Il film si concentra su Sahra, interpretata da Ayça Aysin Turan,una brillante donna in carriera a cui piace avere il controllo di ciò che le sta attorno, eDeniz, interpretato da Ekin Koç, ombroso e riservato fotografo che prova un forte rancore nei confronti di Sahra. Pur conoscendosi dall’infanzia, infatti, i due non si sopportano. Le nonnine impiccione faranno tuttavia di tutto per aiutare a far scoccare la scintilla tra i nipoti.
L’ennesima trama piatta costruita sull’attrazione di poli opposti. Solitamente volta a un pubblico teen, “Voglio crederci” parla di due protagonisti tra i 25 e i 30 anni, creando la versione turca di After per i giovani adulti. Normalizzare e promuovere relazioni in cui il litigio è all’ordine del giorno, oltre a non essere di esempio per i più giovani, viene qui preso come atteggiamento simpatico. “Litigherete e farete pace, litigherete e farete pace, e poi sarà tutto come prima”: dice il migliore amico di Deniz.
Un amore paradossale
I personaggi principali risultano antipatici e la dubbia recitazione rende difficile empatizzare con loro. Sahra è dipinta come donna indipendente e dedita al lavoro, ma risulta arrogante e sfacciata. Deniz dovrebbe essere tenebroso e affascinante, ma finisce per essere un volto senza emozioni. Espressioni esagerate e teatrali non permettono allo spettatore di calarsi nel patto di finzione, dando l’impressione di essere davanti a un teatrino di adulti. Purtroppo, nemmeno l’alchimia tra i due innamorati rende più tenera la situazione. I momenti che dovrebbero essere romantici sono talmente immotivati da suscitare imbarazzo nel pubblico.
Il passaggio dall’odio all’amore è così improvviso da risultare paradossale: un minuto prima Sahra e Deniz si insultano, un minuto dopo passeggiano mano nella mano.
Qualche dubbio tecnico
Anche regia e montaggio presentano delle mancanze. Il film, di fatti, già dalla prima sequenza di Sahra in auto, è un po’ fastidioso da guardare a causa di un fitto montaggio troppo veloce. Descrivere un’azione breve, come una donna alla guida o un dialogo tra due persone, con molteplici inquadrature diverse dello stesso soggetto, quasi la camera stesse facendo una serie di foto girando intorno al personaggio, non è una scelta vincente. Alcuni shots, poi, hanno durata troppo breve per costruire uno storytelling fluido. Talvolta, un’inquadratura costruita bene si rivela più efficace di tante discrete. Una ripresa col drone un po’ traballante e alcune clip dal grading diverso nella stessa scena confermano alcune lacune tecniche di post produzione.
In conclusione…
Voglio crederci, diretto da Evren Karabiyik Günaydin e Murat Saraçoğlu, è una commedia di cui si sa già tutto dai primi due minuti. Ma almeno le nonnine sono simpatiche.
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