.
Il suono e i rumori scandiscono i tempi e descrivono alla perfezione l’atmosfera e tutto l’amore per il luogo della regista. Un amore dichiarato per le piccole cose: il metal detector, le cabine, le onde, una signora che fa jogging fuori stagione, gli animali, i giochi dei bambini e il clima sembrano tutte essere in armonia gli uni con gli altri, tutti sullo stesso piano dove sentirsi comunità.
Sui sentieri del cinema di Franco Piavoli, in particolare film come ‘Voci nel Tempo’, Giulia Di Maggio non vuole trascendere il reale, cerca di leggerlo per capirlo e mostrarlo. Un cinema totale che si tramanda senza narratore, lirico e realista, che si esprime nel quotidiano.
Insomma un corto che scalda il cuore, che ci invita a guardare le cose con un nuovo sguardo, una prospettiva differente. Una volta ancora.
Di seguito il link al trailer del documentario:
Una volta ancora
Anno: 2022
Durata: 18'
Genere: Documentario etnografico/ sociale
Nazionalita: Italiana
Regia: Giulia Di Maggio
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